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Francesco Padre, ritorna l'ipotesi bomba Il perito della famiglia Pansini esclude esplosioni interne al peschereccio affondato nel '94 e restano aperte più possibilità: mina vagante, bomba nelle reti, o ritorsione dei montenegrini
08 dicembre 2010

TRANI – La famiglia del Comandante Giuseppe Pansini, Capitano morto con l’equipaggio del peschereccio molfettese “Francesco Padre” affondato il 4 novembre del ’94 a 20 miglia dalle coste del Montenegro, vuole fare chiarezza su quel tragico episodio.
Il consulente di parte civile, l’ingegnere navale Giuseppe Mastropierro, in un ora di colloqui con il procuratore della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo, e con il pm, Giuseppe Maralfa, documenti alla mano ha illustrato la sua tesi sulle cause dell’incidente.
Secondo il perito, che all’epoca della tragedia faceva parte della commissione d’inchiesta della direzione marittima di Bari e già allora convinto di questa ricostruzione, non c’è stata alcuna esplosione all’interno dell’imbarcazione, come ventilato nella prima inchiesta.
Da 10 mesi è in corso una nuova indagine tesa a mettere la parola fine a una vicenda che costò la vita al Capitano Pansini e ai 4 membri dell’equipaggio: Saverio Gadaleta, Francesco Zaza, Mario De Nicolo e Luigi De Giglio.  In sostanza il consulente di parte civile esclude che l’affondamento sia stato causato dallo scoppio di materiale esplosivo che il “Francesco Padre” avrebbe trasportato illecitamente per consegnarlo ai montenegrini in cambio di permesso di pesca nelle loro acque territoriali, allora interessate dal conflitto della ex Jugoslavia.
Questa tesi non fu convalidata dalla commissione d’inchiesta che limito a registrarla.
Durante i colloqui con i due magistrati l’ingegnere ha simulato l’affondamento con un modellino del motopesca e con l’ausilio di immagini da lui custodite.
Soltanto con il recupero del relitto si potranno avere quegli elementi indispensabili tali da escludere le altre ipotesi non ancora scartate: un siluro lanciato da uno dei mezzi impegnati in quel periodo in manovre Nato in una zona come detto prossima a un teatro di guerra.
Allo stesso modo non è ancora possibile escludere nemmeno la vendetta dei montenegrini per il rifiuto del Comandante di pagare tangenti in cambio di permessi di pesca dallo stesso denunciati. Infine non è da scartare ancora che una bomba di profondità sia finita nelle reti o che l’imbarcazione abbia urtato inavvertitamente una mina galleggiante. Nella perizia di Mastropierro si parlerebbe di una esplosione esterna di una bomba rivestita da materiale plastico.

Autore: Q
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