Costruiamo insieme sentieri che portano alla pace
Tutti possono essere artigiani di pace… è stato il messaggio consegnato da don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, durante la Marcia diocesana della Pace che ha concluso un mese di riflessioni sul tema della non violenza e della pace che hanno animato la Chiesa locale nello scorso mese. Solitamente l’iniziativa viene realizzata dall’Azione Cattolica che, annualmente, l’ultima domenica di gennaio promuove la marcia cittadina. Da quest’anno, però, la manifestazione ha assunto valenza diocesana per volontà del nostro Vescovo Mons. Cornacchia. L’intento è stato quello di prolungare l’esperienza vissuta a Capodanno 2016, in occasione della Marcia Nazionale promossa da Pax Christi e realizzata a Molfetta e, al tempo stesso, celebrare il cinquantesimo anniversario dell’istituzione della giornata mondiale della pace, istituita da Papa Paolo VI nel 1967. L’iniziativa, sulla quale è costantemente aleggiata la figura e il pensiero di don Tonino Bello, è stata articolata in tre momenti. La marcia ha preso il via con l’introduzione, che si è tenuta nella chiesa San Giuseppe, scelta perché legata all’attività educativa e non violenta di don Bosco. Don Gianni Fiorentino ha letto la prima parte del messaggio che Papa Francesco ha diffuso per la giornata mondiale della pace 2017, sul tema “La nonviolenza: stile di una politica per la pace”, nel quale – tra l’altro – si legge: «... Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali ». Molto intense le testimonianze di giovani che “sperimentano la speranza”. Primo fra tutti il giovane profugo afgano Hashim. In patria studiava ingegneria geotermica ma a 25 anni ha dovuto abbandonare tutto per mettere in salvo la propria vita: «Non è facile – ha affermato - lasciare la propria terra, la propria terra, la propria famiglia sapendo di non poter più tornare…». Ha raggiunto il nord Europa ma non ha ottenuto subito il permesso di soggiorno. Finalmente è arrivato in Italia, a Bari dove ha «conosciuto tante belle persone, tante belle associazioni» e dove ha ripreso gli studi , questa volta in ingegneria gestionale. «Mi piace molto l’ILatalia – ha proseguito – e gli Italiani. Perché siete ricchi, ricchi della ricchezza della condivisione. Ogni Paese ha due cose: pane e bellezza. E voi condividete queste cose». Poi è stata la volta di Vincenzo, membro della cooperativa “Sant’Agostino” di Andria, che si occupa della gestione di terreni confiscati alla mafia. Nata per aiutare i giovani, la cooperativa gestisce una masseria confiscata con dei terreni, in cui coltivano grano pregiato come il Senatore Cappelli, e – con la collaborazione della Caritas – un forno “antico”, di quelli ormai scomparsi nelle nostre città, che dà lavoro anche alcuni adulti. Tra canti, riflessioni e preghiere si è poi snodata la marcia che ha percorso le strade cittadine per raggiungere la chiesa Cuore Immacolato di Maria, per il terzo momento: la veglia. Anche qui ci sono state forti e importanti testimonianze, come quella del missionario comboniano e giornalista don Giulio Albanese, che ha ricordato l’ultimo dialogo con don Tonino e il tema della “convivialità delle differenze” e ha evidenziato come «… oggi dobbiamo avere la capacità di osare, avere il coraggio di comprendere che è necessario incontrarci all’appuntamento del dare e del ricevere… Di fronte alla complessità bisognerebbe avere la capacità dialogare…, di raccogliere quelli che i tecnici informatici chiamerebbero elementi che possono formare big data, poi si potranno stabilire delle strategie di intervento… Dobbiamo metterci in testa che la violenza va smorzata alla sua origine». Don Roberto Sacco si è soffermato sul messaggio di Papa Francesco «Il Papa ci spiazza tutti dicendo La nonviolenza: stile di una politica per la pace… Stasera qui abbiamo messo un seme che germoglierà… Il futuro non può essere quello delle armi nucleari, delle spese militari, della tortura, dell’altro visto come nemico; il futuro deve essere guardare l’altro e riconoscerlo come persona, di ogni razza religione e nazionalità». Non sono mancati, dunque, i riferimenti alla situazione politica e sociale internazionale. «A noi è stato affidato un testimone ma possiamo paragonarlo a un vomero che deve tracciare nuovi solchi in cui riporre semi di speranza e di pace» ha sottolineato Mons. Cornacchia «il Vangelo ci insegna il linguaggio dell’attesa rispetto al nostro volere tutto e subito… Abbiamo voluto fare un pit stop, abbiamo voluto contarci, abbiamo voluto guardarci negli occhi. Costruiamo insieme sentieri che portano alla pace… la pace non è impossibile, è solo difficile». Sbaglierebbe chi pensasse, però, che l’iniziativa fosse rivolta solo ai credenti. Era rivolta a tutti coloro, laici e non, che credono nel valore assoluto della pace. Non a caso alla Marcia sono intervenuti il sindaco di Ruvo Pasquale Roberto Chieco, il sindaco di Terlizzi Nicola Gemmato, il sindaco di Giovinazzo Tommaso Depalma, ai quali il Vescovo ha consegnato il messaggio del Papa, e numerosi ex assessori ed ex consiglieri del Comune di Molfetta. La manifestazione si è conclusa con un momento di festa, grazie al concerto dell’orchestra “Santa Depalo”, composta dagli allievi del Liceo Scientifico di Molfetta. Al termine della serata, il bilancio non poteva che essere positivo. Siamo certi di non sbagliare nel ritenere che tutti sono tornati alle proprie case con in mente la citazione di Martin Luther King, più volte ripresa dai relatori: Non dobbiamo temere la cattiveria dei disonesti ma dobbiamo temere il silenzio dei giusti. Una esortazione all’impegno nella realtà quotidiana, a partire dalle piccole cose.
Autore: Isabella de Pinto