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Consegnati i premi Giosuè Poli e Fair play del Panathlon Molfetta a Vito Cozzoli, Luca Mazzone e ASD Polisport Dream Team
24 novembre 2024

 MOLFETTA - In sede di presentazione era stata definita interessante la conferenza del Panathlon sul tema “Sport e Salute. Dalla pratica sportiva a Parigi 2024” e, in effetti, non ha deluso le aspettative del pubblico accorso ancora una volta nella bella e accogliente Aula Magna del Seminario Vescovile di Molfetta.

Delusi, invece, il Sindaco Tommaso Minervini e il Vescovo Mons. Domenico Cornacchia che, non potendo fermarsi per precedenti impegni istituzionali, hanno potuto solo salutare il Campione Paralimpico Luca Mazzone, ma non partecipare alla conferenza e salutare anche il Prof. Avv. Vito Cozzoli, in ritardo per il traffico aereo.

Era presente invece l’Assessore Comunale al’Urbanistica, Territorio, Personale e Partecipate Avv. Sergio de Candia, socio del Club, che in rappresentanza del Sindaco Minervini ha salutato ufficialmente il Panathlon, i relatori e il pubblico.

Pubblico che, dopo la presentazione della Cerimoniere del Club Ins. Anna Vichi e l’introduzione del Presidente Avv. Pasquale de Palma, ha seguito con grande interesse gli interventi di Cozzoli e Mazzone, caratterizzati da un minimo comune denominatore: un sottile filo di emozione.

Cozzoli, dopo aver ringraziato il Presidente de Palma per l’invito, ha sottolineato che questa è la prima volta che torna a parlare di sport dopo aver concluso nell’agosto dello scorso anno il suo brillante mandato alla guida di Sport e Salute.

E’ entrato poi nel vivo della sua avvincente relazione, supportata dalla proiezione di un video e di foto sottolineando preliminarmente che nel suo mandato di Presidente e Amministratore Delegato di Sport e Salute, che è la società dello Stato chiamata a promuovere lo sport e i corretti stili di vita del nostro paese, ha sempre avuto ben chiara la doppia anima dello sport che ha un’anima industriale e un’anima sociale.

“Ho avuto la grande fortuna e il privilegio – ha detto Cozzoli - di poter organizzare i più grandi eventi sportivi del paese a livello mondiale. Questa è l’anima industriale dello sport che produce PIL, occupazione, lavoro e quindi è al servizio della crescita e dello sviluppo del nostro paese. Lo sport oggi in Italia vale 22 miliardi, dà un contributo dell’1,3% al PIL nazionale, muove 400.000 addetti, ci sono 15.000 aziende che lavorano per lo sport, ci sono 8.200 enti no profit che fanno crescere  lo sport, quasi un milione di volontari.

Parallelamente all’area industriale c’è l’anima sociale che è stato il mio principale obiettivo: il diritto allo sport. Da qualche mese lo sport è entrato nella Costituzione e ognuno di noi può vantare il diritto allo sport ai sensi dell’art.33 della Costituzione. Come Sport e Salute siamo andati oltre il diritto, perché il diritto è un principio o disposizione che non ha un immediato carattere precettivo nel concreto, invece noi abbiamo cercato di far si che questo diritto fosse esercitabile non a parole ma nei fatti. Non è stata una partenza semplice perché ho assunto l’incarico il 2.3.2020 e dopo una settimana è scoppiata la pandemia con la conseguenza di dover rivedere i miei obiettivi strategici nella consapevolezza del ruolo che lo sport può avere nella vita delle persone. Lo sport è diventato sempre più uno strumento di coesione sociale e quindi il cambiamento ha riguardato anche gli spazi nello sport. Infatti, durante la pandemia potevamo fare attività sportiva non dentro ma fuori e naturalmente è emersa una domanda di sport negli spazi aperti.

Insieme ai Comuni italiani, partendo da un piccolo Comune di mille abitanti nelle Marche per passare poi ai grandi Comuni, è stato realizzato un progetto di 600 palestre a cielo aperto nella consapevolezza che lo sport può essere uno strumento di coesione sociale e di rigenerazione urbana. Un esempio per tutti è stato il circuito mondiale dello skate, lo sport più visto alle Olimpiadi di Parigi, che si è svolto sul Colle Oppio in uno spazio rigenerato e sottratto alla delinquenza, che è stato definito l’impianto più bello del mondo.

Altro settore di intervento di Sport e Salute - ha proseguito Cozzoli -  è stata la scuola, ritenuta una inadeguata palestra di sport che dopo la famiglia è la terza agenzia educativa dei giovani. Durante il mio mandato abbiamo lanciato un programma di attività che ha visto questi numeri: da 500.000 bambini siamo passati a due milioni di bambini con 10.200 classi coinvolte e da 6 Federazioni siamo passati a 36 Federazioni coinvolte oltre al CIP. Quindi a tutti gli studenti è stata data la possibilità di partecipare e di sperimentare i benefici  non solo fisici, ma anche morali e sociali che lo sport può dare.

Un altro tema sempre di sport per tutti che mi è caro è lo sport nei quartieri disagiati in cui lo sport può diventare un momento di riscatto e abbiamo avviato in 50 città italiane un progetto per far si chè lo sport possa essere un diritto indipendentemente dal censo e dalla condizione economica. A Roma, a San Basilio abbiamo aperto una Palestra della legalità scombinando il gioco di chi spacciava droga, facendo capire che lo Stato c’è e può promuovere opportunità di cambiamento sociale e di rigenerazione urbana.

Lo sport deve essere accessibile a tutti, anche a chi ha sbagliato e non a caso oggi Sport e Salute porta lo sport in 80 istituti penitenziari. Sono andato a giocare a ping pong con i ragazzi che hanno visto lo sport come un momento di rinascita, di rispetto reciproco, di gioco di squadra e di reintegrazione nella società perché abbiamo fatto molta formazione e chi esce magari domani potrebbe anche fare l’istruttore sportivo.

Ebbene, dopo tanta attività, i risultati sono arrivati. Siamo partiti da un punto di partenza molto negativo. Eravamo il quinto paese più sedentario d’Europa. Dopo appena tre anni di lavoro con due anni di pandemia di mezzo, quindi con una certa difficoltà a fare sport, abbiamo risalito la classifica e siamo diventati l’undicesimo paese meno sedentario.

Tutto questo – ha continuato Cozzoli - non l’abbiamo fatto da soli, ma con il CIP, il CONI, gli organismi sportivi tra cui il Panathlon, uno dei 97 organismi sportivi finanziato da Sport e Salute.

Tutte le attività sono state sempre svolte di concerto con le Federazioni con l’obiettivo di creare le condizioni migliori per due risultati da conseguire: A) che ci siano più campioni, più talenti; B) che le persone facciano più sport e questo non lo si fa da soli ma deve essere opera di tutti.

Lo sport deve fare gioco di squadra affinchè le nuove generazioni vedano negli atleti come Luca un modello valoriale per un futuro migliore, per una convivenza sociale e civile migliore.

Gran parte delle mie partite – ha precisato Cozzoli - le ho viste allo Stadio Olimpico, un luogo iconico dove si sono svolte le Olimpiadi del ‘60. Ebbene, il primo giorno di Sport e Salute mi hanno portato a calpestare l’erba dello Stadio Olimpico e mi sono emozionato nel vedere lo Stadio vuoto.

Mi sono chiesto se questa emozione dovevo tenerla per me oppure se dovevo condividerla con il maggior numero possibile di persone e mi è venuta l’idea di organizzare il tour dello Stadio, un’idea già realizzata dal Barcellona che fattura annualmente 140 milioni di euro dallo stadio. E quindi ho disposto di mettere lo Stadio a disposizione della collettività, del territorio e dei giovani per avvicinarli alla pratica sportiva. I campioni sono moltiplicatori di pratica sportiva, ma anche lo Stadio in fondo è un asset non sfruttato e quindi anche lo Stadio può diventare un volano di pratica sportiva.

E chiudo con un altro Stadio perché a Molfetta abbiamo uno Stadio intitolato a mio padre Mario Saverio Cozzoli, ovviamente prima che diventassi Presidente di Sport e Salute e la mia famiglia è molto grata al Sindaco,alla Giunta e alla città che hanno riconosciuto il grande impegno di mio padre per promuovere lo sport che, con la sua anima industriale e sociale, può essere lo strumento per migliorare e far crescere la società.

Infine, so quanto fa il Panathlon per promuovere il valore del Fair Play, dello sport a scuola e dello sport e mi ritrovo con i vostri valori. Quindi, vi ringrazio per avermi dato l’opportunità di condividere un’esperienza che non è stata un’esperienza professionale ma di vita che mi ha dato tanto e che ho cercato di vivere con passione, entusiasmo e resposabilità al servizio del Paese”.

Il Presidente de Palma, dopo aver ringraziato Cozzoli per l’attività svolta alla guida di Sport e Salute ha ceduto il microfono a Luca Mazzone che, dopo aver ringraziato il Panathlon per l’accoglienza ed essersi complimentato con Cozzoli per il proficuo lavoro svolto in modo particolare nell’ambito sociale, ha iniziato a raccontare i momenti cruciali della sua vita.

“Per un biennio – ha detto Mazzone - sono stato a scuola qui a Molfetta. All’età di 19 anni ero un ragazzo prestante come tanti altri e praticavo tanti sport. Il 5 luglio del ’90 a Giovinazzo all’ultimo tuffo in mare con gli amici ho sbattuto la testa contro uno scoglio affiorante e la mia vita è cambiata: da essere un ragazzo prestante mi sono trovato nella immobilità più assoluta e non riuscivo a prendere neanche un cucchiaio con le mani per portarlo alla bocca. Ho avuto una lesione midollare a livello della sesta vertebra centrale. Grazie a Dio c’era mio gratello che mi ha salvato dall’annegamento e mi hanno portato al Pronto Soccorso di Molfetta e poi a Bari. Sono stato un anno in riabilitazione a Marsiglia in Francia dove ho seguito una terapia che è stata una salvazione e che mi ha aiutato a riacquistare tanta autosufficienza. Poi sono tornato in Italia e ho incontrato difficoltà a riprendere la vita normale, ma la famiglia mi ha aiutato nell’ambientarmi alla nuova vita. Ringrazio i miei genitori e i miei fratelli che mi hanno trattato sempre come il Luca che ero senza fare sconti e ai parenti di chi ha avuto incidenti dico di non essere troppo accondiscendenti.

E poi è arrivato lo sport che praticavo prima dell’incidente che mi faceva stare bene, in forma, prestante. Vedevo che c’era tanta carenza di impianti sportivi, mentre adesso ci sono tante opportunità di praticare sport paralimpico.

All’epoca era abbastanza oneroso e dovevo fare tutto da me. Ho iniziato con il nuoto nel ’94. C’era una Piscina a Corato, dove sono andato all’avventura con la voglia di praticare uno sport. Al Centro Diamond non sapevano cosa fare per me, ma non mi arresi e quindi chiesi di fare un corso di nuoto con le persone normali. Ci sono state tantissime difficoltà, ma l’istruttore ebbe l’intuizione geniale di farmi mettere le pinne, che sono vietate in piscina però mi consentivano di tenere su le gambe e mi aiutavano ad acquisire le basi per nuotare da solo. Nel 97 ho trovato un’associazione e un impianto sotto casa e lì è nato Luca con tanta determinazione.

Nel ’98 ono entrato in nazionale, nel 2000 la mia prima paralimpiade a Sidney e nel 2008 a Pechino si è chiusa la mia carriera nel nuoto.

All’epoca c’era molto da fare nel settore Paralimpico, adesso gli atleti entrano nelle forze armate o nelle forze dell’ordine come sportivi. Prima non avevamo questa opportunità mentre adesso un ragazzo diventa un professionista e ha uno stipendio. Nelle prime paralimpiadi dopo gli allenamenti andavo a lavorare, ero un superdilettante e non ho raggiunto nel nuoto quei traguardi che ho raggiunto nel paraciclismo perché ci sono stati i premi medaglia, simili a borse di studio, che mi hanno dato la possibilità di dedicare più tempo allo sport e agli allenamenti dalle 7 di mattina alle 8 di sera.

Nel 2011 si è aperta la mia esperienza nel paraciclismo dove ho avuto l’opportunità di allenarmi come un professionista e ho avuto tante soddisfazioni. Prima l’emozione più forte era quella di vedere il tricolore salire sul vessillo con l’inno di Mameli, adesso l’emozione più forte è stata quella di portare il tricolore insieme ad altri atleti nella Paralimpiade di Parigi.”

Conclusa la relazione di Mazzone il Presidente de Palma ha sottolineato che c’è un filo conduttore che unisce l’intervento di Cozzoli e l’esperienza di Mazzone e che questo filo continua con l’assegnazione dei premi.

Infatti, previa lettura della motivazione, il Premio Fair Play alla promozione è stato consegnato all’ASD Polisport Dream Team, societa’ di nuoto e pallanuoto leader tra le società paralimpiche nazionali e fortemente impegnata nel sociale; il Premio Fair Play alla carriera è andato al Campione Paralimpico Luca Mazzone, mentre il Premio Giosuè Poli è stato conferito a Vito Cozzoli.

 

 

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