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I giovani e la Costituzione: il progetto dell'AC di Molfetta e dell'Associazione Avvocati
06 marzo 2012

MOLFETTA - In questo particolare momento storico, politico e culturale è sempre più dilagante la disaffezione dei giovani verso il senso civico, la cultura, la politica e l'identità nazionale. Di qui l'esigenza, sempre più sentita, di provare a contrastare questo angusto panorama.  
Nasce così il progetto dell'Azione Cattolica di Molfetta che, in collaborazione con Associazione Avvocati di Molfetta, ha pensato di promuovere un percorso sulla legalità che tenti di avvicinare i più giovani alla coscienza civica. «Giovani di AC, matti da LegaLe» è il nome del progetto e proprio la Costituzione è il tema centrale del primo dei tre incontri «Giovani di sana e robusta Costituzione», tenutosi alla Parrocchia delle Madonna della Pace. Fine ultimo quello di sensibilizzare i più giovani verso una maggiore conoscenza e consapevolezza del valore e dell'importanza della Carta Costituzionale, nel suo significato più intrinseco. All’incontro hanno partecipato giovani e giovanissimi di AC, impegnati nella sfera sociale e politica molfettese.
Attraverso l'inquadramento storico della Carta Costituzionale e l'interpretazione di alcuni articoli della stessa, è stata stimolata la partecipazione attiva dei giovani presenti. Il primo ad intervenire è stato Davide De Candia che, nell'inquadrare il complesso periodo storico in cui si è allocata la nascita della Carta, ha poi illustrato tutte le tappe percorse dall'Assemblea Costituente che redasse la Costituzione, accompagnandola nella dura “scalata” verso l'approvazione, nel dicembre del 1947 (entrata in vigore nel gennaio del 1948).
Dopo questa premessa, sono stati scelti 5 articoli della Costituzione da sottoporre all'attenzione della giovane platea presente. Uguaglianza, studio e lavoro, religione e libertà di pensiero, famiglia e pace i temi trattati. Innovativa e costruttiva l'idea di suddividere i ragazzi in 5 gruppi, affidando a ciascuno il compito di esaminare uno dei 5 temi per elaborare un loro personale pensiero.
Il riscontro è stato particolarmente positivo: ciascun gruppo ha fornito una pregevolissima interpretazione della norma e del relativo “diritto costituzionalmente garantito”, dimostrando grande sensibilità e profondità. Ciascun articolo è stato infine letto, interpretato e diffusamente spiegato.
Con Davide De Candia è intervenuta, come relatrice, anche la giovane Maria Mangiatordi, assessore nel Comune di Terlizzi e impegnata sul territorio a livello sociale e politico. Ha contribuito a dar valore all'incontro anche lo stesso don Angelo Mazzola, parroco della chiesa Madonna della Pace.
Bellissimo, infine, il modo scelto per concludere l'incontro. La visione del video riguardante il noto discorso tenuto nel 1950 al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola nazionale ADSN dal celebre Piero Calamandrei, illustre uomo politico del passato, processualcivilista, scrittore e membro onorato dell'Assemblea Costituente che lavorò, dopo il fascismo, alla redazione della Costituzione.
Un discorso dal valore inestimabile intriso di un'etica politica, sociale e civica che tutti, giovani e adulti, dovrebbero far propria. Un pensiero che stimola una riflessione profonda in ognuno di noi. Un sermone di vita che ricorda il vero senso dell'identità e della dignità nazionale, della solidarietà, della libertà, diritti e principi tanto lottati, tanto desiderati e finalmente consacrati nel più grande e storico “presidio cartaceo” che la nostra Italia abbia mai avuto: la Costituzione.
«La Costituzione è un pezzo di carta [...] perché si muova bisogna ogni giorno metterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, le proprie responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla Costituzione è l'indifferenza alla politica, che è una malattia dei giovani - recita l'illustre P. Calamandrei -. La Costituzione, vedete, è l'affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E' la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. Quindi voi giovani alla Costituzione dovete dare il vostro spirito..farla vivere..metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, parte di un tutto».
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Erika Cormio
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Viviamo in un paese “svuotato” della democrazia, nonostante la “sana” Costituzione? Partitocrazia, burocrazia, tecnocrazia, gruppi di pressione sono altrettante manifestazioni della tendenza della democrazia a trasformarsi in una “poliarchia”, cioè un regime i cui protagonisti non sono più i cittadini come tali, attraverso le proprie organizzazioni, ma i gruppi di potere (politico, economico, burocratico), in contrasto o in accordo tra di loro, al di fuori delle regole della democrazia. La degenerazione estrema si ha quando i gruppi anzidetti vengono cementati in legami criminali con organizzazioni a delinquere vere e proprie, che operano nella dimensione dello stato. Esiste una grande criminalità organizzata che necessita di agganci e protezione nelle sfere del potere politico. Per questo, le infiltrazioni, le influenze, le connivenze con la politica sono tutt'altro che escluse. Basti pensare alla mafia e alla camorra, operanti spesso con la protezione politica e sovente gratificando partiti o esponenti di partito con parte dei loro illeciti ed enormi guadagni. Quando questo intreccio si stringe, si ha la creazione di un vero e proprio “stato nello stato”. Lo stato democratico viene sostituito nel suo interno da un potere diverso, capace di dominio sulla gente attraverso la forza dell'intimidazione e della violenza. Per questo, la lotta contro la grande criminalità organizzata (i cosiddetti contropoteri) è un'esigenza non solo di legalità ma anche, e oggi soprattutto, di difesa dello stato democratico. Contro le minacce - interne ed esterne - alla convivenza democratica non c'è altro mezzo per reagire che la democrazia stessa, cioè il rafforzamento delle sue istituzioni, il loro sostegno da parte della gente che in esse si riconosce, l'applicazione rigorosa delle leggi conformi ai suoi valori, la diffusione delle sue ragioni e della “cultura” democratica. La democrazia – come del resto qualsiasi regime – non ha altri strumenti per difendersi che quelli che sono propri. In ogni regime politico c'è una logica profonda che non può essere contraddetta. La democrazia – sia pure allo scopo di difendersi – non può adottare metodi e strumenti antidemocratici: se così facesse, sarebbe già perduta. (G. Z.)

Ai giovani diciamo anche…………..Ci sono altre forme di potere, non necessariamente antagoniste, ma più spesso intrecciate, che sono molto diverse tra loro ma tuttavia si prestano ad una comune trattazione, in quanto tutte discorsive delle regole della democrazia. Nel nostro paese, in questo paese, ha preso potere la “partitocrazia”, ossia i partiti sono diventati da strumenti di aggregazione e organizzazione di domande dei cittadini, in macchine di potere. Lo stato ha perduto ogni autonomia nei confronti dei partiti ed è diventato il terreno della loro conquista o della loro occupazione, il luogo dove essi possono prosperare, lo strumento attraverso il quale possono agire. Le attività pubbliche sono cessate di essere tali e diventate attività dei partiti che hanno occupato lo stato. L'imparzialità delle funzioni pubbliche hanno ceduto il posto all'interesse di partito. I cittadini, da uomini liberi, si trasformano in clienti dei partiti. Così si assiste a questa paradossale situazione: mai forse come in questo momento coesistono il più radicale disprezzo verso i partiti e la loro più estesa ramificazione nella società. Inoltre, mai come ora c'è una dissociazione tra gli ideali proclamati sulla carta dei singoli partiti e gli interessi reali dei loro sostenitori; mai come ora i partiti di governo sono litigiosi tra loro per assicurarsi il massimo di presenza nello stato, fatto letteralmente a brandelli da questa concorrenza spietata, sleale, pur tra “alleati”. La cinica massima “il potere logora chi non ce l'ha” non è solo una battuta di spirito ma esprime questa realtà profonda della partitocrazia: i partiti sono tanto più forti in quanto gestiscono potere e tanto più potere gestiscono tanto più divengono forti (e l'inverso vale per i partiti che, dall'opposizione, non partecipano). Secondo i principi della democrazia il potere dovrebbe progressivamente logorare i governanti, a vantaggio della opposizioni, favorendo la sostituzione dei primi con le seconde e quindi l'alternanza al potere. Secondo la nuova regola della partitocrazia, invece, il potere alimenta se stesso: guai dunque esserne privati anche solo per un momento, poiché si rischia di sparire per sempre. Altre forme di potere nemiche della democrazia: la burocrazia, la tecnocrazia, le lobbies (to lobby significa frequentare i corridoi del parlamento per influenzarne i membri) o gruppi di pressione che operano dal di fuori dei partiti politici per controllarne l'opera e ottenere così provvedimenti (leggi, iniziative amministrative, ecc.) a loro più favorevoli . Sappiamo come tutto questo vige in Italia da anni e che ci sta (stava?) portando verso il “FALLIMENTO”!!!!!
Vivere in società è un nostro destino e un nostro compito. E' un destino, perché siamo nati in società e non potremmo liberarci di essa. Uscirne e far parte per noi stessi può sembrarci talora un'idea promettente, quando ci scoraggiano la pesantezza e le difficoltà dei rapporti con gli altri. Ma è una utopia, poiché la società ci afferra in mille modi e in ogni momento. Non importa se l'uomo e la donna siano per natura animali sociali, come dicevano gli antichi, oppure se si uniscano tra loro per reciproca utilità, come dicono i moderni. Sappiamo comunque con certezza che non c'è vita individuale fuori dalla società e che dappertutto al mondo le esistenze degli uomini e delle donne si uniscono durevolmente le une alle altre, formando società più o meno vaste e più o meno giuste, con legami più o meno intensi e costrittivi. Nessuno di noi potrà allora farsi estraneo alla società in cui gli è toccato di vivere e ai suoi problemi, né potrà dire: non mi riguarda. La fuga in un mondo puramente individuale può essere l'illusione di un momento, non la realtà della nostra vita. Vivere in società è anche un nostro compito, un compito attivo e cosciente. Tra tutti gli esseri viventi che formano una società, solo agli uomini spetta il privilegio, che è anche un terribile fardello, della libertà. Essi sono (o possono rendersi) liberi di fronte alla società del loro tempo: possono difenderla e consolidarla, come fanno i conservatori; combattersi per trasformarla fino a metterla sottosopra, come fanno i riformatori e i rivoluzionari; perfino limitarsi a subirla apaticamente, come fanno gli ignavi. La vita sociale dipende quindi anche da quanto gli uomini avranno o non avranno fatto per migliorarla, renderla più giusta, più umana, più degna di essere vissuta. Perché nessuno può rendersi estraneo alla società di cui è parte, su tutti grava la responsabilità dell'uso che ciascuno avrà fatto della sua libertà. E' una responsabilità difficile da sopportare per gli uomini di questo XX secolo. I mezzi di cui dispongono possono consentire grandi successi nel miglioramento della società in cui vivono, ma possono portare, al contrario, verso la riduzione o l'eliminazione delle possibilità stesse della vita. Le capacità umane, nel bene e nel male, non sono mai state tanto grandi; i rischi della libertà mai così terribili. L'uomo che si è fatto così straordinariamente potente deve prendere straordinariamente sul serio il suo compito di vivere in società. (Gustavo Zagrebelsky)
Finiamola una volta per tutte e per sempre dire e affermare che i "giovani si disaffezionano verso il senso civico, la cultura, la politica e l'identità nazionale". Troppo facile scaricare le responsabilità (sappiamo bene quali e dove sono) sulle giovani generazioni già afflitte da gravosi problemi esistenziali. Il problema è prettamente “CULTURALE”, una cultura avallata e imposta non certo da giovani, ma da personaggi non più giovani, legati e attaccati al potere a fine di profitti personali, familiari, di casta, di lobby politiche, e alla conservazione di privilegi lobbystici. Alle nuove generazioni, e non a tutti, si può solo rimproverare di essere caduti nella trappola del post-modernismo e del consumismo sfrenato, dell'apparire: un problema sempre esistito nella nostra cultura, adattandosi sempre al momento storico culturale. Chi ha governato questo “bel paese” dal dopoguerra in poi, i giovani o i “vecchi” educati e consolidati nei partiti politici, frenando e opponendosi all'avanzamento giovanile, facendo leva sempre sulla mancanza di esperienza e continuando a vivacchiare sul “gattopardismo italico”? Mai come in questo nostro martoriato tempo e periodo storico, c'è una presa di coscienza giovanile ai problemi sociali, culturali, politici, esistenziali. Si fa sempre leva su di una minoranza scalmanata di imbecilli, deficienti, i quali inquinano quelle che sono le vere aspirazioni giovanili; si ha l'impressione che queste anomalie sociali, fanno da scudo all'immobilismo politico e culturale di coloro i quali dovrebbe essere i primi a rispettare le leggi costituzionali, invece………. I giovani tutti, necessitano di esempi comportamentali esemplari, per acquisire quella che è la cultura umana e civile, non di parole vuote e senza senso. Quali esempi e messaggi vengono da quei personaggi eletti alla difesa del bene comune? Esibizionismo, arroganza, privilegi sempre maggiori manifesti e manifestati in questi ultimi trent'anni, il degrado politico-amministrativo ha fatto si che molti, non tutti giovani e non giovani, si siano disaffezionati dalla politica, invece di capire le nuove problematiche di una società in rapido cambiamento e con nuovi valori in un mondo diverso e non accettato dalle vecchie ideologie . Cosa sono state le nostre due Camere istituzionale e costituzionali in questi ultimi trent'anni, cosa si è fatto,quali problemi sono stati discussi e affrontati? Comportamenti meschini, volgarità da “case chiuse”, ruberie varie, acquisizione di privilegi a discapito degli onesti e della meritocrazia, personaggi equivoci, sporchi, indegni di occupare posizioni governative e amministrative, additati come esempio, come valori da seguire, spazzatura maleodorante in cui molti giovani, attratti dal successo immediato, si sono rispecchiati, anche con l'appoggio e il consenso di molti mass-media, vedi un certo giornalismo e una certa televisione. Questa è stata l'Italia in questi ultimi anni, un'Italia abbandonata e distratta, drogata e narcotizzata, vilipesa e calpestata, tradita nei suoi valori, quei valori ancora vivi e palpitanti nella maggior parte dei giovani, valori dove ancora la dignità, l'onestà, l'altruismo, il vivere civile, la fratellanza, la solidarietà, sono l'anima della vita. Chi dice e afferma il contrario, è un falso e bugiardo sapendo di esserlo. Una certa politica è fallita, l'affidarsi a un “governo tecnico” ne è la dimostrazione, così come una certa cultura, la cultura dell'egoismo non propensa alla condotta morale, lo sfrenato consumismo e l'apparire, dispiace dirlo, anche certi principi religiosi vanno rivisti, rivisitati e discussi. Spetta ai giovani, alle nuove generazioni affrontare e risolvere le nuove problematiche dell'esistenza umana, coniugando non IO, ma NOI: questo i giovani hanno dimostrato di saperlo fare, non sordi allo spirito di fratellanza che si basa sull'accettazione della reciproca responsabilità, sulla mutua buona volontà, sulla comprensione, sulla fiducia, sulla solidarietà, confrontandosi con la Storia, quella Storia che non è scritta da nessuna parte, perché la STORIA è un compito umano, un compito di tutti NOI.

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