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Gaetano Salvemini conferenze e discorsi in Europa Dalla documentazione custodita nell’Archivio centrale dello Stato
15 novembre 2024

Nell’agosto 1925 Gaetano Salvemini si rifugiò in Francia per effetto dell’amnistia per i reati politici concessa col R.D. n. 1277/1925 (1). Per quanto consta, da allora e fino al 1935, tenne conferenze e/o discorsi non solo in Francia ma altresì in Inghilterra, Scozia e Svizzera (intervallati da viaggi in America) come si desume dalla documentazione custodita nell’Archivio centrale dello Stato (2). Un primo discorso a Londra può farsi risalire verso la fine dell’aprile 1926 quando, alla Union of democratic control (Gruppo britannico di pressione pacifista, n.d.r.), avrebbe attaccato violentemente la politica del Governo Nazionale come si desume dalla lettera in data 1 maggio 1926 del Ministero dell’Interno all’Ambasciata d’Italia a Londra “con preghiera di compiacersi favorire informazioni al riguardo, inviando possibilmente anche il resoconto del discorso”. Dopo qualche tempo Salvemini era all’Università di Manchester. Qui il 4 ottobre 1926 teneva la prima di una serie di sei letture su “I Comuni Italiani nel tredicesimo secolo con speciale riguardo a Firenze”. Al riguardo l’Agente Consolare Fontana così scriveva a BIANCONI, Regio Console Generale di Liverpool: “(…) Per l’occasione, l’elemento liberale – radico – socialista di Manchester aveva cercato di preparare il terreno perché la conferenza fornisse una buona scusa per una manifestazione anti-fascista. Il “Manchester Guardian” aveva pubblicato uno speciale articolo sul prof. Salvemini mentre il forte gruppo dei professori universitari di tendenze radico-socialiste, con alla testa il prof. Neal e il prof. Hereford, erano già d’accordo che la prima lettura del prof. Salvemini abbandonasse i limiti accademici per rivestire un carattere di protesta contro il regime fascista. L’intervento del prof. Rebora (cattedra d’Italiano) e del prof. Conwdey (latino) nonché di altri membri influenti del Senato dell’Università ha fatto sì che il ciclo delle conferenze fosse ricondotto al suo usuale carattere scolastico. Tanto per il retroscena generale di queste conferenze. In particolare, poi, la prima lettura di lunedì scorso (4 ottobre, n.d.r.) non ha sortito successo alcuno. Non solo pochissime erano le persone presenti ma fu fatta senza “chairman” (presidente della conferenza, n.d.r.), ciò che è molto contrario all’uso seguito in Inghilterra, e terminò senza voto di ringraziamento. Durante la conferenza nessun accenno fu fatto alla politica. A ciò deve essere aggiunto che non fu mandato nessun invito ai reporter dei diversi giornali della città, per modo che la conferenza passò completamente inosservata, senza neppure il minimo resoconto sul “Manchester Guardian” che, in certo modo, ne era stato il sostenitore” Il rapporto era inoltrato dal Console al Ministero degli Affari Esteri che, a sua volta, in data 6 novembre, informava il Ministero dell’Interno e allegava la seguente nota del medesimo diplomatico sullo stesso argomento: “L’attività del prof. Salvemini in questo Paese, da me sempre attentamente seguita nei suoi sviluppi culturali e politici, è diventata oggetto della più stretta vigilanza dal momento in cui conobbi la prossima venuta dello stesso signore all’Università di Manchester. Infatti, circa quindici giorni fa, mi veniva riferito che il Salvemini era stato invitato a tenere in quell’Università sei conferenze dal titolo “I Comuni italiani nel tredicesimo secolo con particolare riguardo a Firenze”. Da tale corso l’elemento liberale laborista di quella città voleva trarre grata occasione per inscenare una serie di manifestazioni di simpatia al conferenziere e di critica alla politica italiana. Conosciuto il programma fu mia cura dare al R. Agente Consolare in Manchester le opportune istruzioni allo scopo di neutralizzare, con mezzi prudenti ma efficaci, la propaganda avversaria. In particolare io avevo raccomandato di usare l’influenza del professore d’italiano in quella Università sia per togliere alla conferenza l’apparato esteriore di cui lo si voleva decorare sia per impedire quelle manifestazioni – come banchetti e discorsi – da cui si voleva prendere occasione per scopo ben evidente. (….) La nostra azione ha sortito l’effetto sperato e voluto. Anzi, a quanto ho potuto dedurre da manifestazioni verbali e dallo stesso indebolito tono del “Manchester Guardian”, sembra che il tono delle esposizioni di quel massimo rappresentate di opinioni liberali si vada mitigando al nostro riguardo, almeno per tale occasione”. L’anno seguente, previa segnalazione di “New Scotland Yard”, l’Ambasciatore Italiano a Londra informava il Ministero degli Affari Esteri (e, p.c., il Ministero dell’Interno) che la sera del 14 luglio 1927 il Professor Salvemini aveva tenuto a Londra – ad Archer Street, n. 12 – una conferenza (dal titolo “What is Fascismo”, n.d.r.) “in occasione di una riunione organizzata dagli anti-fascisti qui residenti per salutare la pubblicazione dell’organo anti-fascista “La libertà”. Precisava, al riguardo, l’Ambasciatore che “la conferenza fallì completamente al suo intento, essendo intervenuti alla stessa solo una dozzina di persone. Questa circostanza indusse il conferenziere e gli organizzatori della riunione a ritirarsi dalla grande sala destinata alla conferenza in un locale più piccolo, in altro piano. Non sono in grado di riferire quanto il Salvemini ebbe a dire nella sua conferenza, i miei informatori non avendo potuto avvicinarsi al locale nel quale parlò il conferenziere mentre tutto era predisposto per il caso che Salvemini avesse parlato nella grande sala”. Trascorsi pochi mesi, il nostro concittadino era a Oxford e il giorno 8 novembre 1927 partecipava a una riunione organizzata in favore degli “Italian Refugees” (profughi italiani). Il rapporto del Console Generale a Londra – inviato al Ministero degli Affari Esteri e da questi “girato” al Ministero dell’Interno – precisava che “alla riunione intervennero non più di trenta persone e che per conseguenza anche il risultato finanziario fu assai meschino”. Una studentessa, che bene conosceva l’Italia, aveva protestato “altamente” contro le menzogne del Salvemini ma era stata fatta tacere col pretesto che la riunione non aveva carattere politico. Due giorni dopo, il 10 novembre 1927, per incarico del “The City of Birmingham Commercial College”, Salvemini teneva una conferenza a Birmingham sul tema “Italy - to day”. Del contenuto di essa rinvio al mio l’articolo in corso di pubblicazione in questo mensile. Nello stesso mese, da un anonimo appunto si ha notizia - riferita dal R. Ambasciatore a Londra - di una conferenza in programma il 24 e 25 novembre 1927 alla Central Hall di Londra “avente il compito di discutere sui pericoli di una nuova guerra. Parlerà anche Salvemini”. Mancano, però, notizie al riguardo. A metà dicembre Salvemini era in Scozia. Con telespresso datato 14 gennaio 1928 il Ministero degli Affari Esteri riferisce al Ministero dell’Interno che Salvemini “(…) il 12 dicembre 1927 ha tenuto un discorso al “Liberal Club” di Edinburgh in tono molto moderato. Quindi egli ha tenuto una conferenza in Glasgow (dove era ospite di George Aitken, Segretario della Sezione dell’“Union Democratic Control Association”, n.d.r..), in una sala di ordine secondario, alla presenza di circa 90 persone, per quanto fosse stata annunziata pubblicamente sotto gli auspici della “Union” socialista. I nostri connazionali, però, si sono astenuti dall’ andarvi. La conferenza aveva il titolo “Il Fascismo e la sua politica Estera”; invece, di politica estera, egli non ha parlato affatto ma ha speso l’intera ora per dimostrare che non era vero che il Fascismo ha salvato l’Italia economicamente e politicamente. Alla fine, dagli intervenuti sono state fatte al Salvemini alcune domande imbarazzanti poiché egli era caduto in parecchie contraddizioni”. In Edinburgh, dal 5 al 10 gennaio 1928, Salvemini – come a Manchester nell’ottobre 1926 – teneva all’“Old College” un corso di sei conferenze, a ingresso gratuito per gli studenti e a pagamento per le altre persone, sulla “Storia italiana dei Comuni Italiani del 13° secolo”. Gli fu imposto, però, di non parlare in quella occasione del Duce e del Fascismo. Era prevista, in appresso, una conferenza a Dundee quale ospite della locale “Fabian Society”: di essa, però, non si hanno ragguagli. Un telespresso del Ministero degli Affari Esteri in data 26 aprile 1928 riferisce di una conferenza antifascista nel “Catholic Citizens Parliament” (Londra?) della sig.ra Barbara Barclay Carter - dal titolo “Le Fascisme, as a theory and system of Governement accettable to Catholics” - alla quale assisteva, tra gli altri, il SALVEMINI descritto come un “(…) ex membro del Partito Popolare Cattolico Italiano (!), martire per il suo ideale per cui sofferse (!) prigione ed esilio. Mi viene riferito che, in seguito alle recenti numerose espulsioni di italiani eseguite dallo “Home Office” (istituzione quasi esclusivamente relegata ai settori del lavoro, n.d.r.) per contravvenzioni alle leggi del Club, gli elementi antifascisti, nel timore che tali misure possano essere adottate anche nei loro riguardi, quali agitatori politici, tengono le loro riunioni nel più gran segreto”. * Per completezza sembra opportuno far cenno di una minuta (in copia) inviata dall’Ambasciatore a Londra al Ministero Affari Esteri – su indicazione dell’Ambasciata d’Italia a Londra: “I giornali odierni pubblicano un breve resoconto della prima seduta della Conferenza Internazionale (oppure Congresso, n.d.r.) dei Giovani Liberali che ha avuto luogo ieri 11 nov. 1930 (non è precisato dove, n.d.r.). Ad essa era annunciata la partecipazione di Vincenzo Nitti e gli altri c.d. giovani liberali italiani che non hanno invece preso parte alla prima seduta né partecipato alle successive. La loro assenza è giustificata da una lettera del Salvemini contenente la seguente frase pubblicata dal TIMES: “ Nitti non può venire alla conferenza, né gli altri lo possono, a causa delle conseguenze dei recenti arresti operati in Italia”. Ad illuminare il testo della lettera del Salvemini è sorto a parlare il noto antifascista Crespi, il quale si è soprattutto diffuso ad esporre le “terribili torture” alle quali il Fascismo sottoporrebbe i suoi prigionieri politici. A queste torture il Crespi ha attribuito la morte (!) del prof. Bortolo Belotti che sarebbe avvenuta quattro giorni fa in una prigione fascista ! (…)”. * * * In Svizzera erano previste due conferenze che, però, non ebbero luogo. Un trafiletto del quotidiano napoletano “Mezzogiorno” pubblicava, con servizio speciale, la notizia della mancata conferenza apolitica del fuoruscito Gaetano Salvemini, fissata per il 17 gennaio 1929, alla Scuola Ticinese di Cultura Italiana in Basilea. Si legge che: “Inutile dire che il Salvemini aveva immediatamente aderito all’invito senonchè il Direttore della Scuola, Francesco Chiesa, ha opposto un energico rifiuto e, a giustificazione del suo atto, egli ha scritto una lettera ad un giornale antifascista che l’aveva attaccato nella quale, tra l’altro, è detto: “E’ verissimo che, sollecitato a invitare il professore Gaetano Salvemini perché tenesse una conferenza sotto gli auspici della “Scuola Ticinese di cultura italiana”, ho risposto con un deciso rifiuto e che, invece, il senatore Gentile e la signora Margherita Sarfatti (critica d’arte a lungo legata a Mussolini, n.d.r.), dietro mio invito, sono venuti a tenere le conferenze che tutti sanno. Ho invitato Giovanni Gentile non perché sia l’esponente di un partito ma perché è uno dei più autorevoli rappresentanti del moderno pensiero italiano”. L’articoletto così prosegue: “(…) Francesco Chiesa dice, poi, che si è rifiutato di invitare Salvemini perché si tratta di una persona la quale vive fuori della Patria ed ha assunto un atteggiamento di aperta rivolta di fronte al Governo del suo Paese; Governo che, indipendentemente da ogni consenso o dissenso dottrinario, rappresenta per noi l’Italia. Infine ha detto che ha fatto ciò d’accordo con le Autorità Federali le quali, in ambedue i casi di Gentile e di Salvemini, furono in proposito anticipatamente interrogate”. Da un comunicato in data 31 gennaio 1929 del Ministero dell’Interno al Ministero degli Affari Esteri, si apprende che: “(…) malgrado il divieto di entrata sul territorio della Confederazione, pronunciato contro di lui dal Consiglio Federale Svizzero, il prof. Gaetano Salvemini ha l’intenzione di venire in Svizzera il giorno 31 marzo 1929 per tenere una conferenza a Ginevra, in seno alla sezione ginevrina della concentrazione antifascista. Il Salvemini verrebbe in treno fino a Savoia e da qui sarebbe poi condotto in automobile a Ginevra E’ noto che passando dalla Savoia in Svizzera, sia per il valico di Ferney- Voltaire, come per la via del lago Evian, Losanna, nessuno chiede le carte d’identità, soprattutto nelle giornate festive dove il traffico è intenso. Il Salvemini ripartirebbe immediatamente dopo aver tenuto la conferenza, sempre in automobile fino al territorio francese. La conferenza è organizzata da Chiostergi, Monti Dozzio, Prof. Gorli e compagnia e avverrà nell’appartamento di uno di questi individui. Può darsi, però, che sia tenuta nella pensione “Racine” dove abita l’avv. Egidio Reali, noto antifascista repubblicano”. Un anonimo appunto del 17 dicembre 1929 rappresenta, inoltre, che “Il fuoruscito Salvemini verrà prossimamente nel Ticino dove terrà una conferenza all’Istituto di Cultura “Romeo Manzoni”. Elementi antifascisti si preparano a riceverlo con entusiasmo. Abbiamo sentito dire che terrà una conferenza anche alla Loggia Massonica di Lugano”. * * * In Francia, infine, sono documentati appena due interventi: a) il primo, avvenuto il 13 marzo 1928 a Parigi, per conto del gruppo “Giovanni Amendola”, riguardava la conferenza svoltasi nella sala R-Trétaigne-7, come si legge in un telegramma “per corriere” dell’Ambasciata d’Italia a Parigi trasmesso sia al Ministero dell’Interno (in risposta a richiesta del 9.2.1928) sia, p.c., al Ministero Affari Esteri. Mancano, però, particolari circa l’argomento, le presenze, l’andamento dell’incontro, ecc.; b) di rilievo, invece, a distanza di tempo, il discorso in francese – pubblicato il 17 luglio 1935 dal quotidiano parigino “L’Ordre” – dal titolo “Le libertà e la dittatura. La critica dello Stato totalitario russo” pronunciato a Parigi, in occasione del “Congrès International des Ecrivains pour la Défense de la Culture” svoltosi, dal 21 al 25 giugno 1935, sul tema “La difesa della cultura” (3).
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(1) V. Gaetano SALVEMINI: presenze e dimore in Francia in QUINDICI MOLFETTA – n. 12/ 2023, pag. 26 ss. (2) AcS, Casellario Politico Centrale, busta 4551. (3) V. Gaetano SALVEMINI: la libertà e la dittatura in QUINDICI MOLFETTA – n. 9/ 2024, pag. 20 ss.

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