Passa veloce e denso il pomeriggio che fa di Antonio Azzollini, per la seconda volta, il sindaco di Molfetta. E' distante la lunga attesa, quell'essere appesi per tempo interminabile a notizie frammentarie e incoerenti di due settimane prima: questa volta, per il ballottaggio contro Mino Salvemini, tutto accade in fretta, con una velocità tale, tra dubbi e certezze, che renderebbe quasi impossibile provare emozioni. Quasi. Perché se il rapido accavallarsi di notizie sempre più incoraggianti, che arrivano al comitato elettorale, impedisce al passato e futuro sindaco Azzollini che il cuore abbia il tempo di raccontare al cervello un altalenarsi di emozioni che sarebbe troppo breve, all'osservatore attento è impossibile non notare quando, in che momento, per lui finisce la diplomazia e si spalanca la sicumera, la convinzione di avercela fatta, questa volta sì. LA TENSIONE SI TAGLIA A FETTE Si inizia ancora nella penombra, e, se possibile, Azzollini è ancora più teso di quattordici giorni prima. C'è ambiguità nei numeri, c'è un astensionismo, rispetto alla prima tornata, forse imprevisto, sicuramente è impossibile prevedere con certezza di quale dei due candidati farà il gioco. Stavolta il senatore è in piedi, non si siederà mai. Scambiamo con lui le primissime battute, ed è evidente che, questa volta, Azzollini si terrà alla larga dall'insidia dei proclami che a un certo punto, nel corso dello scrutinio del primo turno, si susseguivano nelle sue dichiarazioni di metà pomeriggio, poi traditi da una manciata di voti. Oggi eviterà il pericolo di sbilanciarsi troppo prematuramente: se perché non ne avrà il tempo, se perché non ne avrà voglia, rimarrà un mistero. Ciò che è poco misterioso è il valore dei numeri che arrivano al comitato: sono ancora acerbi, ma parlano chiaro. Con gli scrutini iniziati da poco più di quarantacinque minuti, Azzollini è avanti di venti, cinquanta, addirittura un centinaio di voti, in un paio di sezioni. AUMENTA LA FORBICE Il senatore esce dal buio, non solo letteralmente: inizia a girare per la sala, il volume della voce aumenta, ma rimane cauto. I primi sostenitori si fanno sentire, lui: “Stiamo calmi. E' presto”. Certe scorie rimangono. Passa pochissimo e la forbice aumenta, Azzollini sta prendendo il largo, definitivamente. Primi boati. Ci rifacciamo sotto e facciamo capire al divertito senatore che, adesso sì, qualcosa deve proprio dircela: “Sono ottimista, c'è una notevole quantità di voti scrutinati e siamo in vantaggio in tutte le zone della città e questo fa molto ben sperare”, risponde. Quando lo interroghiamo ancora su una previsione dei tempi in cui potrà essere certo di essere il nuovo sindaco, la risposta è rischiosa, e sorprendente: “Non manca molto, tra pochi minuti potremo essere certi”. Iniziano ad arrivare al comitato i primi uomini della sua squadra: Lele Sgherza, Annamaria Brattoli, Sebastiano Gadaleta e Pietro Mastropasqua, che nella elezione di Azzollini alla poltrona di Palazzo Giovene, si gioca il suo posto da consigliere. E' quando siamo fuori per comunicare alla redazione di Quindici istappate le prime bottiglie: la percentuale proiettata sulla parete dà il candidato sindaco di centrodestra avanti col 57%, quando le sezioni scrutinate sono 50 su 58. Antonio Azzollini è irraggiungibile. ESPLODE LA GIOIA Ci sono i primi abbracci, si forma una calca e il senatore è costretto ad uscire sulla strada: anche qui però viene travolto dalla gente, da amici di vecchia data e da amici d'occasione. Le altre otto sezioni sono solo una formalità, e si susseguono senza sosta gli auguri e i complimenti. Le ultime auto che riescono a far breccia nella folla che occupa anche la strada salutano con un clacson. Facciamo breccia con fatica tra la gente anche noi, ma il gioco vale la candela (e qualche livido), perché, tra un paio di tentativi falliti, la prima dichiarazione del nuovo vecchio Sindaco di Molfetta è per Quindici: “Sono molto felice. Oggi è un gran giorno. Era una battaglia tutta incentrata su di me,contro di me. Non è stata una cosa bellissima, però la cosa bella è che la città ha risposto al mio messaggio e sono molto contento”. Ha i lucciconi, e non è per i fumogeni che verranno accesi di lì a poco: gli chiediamo, quasi pleonasticamente, se è commosso. “Beh, sì, devo ammettere che sono commosso. Oggi è una giornata storica per Molfetta. Abbiamo fatto una cosa storica e sono convinto che da domani continueremo a fare il bene della città”. Qualcuno gli regala un santino, non elettorale, ma religioso. Le elezioni, decisamente, sono finite. Si sparge voce che alle 18 il neo sindaco terrà il suo discorso al termine del corteo. UN CORTEO FESTOSO OCCUPA LA CITTA' Corso Margherita resta bloccato per qualche minuto, così come le sue traverse. Azzollini, mentre i più giovani srotolano le bandiere e organizzano il corteo che li porterà a piazza Municipio, si lascia definitivamente andare. “Abbiamo fatto pulizia” lo si sente dire. Non da lui certamente, ma da alcune delle bocche del suo staff, non escono soltanto fiori, ma nel clima generale di festa passa inosservato: accadrà invece di peggio lungo la discesa di Corso Umberto I, dove le macchine dei nostri fotografi inquadrano gesti infelici dai quali il Sindaco dovrà celermente dissociarsi. Il corteo procede di buona lena e di buon umore, tra cori da sciopero di liceali: quasi non si vede l'ora di raggiungere il palchetto dal quale Azzollini dirà le prime parole ufficiali alla città, in una cornice fanciullesca molto politically correct. Anche questa è l'occasione per festeggiare ma al contempo togliersi qualche sassolino dalla scarpa: è più di un mese che le cose vanno di pari passo, per il Senatore, che da alcune cose è evidentemente rimasto punto nel vivo. Certe scorie rimangono. “Mi auguro che oggi abbiamo capito che il trasformismo, il passare da una parte all'altra, non pagano più. Con me ha vinto una squadra di persone leali, pulite, per bene, capaci di stare unite nei momenti di difficoltà. Ringrazio queste donne e questi uomini, che erano con me dall' inizio, quando gli altri avevano vinto, si diceva”. Come a dire, grazie a chi c'è, tanti saluti a chi non c'è. COMIZIO IMPROVVISATO Azzollini parla per qualche minuto, tra gli applausi della folla che riempie la piazza, e chiude con una battuta su quello che poteva essere il tallone d'Achille della sua campagna elettorale, quel doppio mandato sindaco-senatore, quello sdoppiarsi tra Roma e Molfetta. Se la cava con l'ironia: “Purtroppo domani non ci sarò, sarò a Roma, da cui manco da tre mesi. Posso almeno andare a farmi vedere”? Va dato atto ad Azzollini della capacità dialettica di aver trasformato spesso i propri punti deboli in punti di forza, come quando, al termine del discorso, con altrettanta (auto?) ironia sul quel “pasteggiare sulla città”, “mangiarsi la città” che è stato il leit motiv della campagna elettorale da ambo le parti, addenta un altro protagonista mediatico della giornata, il farcitissimo panino alla Nutella dalla pasta lunga. Di che pasta sarà il nuovo governo della città, sarà il domani a dirlo. E' già domani.
Autore: Vincenzo Azzollini