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Concorso letterario sulla Grande guerra indetto da Fidapa ed Eredi della storia
20 ottobre 2014

MOLFETTA - La Fidapa, in collaborazione con l’Associazione Eredi della storia, in occasione del centenario della I Guerra Mondiale e partendo dai documenti dell’illustre concittadino Gen. Luigi Amato (foto), bandisce un concorso artistico-letterario rivolto agli studenti di tutte le scuole di Molfetta, per ricordare alle nuove generazioni il sacrificio degli uomini e delle donne che videro la propria vita travolta dagli eventi della Grande Guerra e per far si che gli studenti “tengano presenti le lezioni della storia” facendo prevalere con il dialogo “le ragioni della Pace”(Papa Francesco).

La premiazione avverrà il giorno 24 maggio 2015 .

 

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APPUNTI. - Dopo un timido tentativo di rimanere neutrale, l'Italia sconfessa la Triplice Alleanza ed entra in guerra contro l'Austria. Si comincia subito con sanguinose battaglie. Quali furono i motivi principali che, nel maggio del 1915, indussero il re, Salandra e il nuovo ministro degli Esteri Sidney Sonnino a gettare l'Italia nel conflitto con la dichiarazione di guerra all'Austria (non ancora alla Germania, rinviata al 1916), è problema abbastanza difficile da decifrare. Nessuno storico serio afferma più, oggi, che la guerra fu fatta solo per conquistare Trento e Trieste, tanto più che Berlino premeva insistentemente su Vienna affinchè cedesse all'Italia almeno il Trentino fino a Salorno, purchè l'Italia conservasse lo stato di Paese neutrale. Perfino il Parlamento avrebbe voluto mantenere sine die lo stato di neutralità. Tuttavia, le correnti interventiste, che più o meno confusamente vedevano nel conflitto e nell'immancabile vittoria un'occasione unica, forse irrepetibile, per far entrare, e a vele spiegate l'Italia nel novero delle Grandi Potenze, furono più forti di ogni opposizione. Il 5 maggio, per celebrare il 55° anniversario dell'impresa garibaldina dei Mille, D'Annunzio pronunciò a Quarto un infiammato (sebbene eccessivamente retorico) discorso interventista. Il 18 maggio, il cancelliere tedesco, Bernard von Bulow, tentò un'ultima mediazione tra Roma e Vienna, ma oramai era troppo tardi. Il 2°, sia pure non convinta, la Camera diede i pieni poteri a Salandra con 407 voti contro 74, anche se era chiaro che questo significava la guerra. L'Italia entrò in guerra con molti uomini, malamente armati rispetto al “nemico”. Ma le deficienze degli Italiani non si esaurivano qui. Per fare un altro esempio, oltre a quello degli elmetti inesistenti, mancavano le cesoie per tagliare i reticolati: la Stato Maggiore non le aveva preso in considerazione perché aveva creduto che sul fronte alpino la guerra, al contrario che in Francia, non sarebbe mai stata guerra di trincea. Ottimisticamente, poi, i politici Salandra e Sonnino ritenevano che il conflitto si sarebbe risolto – tricolore trionfante - nel giro di pochi mesi. – La Grande Guerra ha il triste primato di un impiego massiccio di gas velenosi. La prima volta avvenne a Ypres, in Belgio, nell'aprile del 1915, a opera dei Tedeschi, e da allora si chiamò “iprite” ogni gas usato allo scopo. Queste crudeli armi chimiche producevano non solo gravi danni respiratori fino all'asfissia, ma anche piaghe e vesciche. Inizialmente, i gas venivano lanciati da bombole che li soffiavano verso il nemico; tuttavia, se il vento cambiava direzione, potevano ritorcersi contro l'aggressore. A studi e ricerche sui gas, si dedicarono in molti (anche in Italia) e presto gli eserciti fecero uso di proiettili d'artiglieria riempiti di aggressivi chimici, dal primitivo cloro, - che aveva effetti paralizzanti sui centri nervosi, - ai più sofisticati e virulenti fosgene, bromoacetone e altri gas. Per difendersi, si studiarono le maschere antigas, dapprima primordiali, poi elaborate ed efficaci, come la “Muster Oil” inglese, che il Regio Esercito adottò dopo Caporetto. Le maschere venivano applicate anche ai cavalli e ai cani. Il resto è STORIA DOLOROSA. - La stima del numero totale di vittime della prima guerra mondiale non è determinabile con certezza e varia molto: le cifre più accettate parlano di un totale, tra militari e civili, compreso tra 15 milioni e più di 17 milioni di morti, con le stime più alte che arrivano fino a 65 milioni di morti includendo nel computo anche le vittime mondiali della influenza spagnola del 1918-1919. Il totale delle perdite causate dal conflitto si può stimare a più di 37 milioni, contando più di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili, cifra che fa della "Grande Guerra" uno dei più sanguinosi conflitti della storia umana.
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