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Caparezza: un nuovo disco per divertirmi e dissacrare INTERVISTA ESCLUSIVA
15 marzo 2006

La morte, la Lega Nord, il pensiero omologato e la società moderna. Tutte questi elementi, che apparentemente non hanno niente in comune tra loro, sono alcuni dei temi di cui Caparezza si fa beffe nel suo nuovo disco “Habemus Capa” in uscita il prossimo 24 marzo. E' già nei negozi il primo singolo tratto da questo terzo lavoro del cantante molfettese, “La mia parte intollerante”, che sarà presto sugli schermi di MTV con il lancio del nuovo video che viene girato proprio in questi giorni. Il nuovo lavoro di Caparezza è, come era facile immaginare, una ballata satirica e dissacrante di tutto ciò che la società ci propina e propone quotidianamente, con uno stile graffiante che è ormai un marchio di fabbrica per il “nostro” Michele Salvemini. Si prevedono nuove scosse di terremoto per un panorama musicale, come quello italiano, dove il disimpegno e il buonismo coprono un' industria discografica sempre meno capace di guardare oltre l'ormai logora “musica leggera italiana”. Caparezza ha dimostrato di saper avere successo con un sound originale e dei testi graffianti che in questo disco si evolvono per offrire a tutti i fan dell'artista un vero e proprio “upgrade” di Verità Supposte. Quindici è la prima rivista generalista a livello nazionale, ad aver intervistato Caparezza che non ha risparmiato dettagli ed anticipazioni sul disco in uscita a fine mese. Quale è stato il periodo di incubazione di questo disco e in che modo è nato questo tuo terzo lavoro discografico? «Il periodo di incubazione è stato lunghissimo, perché ho iniziato a scriverlo il giorno di natale dell'anno scorso. Per il terzo album avevo in mente un lavoro diverso da quello che è stato Verità Supposte, non per velleità artistiche, ma per non annoiarmi. Avevo in mente un disco basato su un “concept”, cioè creare un tema, quasi una storia che si dirama per tutte le canzoni del disco. Sfortunatamente ho miseramente fallito in questo, perché il “concept” mi teneva eccessivamente legato; avevo in mente una sorta di viaggio negli inferi, quasi fossi il Dante “de noantri”, ma poi ho preferito optare per un disco a tema, che vede me morire nella prima traccia e rinascere nell'ultima. Fra la mia morte e la mia rinascita la mia “anima” vaga da un corpo all'altro, da quello di una badante a quello di un toro a quello di un broker di borsa, per parlare di temi a me cari. Tutto questo disco, comunque, si basa sull'ultima frase del disco precedente: “mamma quanti dischi venderanno se mi spengo!” Quella frase mi ha “dato il la” per la realizzazione di questo nuovo disco e, paradossalmente, per ogni frase di Verità Supposte avrei potuto fare un altro disco, ma ho preferito trattenermi». Si può dire, quindi, che questo disco va a completare il disco precedente? «Più che completare il disco precedente, rappresenta un passo in avanti. E' un po' più ostico, pur non snaturando il mio modo di scrivere e di trattare determinati argomenti. Ho cercato di rimanere me stesso, anche se la tentazione di cambiare nuovamente nome e rivoluzionare tutto era forte. Faccio, però, un lavoro su me stesso e su quello che sono e dunque cerco di cantare e scrivere cose nuove e che mi divertano. Questa volta, a differenza di quasi tutti gli altri lavori che ho fatto, ho tenuto conto anche delle aspettative nei miei confronti, anche perché stavolta so che qualcuno ascolterà i miei brani. Questo mi ha spinto anche a trattare argomenti ancora più scomodi di quelli affrontati in Verità Supposte, proprio perché ora so che il mio messaggio arriverà a molta più gente di prima». Secondo te, il fatto di fare musica impegnata in un momento in cui regna il disimpegno da determinati temi, paga o no? «Probabilmente rischio di prendere un sacco di mazzate dopo la pubblicazione di questo disco. Io penso che la musica, almeno in questo momento, non possa risultare come viatico per smuovere le coscienze, quindi io scrivo e lancio dei messaggi perché sento di farlo e non perché spero di lasciare, più di tanto, delle tracce nelle coscienze degli altri. Certo, sicuramente qualcuno che sarà toccato da ciò che scrivo e che canto ci sarà, ma dubito che una canzone possa cambiare le cose più di tanto». C'è una canzone di questo nuovo disco alla quale sei particolarmente legato e che può riassumere, in un certo senso, tutti i motivi di questo nuovo lavoro? «In generale questo disco parla dell'essere liberi dall'omologazione, di qualsiasi tipo, dalla moda al pensiero unico. Poi sono molto legato al pezzo “Inno Verdano”, che racconta la storia di un pugliese che vuole diventare leghista, perché ho vissuto, quando sono andato a Milano, questo clima molto pesante. Poi ritengo che un certo modo di fare e certi “strilli” su certi quotidiani che sono giornali comunque a tiratura nazionale, come Libero, che hanno molto a che fare con un'epoca buia della nostra storia dalla quale, per fortuna siamo venuti fuori sessanta anni fa. Credo, comunque, che questa mentalità abbia un vero e proprio effetto disintegrante, dal punto di vista sociale. Anche il pezzo in cui muoio, “Annunciatemi al pubblico” è un pezzo al quale tengo morto, perché penso che la morte sia un tema molto felice per me, perché non la vedo con tristezza. La morte è un po' la causa di tutto, quell'atto da cui non si può prescindere e che crea a livello sociale, quella retorica orrenda secondo cui quando si muore si è tutti buoni». Parlando sempre della tematica morte-rinascita, ci puoi spiegare la simbologia della copertina del disco? «Per non cadere nel vaticanismo, visto che già il titolo, “Habemus Capa”, si presta facilmente, ho pensato di rappresentare l'evocazione dello spirito, che è poi il tema di tutto l'album. Con la seduta spiritica ho voluto evidenziare l'aspetto grottesco della società, con figure che riportano alla cialtroneria dei maghi e magonzoli che imperversano ancora oggi». Cosa è cambiato nel sound del nuovo disco rispetto a quello precedente? «Sono state estremizzate tutte le caratteristiche del suono rispetto al primo disco, molto più personale e schizzato, amplificando quelle che sono state le caratteristiche del sound di “Verità Supposte”. Ho aggiunto molti suoni, con effetti pazzeschi come gli insetti o l'acqua del water di casa mia, per il quale è stato necessario tirare su un microfono con un cavo di venti metri con mia sorella nel bagno che riceveva da me istruzioni con il telefonino. Insomma, mi sono anche divertito». Ci sarà un altro concerto di Caparezza a Molfetta? «Io vorrei fare un concerto a Molfetta, ovviamente. Purtroppo non so ancora come sarà impostato il nuovo tour, che partirà ad aprile, ne quanto durerà. L'ultimo è durato due anni ed è stato bellissimo chiudere proprio a Molfetta, spero di poterlo fare ancora».
Autore: Vito Piccininni
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