Indubbiamente è così! Il riconfermato Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (foto) ha messo una bella pezza rispetto alla confusione della politica nazionale. Non è stato un bel vedere quello che i media hanno fatto scorrere nelle immagini la settimana addietro rispetto alla elezione della massima carica dello Stato italiano. L’azionista di maggioranza nella scelta del suddetto, il PD, è praticamente imploso in mille rivoli, mille anime, ciascuna delle quali con proprie idee e soprattutto con differenti scelte rispetto alla segreteria nazionale rea di aver già fallito nella conduzione delle trattative per l’incarico di governo.
Ancora una volta si è visto un centrosinistra collocato con i suoi massimi organi statutari lontano dalla base, la stessa che da tempo chiede una svolta ai suoi dirigenti accusati di voler navigare a vista in un mare dove bisogna capirlo una volta per tutte le difficoltà non vengono dal berlusconismo propriamente detto, che per altro ha avuto almeno la colpa di non saper utilizzare la schiacciante maggioranza ottenuta lo scorso turno elettorale in parlamento per varare provvedimenti anti-crisi non deleteri al benessere collettivo, ma dalla incapacità di intercettare il malcontento popolare, si proprio questo è l’aggettivo consono a Rosy Bindi & Co., che combattuto con le giuste proposte, ossia quello di uno stato sociale che guarda alla prospettiva di crescita del domani coniugato con la risoluzione delle problematiche attuali, impellenti, scottanti ma sicuramente non molto più gravi di altri periodi della storia repubblicana dal dopoguerra ad oggi.
Il sentimento popolare di massimo distacco dalla classe dirigente, colpevole di non saper valutare pienamente il malcontento generale perché impegnata in mille beghe di potere, degenerato con gesti irresponsabili e dai quali ogni cittadino libero deve prendere le logiche distanze esprimendo considerazioni di condanna massima ed univoca come quello accaduto sulla piazza antistante il Quirinale l’altro giorno, devono essere di sprone al cambiamento di rotta alla quale si deve affidare la nostra classe dirigente nazionale, che deve essere in grado di creare uno stato più flessibile, si meno elefantiaco, contemporaneo, in grado di essere ancora una volta capace di ricordarsi che la nostra benamata Italia è pur sempre la settima potenza mondiale e che bisogna smetterla di prendere ordini da fuori confine, bensì occorre saper determinare le politiche sovrane sia interne che esterne.
I dati di questi giorni sono allarmanti, la disoccupazione giovanile è arrivata al 38,4%, ed in città, a Molfetta si rispecchiano le vicende nazionali. Alto si è levato il grido della Caritas Diocesana locale, le mense sono sempre più affollate dai cosiddetti nuovi poveri, quelle persone cioè che si sono imbattute in lavori precari (a termine), o provenienti da aziende piccole e medie che essendo in crisi di liquidità hanno dovuto dichiarare forfait. Casi gravi e scottanti si sono verificati anche da noi nel corso degli ultimi dodici mesi. I candidati alla poltrona di Sindaco farebbero bene a sfidarsi lanciando proposte fattive in questo senso, affinché i suicidi di imprenditori, il patologico distacco dalla realtà di operai ed impiegati, il correre in ordine sparso e confuso dei giovani non abbiano più ad esistere, in virtù di una seria programmazione della crescita del territorio, della presenza di enti ed istituzioni in grado di contribuire allo sviluppo di quel welfare che oggi è sempre più assente, della valorizzazione seria e coordinata di conoscenze, professionalità, che se oggi disperse e quindi singolarmente destinate alla sconfitta sociale, domani, se ben assemblate, potrebbero creare valore aggiunto ad un territorio che invia continuamente segnali di guerra a chi la crescita vuole soffocarla.
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