Guglielmo Minervini e le ragioni della sconfitta del centro-sinistra
INTERVENTO
Caro direttore,
spero tu voglia dare spazio a qualche considerazione che mi è venuta di fare spontaneamente dopo aver letto l'articolo di Lella Salvemini relativo alle tesi di Guglielmo Minervini sulle ragioni della sconfitta del centrosinistra. Dal testo non si desume con chiarezza a quale particolare sconfitta si riferisca G. inervini: suppongo che egli metta insieme la fine anticipata del suo secondo mandato, l'insuccesso delle candidature al Parlamento e la sconfitta alle recenti comunali.
Io non farei di tutta l'erba un fascio, giacché se si vogliono capire fino in fondo le ragioni dell'insuccesso, sarebbe opportuno distinguere, poiché ciascuno di questi tre momenti ha delle peculiarità proprie, pur nell'ambito del comune denominatore dell'indebolimento e della perdita di consensi del centrosinistra. Dovendo stare alle affermazioni riportate nell'articolo, confesso che sono rimasto profondamente stupito.
Se non ho capito male, il teorema di G.Minervini è il seguente: Molfetta è da sempre una città moderata, miracolosamente il centrosinistra ha vinto nel '94, ha scambiato il miracolo per realtà, ha perciò rinunciato a “contaminarsi” per colpa dei “puristi”, ergo la sconfitta (o le sconfitte). Questo teorema, a mio parere, fa acqua da tutte le parti. In primo luogo, ammesso pure che Molfetta sia ab aeterno una città moderata, resta da spiegare perché tanti cittadini moderati nel '94 votarono per il centrosinistra, senza che il centrosinistra avesse bisogno di contaminarsi, anzi ottenendo questi consensi su un programma abbastanza radicale: fu il famoso “libretto verde” il “contratto” del centrosinistra con la città, e forse è il caso di rileggerlo per rinfrescarsi la memoria.
In secondo luogo, non è affatto vero che non ci siano state “contaminazioni” e aperture: per non farla troppo lunga, cito soltanto il fatto che poco dopo il primo insediamento, quando cominciò a venir meno qualche pezzo, il “movimento”, dimostrando sufficiente realismo politico, quasi all'unanimità accettò l'ingresso in maggioranza del gruppo Visaggio (mi esprimo così per semplificare), che durante la campagna elettorale aveva militato dall'altra parte.
Ma è proprio qui la ragione maggiore del mio stupore. Si consideri la vicenda del secondo mandato: come si fa a dire che bisognava preoccuparsi di aprire alla rappresentanza politica di altri settori cittadini, che era necessario “contaminarsi”, se poi non si era in grado di tenere legata una parte consistente della maggioranza, che aveva sottoscritto lo stesso programma politico-amministrativo? Su quali basi bisognava “contaminarsi” e con chi, visto che non si è mai saputo, al di là di sporadiche affermazioni moralistiche, perché un terzo della maggioranza ha fatto di tutto per mandare a casa anticipatamente il sindaco?
In terzo luogo, la questione dei “puristi”. Chi siano costoro è difficile dire: quelli che a un certo punto non hanno più condiviso le scelte di G.Minervini sono andati via, quelli che sono rimasti non gli hanno impedito di fare scelte, mediazioni e aperture, di cui la vicenda De Sario è noto emblema.
Che G. Minervini tenti di allontanare da sé le responsabilità delle sconfitte, è fatto legittimo, ma che voglia attribuirle a volatili fantasmi è indice di quanto si sia ancora lontani da una spregiudicata analisi che possa consentire al centrosinistra (meglio, a una sua parte) di capire in che cosa abbia effettivamente sbagliato, se, per esempio, per aver “mediato” poco o, invece, per aver “mediato” troppo (parlando sempre in astratto, perché bisognerebbe dire con chi, perché, su che cosa ecc.).
Se le cose stanno così, devo concludere, parafrasando Lella Salvemini, che non può bastare. Oltretutto, stando sempre al resoconto dell'articolo, appare evidente nel ragionamento dell'ex sindaco la mancanza di una seria prospettiva politica e di un progetto convincente per il futuro, se egli veramente ritiene che l'attuale maggioranza al governo della città non faccia altro che portare a compimento le scelte del centrosinistra, tanto da potersi definire “un altro centrosinistra”.
Io non so se il contenuto di questa valutazione possa essere ascritta a merito della precedente coalizione o a demerito dell'attuale, certo non contribuisce al necessario chiarimento, dal momento che i due schieramenti risultano, così, appiattiti su un unico e indistinto contesto politico-amministrativo. Quanto queste affermazioni siano politicamente opportune, lo lascio decidere a te.
Ma neppure questo è vero. Potresti immaginarti un'amministrazione che non porti avanti, per esempio, un piano di zona 167? Del resto tutti sanno che ogni amministrazione lavora sempre in continuità con quella che l'ha preceduta, a prescindere dal colore politico; è accaduto allo stesso G.Minervini. Solo per questo, l'attuale maggioranza deve considerarsi di centrosinistra? Se G.Minervini se ne vuole persuadere, legga i criteri adottati per l'assegnazione dei suoli alle cooperative e la regolamentazione dell'ammissibilità dei soci. Voi lo avete già denunciato, ma all'ex sindaco pare sia sfuggito. So già che mi si darà dello sciocco fomentatore di tardive e controproducenti polemiche, ma tant'è. Ti saluto cordialmente.
Arcangelo Ficco