Emergenza scolastica: troppi studenti e poche aule
Scuole in affanno per mancanza di aule: a sentirlo sembra un problema vecchio quanto la nostra città, cui docenti e studenti, molfettesi e non, sono ormai rassegnati. Eppure non dovrebbe essere così: l'apprendimento è prima di tutto un diritto e va garantito e non ostacolato. Nelle scuole superiori molfettesi, invece, gli ostacoli non sono pochi: doppi turni, lezioni pomeridiane, masse di studenti che si attardano sui marciapiedi in attesa dell'ultimo autobus dalla giornata. Questi alcuni dei disagi sofferti da studenti e docenti, che rendono difficoltoso il lavoro quotidiano di entrambi.
La maggiore emergenza sembra quella dell'Istituto Professionale “Mons. A. Bello”, nel quale gli iscritti superano il numero delle aule a disposizione. L'istituto avrebbe bisogno di almeno altre 9 aule: fino ad ora, quattro classi sono state collocate, secondo delibera della Provincia, in alcuni ambienti appartenenti al Magistrale, cui i ragazzi accedono attraverso una scala secondaria, quella d'emergenza. La cosa ha causato non pochi scontri con il corpo insegnanti del Magistrale che, a ragion del vero, non si è dimostrato molto comprensivo nei confronti di chi soffre non pochi disagi per poter lavorare. Le altre cinque classi erano state sistemate in alcuni locali della Scuola elementare pre-fabbricata, fino a quando, al termine dello scorso anno scolastico, la sede centrale della scuola elementare ha dovuto effettuare alcuni lavori di ristrutturazione e ha chiesto al professionale che le aule concesse venissero riconsegnate. I lavori, a dispetto delle previsioni, si stanno prolungando e non è nemmeno certo che la scuola potrà restituire i cinque ambienti della pre-fabbricata agli studenti del “Mons. A. Bello”. Di qui la necessità per il professionale di compensare sistemare queste cinque classi in esubero attraverso doppi turni che mettono a dura prova la resistenza degli studenti i quali, tra l'altro, hanno mostrato gran maturità e capacità d'adattamento.
La Provincia, consapevole del problema, si è mobilitata. La soluzione, però, coinvolge altre scuole, quasi con un sistema a domino. L'idea sarebbe quella di creare un accordo tra Comune e Provincia che permetta di liberare alcuni locali dell'Apicella, ora utilizzati dal Ginnasio. Quindi, si dovrebbe spostare la biblioteca e il planetario del Liceo Classico negli ambienti lasciati liberi dallo spostamento della biblioteca comunale, collocare le quattro classi del Ginnasio, attualmente all'Apicella nelle aule del Classico liberate e lasciare gli ambienti dell'Apicella agli studenti del professionale. Si risolverebbe così anche il vecchio problema dell'accorpamento tra classi ginnasiali e liceali, la cui unione è da tempo richiesta.
Per la realizzazione di tutto questo il 28 ottobre la Provincia ha convocato il Comune ma, a causa della crisi amministrativa in corso, il sindaco non si è presentato. Il problema rimane così in sospeso, in attesa che la situazione politica interna alla città si risolva.
Attualmente, un'altra ala dell'Apicella è stata assegnata agli studenti dell'Alberghiero, i quali hanno dovuto lasciare la loro sede in seguito ai lavori di smantellamento del tetto in amianto. I lavori, cominciati ad ottobre, dovrebbero terminare entro febbraio e permettere il rientro di studenti e docenti costretti, anche loro, ai doppi turni. Sempre per febbraio è prevista la sistemazione di trenta ambienti dell'Apicella, che verranno assegnati agli studenti dell'Alberghiero che, sempre per mancanza di aule nella sede centrale, sono ora presso la sede della ex-scuola media Kolbe.
Previsti, poi per la fine di questo o del prossimo anno solare la sistemazione definitiva del sistema di riscaldamento del Liceo Scientifico, da anni carente, e la resa dell'auditorium a struttura agibile. La Provincia ha anche stanziato circa due milioni e mezzo di euro per lavori di messa a norma dell'ITC, del Liceo Classico, dell'Alberghiero, secondo quanto affermato dal consigliere provinciale di Rifondazione Comunista, Antonello Zaza.
Insomma i problemi ci sono e non pochi ma sembra, a detta degli stessi docenti e presidi dei vari istituti, che la Provincia stia cercando quanto meno di affrontarli, soprattutto dal momento che da questo dipende la qualità della formazione dei giovani, la più importante risorsa della nostra città.
Giovanna Bellifemine