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Che cos'è un servizio pubblico? CORSIVI
15 novembre 2002

Devo ammettere che le mie certezze si basano su presupposti che qualcuno potrebbe, con una qualche ragione, definire ideologici. Io faccio infatti parte di quella ormai ridotta schiera di persone che continuano a ritenere che l'istruzione o l'assistenza medica debbano restare un diritto per tutti, nonostante l'indefessa attività mediatica volta a convincere gli italiani che la cosa pubblica sia un archeologico ostacolo all'arricchimento individuale e quindi – con quella che continua ad apparirmi un'indebita estensione – collettivo. Il sig. De Luca ha chiesto di poter realizzare su di un'area di sua proprietà, una “Casa alloggio” per anziani. L'area, su cui tale struttura dovrebbe sorgere, è però destinata dal Piano Regolatore a “servizi e attrezzature pubbliche e di interesse pubbli-co”. È il pubblico ad avere potere di iniziativa su tali aree e può deci-dere cosa costruire. Opportunamente le norme tecniche di attuazione consentono che gli inter-venti per realizzare tali servizi e attrezzature possano essere delegati, “su parere favorevole e motivato dal Consiglio Comunale e con appo-sito convenzionamento, anche a soggetti privati” (art.25) purché “la costruzione dell'opera e il suo uso pubblico” vengano “garantiti e regolamentati con apposita convenzione e con idonee garan-zie”(art.15). In sostanza: 1. Il Comune deve esplicitamente cedere il proprio potere di iniziativa. 2. Deve essere stipulata una convenzione che garantisca l'uso pubblico della struttura attraverso idonee garanzie. Che cosa prevede la convenzione Lo schema di delibera sembra dare per scontata la volontà da parte del C.C. di cedere il proprio potere di iniziativa (che potrebbe, per esempio, esercitare attraverso la realizzazione di un piano particolareggiato che dica che tipo di servizi debbano essere realizzati sull'area). Consente al sig. De Luca di costruire 11.273 mc fuori terra (all'incirca 4000 metri quadri) realizzando 32 camere singole e 24 alloggi per coppie per un totale di 80 posti letto, oltre a strutture per servizi mensa, lavande-ria, assistenza e tempo libero, servizi di segreteria. Queste ultime strutture aperte anche a non ospiti. In cambio il Comune di Molfetta ottiene la possibilità di segnalare otto nominativi ai quali verrà praticato uno sconto del 25% su “tariffe me-die” non meglio precisate e, in comodato d'uso, un “manufatto di circa 120 mq, situato a ridosso della scuola elementare Berlinguer”. Di questo manufatto, peraltro, non viene detto se avrà, per esempio, porte o finestre. La proposta di delibera è accompagnata da una relazione prodotta dal Ca-po Settore Socialità e Servizi Educativi. Molfetta, si dice in essa, ha bisogno urgente di una soluzione per gli anzia-ni totalmente o parzialmente non autosufficienti. Il sig. De Luca, invece vuole realizzare una struttura differente rispetto alla tradizionale Casa di riposo. Una struttura per persone autosufficienti desiderose di tranquillità e di avvalersi di servizi di tipo collettivo. Una (quasi) certezza giuridico-amministrativa Un campo di calcetto, una piscina, un parcheggio, un ricovero per anziani non offrono di per sé servizi pubblici. Lo fanno nel momento in cui la loro attività viene disciplinata in modo da assicurare un vantaggio per la comu-nità. Ma quanto grande deve essere questo vantaggio? Se, per esempio, un campo di calcetto viene ceduto gratuitamente in uso per un'ora al mese a dipendenti comunali, si può dire che offra un servizio pubblico? E se a quell'ora se ne aggiungesse un'altra per gli orfani dei tranvieri? E se chi fornisce i servizi, sceglie di posizionarsi sul mercato offrendoli ad una ristretta e facoltosa fascia della popolazione? Cosa rende, allora, un'attività imprenditoriale (e perciò volta al profitto) un pubblico servizio? Ovviamente una convenzione. Una convenzione è, normalmente, preceduta da una regolare gara d'appalto per consentire al pubblico di ottenere le migliori condizioni sul mercato e all'imprenditore di guadagnare il massimo che gli consente il gioco della domande e dell'offerta. In mancanza di una gara d'appalto, che in questo caso non c'è, che cosa garantisce trasparenza e correttezza? Nella proposta di delibera al Consiglio Comunale viene chiesto di accetta-re quello che fumosamente gli viene proposto (otto posti letto scontati del 25% su una cifra non determinata in alcun modo) consentendo al sig. De Luca di decidere quali servizi fornire, a chi e a che prezzo. Può questo es-sere chiamato servizio pubblico? A me pare proprio di no. E siccome quel terreno è vincolato ad offrire ser-vizi pubblici, temo che quella struttura non possa essere lì costruita a quel-le condizioni. Una curiosità resta inevasa: perché, vista la consapevolezza da parte dell'amministrazione comunale della non rispondenza della proposta del sig. De Luca alle necessità più urgenti della cittadinanza e vista la grande disponibilità ad agire per il bene comune evidentemente manifestata dallo stesso De Luca, non si è cercato di orientare la struttura proposta e i servizi che fornirà verso una funzione più utile ed equa? Antonello Mastantuoni
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