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Cittadella degli artisti storia di un'odissea durata 7 anni
15 maggio 2014

Nell’aprile 2006 il settore Socialità del Comune di Molfetta (in città c’era il vuoto amministrativo colmato dal commissario prefettizio) aveva invitato le associazioni culturali e le cooperative sociali ad una gara d’idee: bisognava pensare a un «progetto di riqualificazione urbana con specifico riferimento agli interventi di rivitalizzazione economico e sociale rivolti alle fasce giovanili della cittadinanza per poter partecipare al bando dei “Laboratori urbani” previsti e finanziati nell’ambito del programma regionale Bollenti Spiriti, fortemente voluto dall’assessore alle Politiche Giovanili, Guglielmo Minervini». E fu grazie a questa opportunità che nacque tra la fine di aprile e gli inizi di maggio l’idea de “La Cittadella degli Artisti”. La proposta, elaborata da un pool di associazioni (A. Dvorak, Arci-Il Cavallo di Troia, Ipnoticastudio Tecnologies, Dance Studio “K.Hamblin” e Teatrermitage) verteva sull’ipotesi di trasformare l’ex capannone ASM in via Bisceglie in un “centro polifunzionale finalizzato alla creatività giovanile”. All’interno del contenitore il progetto prevedeva la creazione di diversi spazi su due livelli in cui poter realizzare laboratori musicali (di jazz, rock, canto), teatrali (di scenotecnica, costumi, illuminotecnica e formazione dell’attore), coreutici (di danza classica e moderna) cinematografici (di montaggio e di postproduzione), di nuove tecnologie applicate a musica, teatro, danza, e la creazione di un portale web, di una web radio e di una web tv. Le finalità che si volevano raggiungere erano molteplici. Si intendeva fornire servizi di sostegno alla creatività giovanile, far emergere e valorizzare i talenti pugliesi e formare, infine, figure professionali in vari settori artistici (musica, teatro, danza, cinema, arte e nuove tecnologie). Il tutto attraverso l’organizzazione di corsi e stages di formazione e di masterclasses e seminari di perfezionamento, nonché attraverso la strutturazione di un archivio costantemente aggiornato di figure professionali del mondo dello spettacolo. Non meno importante si riteneva all’interno del contenitore la creazione di momenti di aggregazione per offrire opportunità di coesione sociale, di integrazione e accoglienza di giovani a rischio di devianza, di emarginati o di svantaggiati e/o immigrati. Il portale web doveva invece servire per inserire nella rete i contenuti mediatici realizzati e trasmetterli con le nuove tecnologie video. Il progetto, che prevedeva anche la realizzazione di un grande “palcoscenico” sul quale avrebbero dovuto confluire le attività promosse e sviluppate dai settori, rimandava ad un sistema di tipo eliocentrico, nel quale ciascun laboratorio satellite avrebbe conservato una propria autonomia funzionale, ma con la possibilità di aprirsi e interagire con gli altri. All’interno dei laboratori satelliti si sarebbero sviluppate infatti molteplici e distinte attività, complementari tra loro, sinergicamente coordinate e finalizzate volta a volta verso obiettivi comuni con forti momenti espressivi all’interno dell’Auditorium (una struttura con una capienza di 250 posti a sedere e con un palco largo m.10, profondo m. 7 ed alto m. 10). Fin qui la prima parte della ricostruzione storica del progetto “La Cittadella degli artisti”. Ora che la struttura sta per essere completata e sarà consegnata entro il 30 giugno, Quindici propone un approfondimento con le immagini in anteprima della struttura, continuando questo excursus in compagnia di uno degli attori di quella gara di idee, Vito d’Ingeo del Teatrermitage. Chi partecipò alla gara? «Alla gara di idee parteciparono due soli progetti. Con la delibera prefettizia del 6 giugno fu scelto e ammesso (senza alcuna modifica) al bando regionale il progetto de “La Cittadella degli Artisti”. Che però non fu presentato da solo. Fu integrato, infatti, con il progetto del Centro Aperto Polivalente per Minori “Il Laboratorio” (già finanziato dalla Regione Puglia con € 950.000 e inserito nel “Sistema integrato di interventi e servizi sociali in Puglia”). Si trattava di una forzatura che avrebbe penalizzato “La Cittadella” negli spazi e nella gestione, e ciò fu evidente nella formulazione del bando di gara comunale. Il progetto fu finanziato dalla Regione per € 560.000 e dal Comune per € 140.000 (da utilizzare per lo start up)». E’ facile immaginare con quale soddisfazione fu accolto il finanziamento! «Un ottimo riconoscimento al lavoro delle realtà locali coinvolte, anche se non mancarono le polemiche. A seguito dell’approvazione si sviluppò un dibattito abbastanza acceso che vide protagonisti gli artisti locali e quasi tutte le associazioni: dibattito che ebbe il merito di chiarire i reali termini della questione. In molti avevano creduto che “La Cittadella” sarebbe stato un semplice centro sociale di aggregazione e di creatività giovanile. Invece era stata pensata e valutata positivamente dall’ente Regione soprattutto come centro di formazione d’eccellenza per la creazione di figure professionali in vari settori artistici. Fu, inoltre, fugato anche il timore di una possibile gestione ad excludendum. Non solo perché il bando regionale prevedeva un Protocollo di Rete che, sottoscritto dal gestore, dall’Amministrazione Comunale e dalle associazioni presenti sul territorio, conferiva la possibilità di esercitare un controllo democratico sulla gestione; ma anche perché, come recita il Protocollo, “il Comune in veste di soggetto attuatore dell’intervento si impegna nell’atto della convenzione con il soggetto gestore (…) a vincolare quest’ultimo, nel rispetto degli orari e delle regole di utilizzo del Laboratorio Bollenti Spiriti, ad assicurare la disponibilità degli spazi e della strumentazione ai soggetti aderenti alla Rete Locale per non meno di 2 eventi annuali a titolo gratuito e per altri ulteriori giorni a condizioni agevolate (art.3)”. Tra l’altro nel Vademecum per l’avvio della gestione, approntato dall’assessorato alle Politiche Giovanili regionale, si dice che “il Piano Esecutivo di Gestione dovrà contenere modalità o forme organizzative innovative per il coinvolgimento dei gruppi creativi informali giovanili presenti sul territorio di riferimento (..). Tale prassi costituirà componente di una concreta politica di emersione della creatività dei gruppi informali presenti sul territorio e “che il modello gestionale dovrà prevedere la possibilità di ospitare (.) riunioni di quartiere e cittadine, conferenze pubbliche, seminari e workshop, feste di autofinanziamento per associazioni, gruppi, ecc. che spesso non trovano spazio altrove”. Decisamente rassicurante come concezione di gestione». Come fu individuato il gestore? «Fu bandita una gara d’appalto per l’individuazione del gestore e fu stilato il relativo capitolato. Il bando arrivò tardi, nel dicembre 2008: a un anno e più dalla pubblicazione della graduatoria definitiva. Esso prevedeva che per gestire “La Cittadella” poteva bastare anche un pool di associazioni, ma per il “Centro” bisognava essere cooperative sociali o consorzi oppure A.T.I. di cooperative sociali iscritte negli appositi albi regionali. La gestione dei due segmenti doveva essere unica e quindi le A.T.I. avevano più chance. Poiché nel pool delle associazioni che aveva redatto in origine il progetto non c’erano cooperative, fu necessario aprirsi ad altre realtà, anche fuori dal territorio. Bisognava far rete con cooperative, che tra l’altro dovevano avere un fatturato alto e possibilmente più sedi operative, perché questi due opinabili parametri in sede di valutazione davano maggior punteggio. La partecipazione delle cooperative sociali si rendeva del resto necessaria per soddisfare una clausola capestro presente nel capitolato di gara che recitava testualmente all’ art.27 “Costituisce condizione imprescindibile per essere ammessi alla gara di appalto in oggetto l’obbligo per la ditta appaltatrice di assumere nel proprio organico n.2 unità lavorative L.S.U. con contratto a tempo indeterminato e a tempo pieno (nr. 36 ore settimanali), attualmente in utilizzo presso il Comune”. Si provi ad immaginare un Laboratorio Urbano, gracile nella struttura finanziaria, che si accolli l’onere di assumere a tempo indeterminato ben due lavoratori a tempo pieno!!!! Quando tra l’altro la gestione era prevista a tempo determinato, dovendo durare un solo quinquennio. Era evidente che solo una forte cooperativa che aveva tanti lavoratori interscambiabili poteva giocare questa partita. Allora si cominciò a tessere una rete di contatti che portarono alla creazione di una A.T.I. da costituire in caso di assegnazione della gestione. Il capofila fu individuato nella Coop. Teatro Kismet di Bari, esperta nella gestione di spazi culturali, a cui si associarono la Coop. Koinos e la Cooperativa Occupazione e Solidarietà, esperte nella gestione di Centri per Minori. La costituenda A.T.I. aveva il sostegno anche del Teatrermitage, del Carro dei Comici e dell’ Etoile. Alla gara parteciparono due sole A.T.I.: quella del Kismet e quella formata da Fantarca/ Coop. GEA/ Fondazione Valente. Fantarca svolgeva attività di promozione cinematografica e a Molfetta gestiva il Cinema Odeon. La Fondazione Valente, nel cui consiglio di amministrazione siede di diritto, in base allo statuto, il sindaco pro tempore (che allora era il sen. Antonio Azzollini), si interessava di promozione della musica». Il che vale a dire che implicitamente il sindaco Azzollini era parte in causa nella gara. La aveva indetta e vi partecipava! «Per quanto possa sembrare strano, la realtà è questa. Ma procediamo. La Coop. GEA, invece, era una cooperativa sociale esperta in gestione di Centri per Anziani e per Disabili e non di Centri per Minori. Ma poco importava questo handicap! Importanti erano il suo alto fatturato e le varie sedi operative, perché i due elementi facevano punti. Tanti punti! Fu costituita, infine, la commissione comunale di valutazione dei progetti. Membri erano stati designati l’ing. Rocco Altomare (tecnico), il dott. Enzo Tangari (tecnico) e il dott. Nino Caputi (funzionario della Socialità)». Una commissione cioè priva di un esperto del mondo delle arti? «Già. La commissione, come risulta evidente, non presentava al suo interno nessun membro esperto nei settori a cui si riferiva la parte sostanziale dell’oggetto della gara con particolare riferimento al progetto della Cittadella. La seduta del 29.04.2009 fu infruttuosa. Entrambi le A.T.I all’apertura dei plichi furono escluse per difetto di documentazione. La A.T.I. Fantarca /Coop.GEA/ Fondazione Valente perché non aveva prodotto la ricevuta di versamento all’Autorità per la vigilanza, come previsto dalla legge 23 dicembre 2005 nr. 266. E l’A.T.I. Kismet/ Coop. Koinos/ Coop. Occupazione e Solidarietà per non aver rilasciato la dichiarazione attestante la quota percentuale di ciascun partecipazione al raggruppamento e per non aver accluso al DURC il documento di riconoscimento del legale rappresentante della cooperativa capofila. L’A.T.I Kismet, da cui nel frattempo si era sfilata la Coop. Occupazione e Solidarietà, stipulava un protocollo di intesa con il Teatrermitage, Il Carro dei Comici e l’Etoile e con il loro sostegno finanziario e con il patrocinio dell’avv. Pierluigi Balducci e dell’avv. Francesca la Forgia faceva partire il ricorso al Tar con cui si chiedeva l’annullamento, previa sospensione, dell’esclusione dalla gara dell’A.T.I.- Kismet in quanto non ne sussistevano i motivi. Il Tar non accoglieva la richiesta di sospensione dell’esclusione con la motivazione che “l’associazione capeggiata dal Kismet ha ancora la possibilità di partecipare alla gara nuovamente indetta (..) ed eventualmente ottenere la relativa aggiudicazione, il che esclude il prodursi di un danno grave ed irreparabile”». Ci fu quindi una seconda gara. E la commissione fu integrata con un esperto del mondo dello spettacolo? «Niente affatto. Alla seconda gara la stessa identica commissione bocciava sonoramente l’A.T.I. Kismet. E dire che il loro progetto per “La Cittadella” era esattamente lo stesso che si era aggiudicato il finanziamento regionale! L’assegnazione della vittoria all’A.T.I. Fantarca, supportata dalla Fondazione Valente, fu subito sottoscritta dalle parti e la gestione affidata a loro. Intanto i lavori di ristrutturazione coordinati dall’ing. Rocco Altomare, responsabile del progetto esecutivo languivano, anzi erano fermi. Iniziati nel maggio del 2008, dopo un anno dalla sottoscrizione del disciplinare con la Regione, erano stati sospesi nell’aprile 2009 per un contenzioso sorto tra la ditta aggiudicatrice dei lavori e il Comune di Molfetta. Contenzioso terminato con la risoluzione del contratto di appalto e il pagamento, da parte del Comune, di una penale pari a € 260.000. Riprenderanno nel 2010. E ancora oggi dopo circa 4 anni non sono terminati (sono in via di conclusione e la struttura sarà consegnata il 30 giugno, ndr). La prossima estate, quando si prevede l’apertura, l’odissea de “La Cittadella” avrà compiuto 7 anni». Una volta inaugurata, però, bisognerà vedere quanto del progetto iniziale sia stato mantenuto e quanto il tutto sia rimasto fedele allo spirito originario che ne aveva permesso il finanziamento regionale. «Esatto. Ma questa sarà un’altra storia. Ancora tutta da scrivere».

Autore: Felice de Santis
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