MOLFETTA - Disfagea (difficoltà nel deglutire), starnuti, nausea, vomito e dolori addominali. Pochi casi i di occhi rossi, tosse e malessere generalizzato. Questi alcuni dei sintomi che nell’ultima settimana avrebbero colpito alcuni bagnanti (e non) molfettesi entrati a contatto con l’alga tossica. Anche se non si esclude che questi tipo sintomi possano essere stati provocati da sostanze tossiche nell’acqua, come metalli o agenti biotici.
È probabile che il gran caldo e l’assenza di correnti perturbanti alla fine di luglio abbiano favorito la proliferazione dell’alga tossica, mentre il maltempo di questi giorni ha di sicuro facilitato l’inalazione delle tossine (palitossina) o dei frammenti di alghe, senza dimenticare l’intossicazione anche per via alimentare (la tossina può accumularsi nei prodotti ittici o essere ingerita durante una nuotata).
Tra i suggerimenti terapeutici, il lavaggio vigoroso con acqua e sapone, seguito da strofinamento con alcool per massaggi e dall'applicazione di idrocortisone 1% due volte al giorno. Tuttavia, i sintomi dovrebbero dissolversi in 24/48 ore.
Già da tempo la Procura di Trani ha aperto un'indagine per identificare le cause dei disturbi, che probabilmente sono riconducibili all’inquinamento marino. Ad esempio, non è più un mistero che lo scarico dei liquami non trattati a Torre Calderina e il disperdersi di agenti chimici dai numerosi residui bellici disseminati sui fondali vicino Molfetta abbiano non solo depauperato il patrimonio naturalismo marino, ma soprattutto infestato le acque con gravi conseguenze per le persone.
Del resto, non sarà un caso che proprio nel bacino delle tre cale locali e su alcuni tratti di litorale molfettese in determinate giornate di caldo alcuni bagnanti abbiano intravisto in controluce a pelo d’acqua uno strano strato oleoso, come se fosse stata poggiata una patina opaca. Forse sarebbe opportuno eseguire ulteriori controlli.
Lo scorso luglio la Procura di Trani ha illustrato i primi risultati dell'inchiesta. Secondo gli investigatori il fenomeno dell’alga tossica non si può arrestare, ma solo tamponare. Eppure, secondo i dati forniti dall’ARPA Puglia, il tratto di costa Trani-Molfetta sarebbe pulito e balneabile. Dati stranamente in discordanza con quelli della Procura di Trani, ma soprattutto con le sintomatologie riscontrate quotidianamente e con la realtà di alcune criticità locali, come quella dello scarico dei liquami a Torre Calderina.
Di sicuro, è necessario verificare le metodiche di prelievo dei campioni di acqua perché l’alga tossica è presente, non è una fisima o una fantasia. A questa, poi, si aggiungono altri elementi inquinanti, come fosforo e azoto, prodotti in particolare dagli scarichi a mare abusivi (soprattutto nella zona di Boccadoro tra Barletta e Trani) e dal cattivo funzionamento dei depuratori.
Dunque, attenzione all’alga tossica. Alcuni segni caratteristici per riconoscerne la presenza: formazione di schiuma in superficie, presenza di materiale gelatinoso in sospensione, opalescenza dell’acqua, formazione di una pellicola bruna e membranosa sott’acqua.
Lo stesso Ministero della Salute ha definito alcune linee guida per ridurre i possibili effetti dannosi da contatto con microalghe tossiche. Innanzitutto, la pulizia della battigia per impedire l'accumulo di macroalghe: a Molfetta le operazioni di pulizia procedono molto lentamente e le alghe già rimosse sono state depositate a Cala san Giacomo, incrementando il degrado ambientale dell’area. Infatti, la presenza di alghe decomposte sulla battigia (come alla Prima Cala, che è anche stazione di campionamento ARPA) può limitare la qualità e deteriorare la salubrità dell'aerosol marino per l'azione meccanica del mare.
Inoltre, sarebbe opportuno che le autorità competenti intensifichino i controlli sulla raccolta di prodotti ittici commestibili, mentre coloro che sono affetti da disturbi respiratori dovrebbero subito allontanarsi dalla spiaggia nel caso avvertano lacrimazione agli occhi, irritazione alle vie respiratorie o altri disturbi. Insomma, nessun inutile allarmismo, ma è necessaria una maggiore attenzione al fenomeno da parte del Comune di Molfetta e degli organi competenti (Asm, Asl, ARPA). In particolare, da parte degli stessi bagnanti nella scelta della zona di balneazione.
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