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Buon anno ai lettori di “Quindici Molfetta”, ai cittadini residenti e a quelli sparsi nel mondo. Combattiamo insieme il Covid e rilanciamo la questione morale per la riscossa
01 gennaio 2022

MOLFETTA - Buon anno a tutti i lettori di “Quindici”, a tutti i cittadini e ai molfettesi all’estero che ci seguono e restano legati alla nostra comunità, anche grazie all’informazione quotidiana che permette loro di sentirsi diversamente presenti e partecipi.
Grazie a chi ha seguito, sostenuto e collaborato con “Quindici”, investendo in cultura e democrazia, in questo anno difficile per l’informazione libera, senza condizionamenti per raccontare “quello che gli altri non dicono” per 365 giorni con grandi sacrifici, senza altri fini se non quello di essere al servizio della città, sperando in una crescita e in una rinascita che sembrano ancora lontani.

Nel 2021, come il precedente, abbiamo attraversato un difficile periodo sociale ed economico dovuto alla pandemia Covid, che ancora non siamo riusciti a sconfiggere. In questi giorni registriamo altri aumenti dei contagi, ma ci conforta il fatto di avere almeno una protezione, quella dei vaccini, che ha impedito di registrare i decessi e le terapie intensive dello scorso anno. La battaglia sarà ancora lunga, è inutile nascondercelo: occorre guardare in faccia la realtà con coraggio, con quel coraggio che ha spinto la maggioranza degli italiani a scegliere il vaccino nel nome della scienza, allontanando coloro che per ignoranza, paura, ma anche per motivi politici stanno cavalcando la folle teoria dei no vax.
Noi continueremo a batterci per il vaccino, sperando di convincere gli indecisi e quelli che nutrono un po’ di paura, senza tollerare coloro che strumentalizzano questa situazione per motivi politici o personali.

Ecco perché quest’anno per il tradizionale manifesto degli auguri di “Quindici”, realizzato dal nostro Alberto Ficele e affisso sui muri della città, abbiamo scelto di lanciare un messaggio alla responsabilità vaccinale.

E’ questo l’augurio che facciamo alla città che in questo anno 2022 che nasce, dovrà affrontare accanto all’emergenza sanitaria, anche quella politica, con le nuove elezioni amministrative, che speriamo possano offrire un quadro meno confuso di quello attuale, che vede in campo più che forze politiche, gruppi di potere legati a qualche personaggio che si mette alla testa di una lista civica più per l’interesse personale che per quello collettivo. E questi personaggi sono mercenari, pronti a cambiare bandiera, al servizio di chi politicamente offre di più, dimenticando i reali bisogni della città e dei suoi abitanti.

Lo scandalo di “Appaltopoli” che non è ancora concluso, lascia una situazione confusa e compromessa sul piano morale che non può essere sottovalutata o scaricata solo su qualche personaggio politico o funzionario sotto accusa. Molfetta deve avere il coraggio di reagire a questa situazione, che volutamente viene sottaciuta da chi governa, nella speranza che possa essere dimenticata. Eppure quello a cui abbiamo assistito, al di là delle conclusioni giudiziarie, costituisce la cartina di tornasole o il termometro di una situazione della quale la città deve discutere e deve affrontare, prendendo il toro per le corna.

Non basta un’opera o un finanziamento in più a migliorare la situazione, per catturare un pugno di voti da giocarsi sui tavoli più convenienti, se il fondamento morale, almeno a quanto sembra dalle indagini della magistratura, è gravato da sospetti di corruzione. Non dimentichiamo anche l’allarme che il procuratore della Repubblica di Trani ha lanciato ad un incontro del Rotary: “Molfetta è terra di mafia”. E quando la politica è debole, la criminalità si rafforza.

Ecco i temi sui quali discutere se, in questo 2022, si vuole veramente dare una svolta alla storia di Molfetta, che non dimentichiamo essere il paese natale di Gaetano Salvemini, un nome che molti, anche fra i nostri amministratori, citano a sproposito, per darsi un’etichetta o una verginità politica. Lo storico Salvemini, ma anche il politico, avrebbe sicuramente rifiutato un “ciambotto” dal sapore fascista: lo avrebbe sicuramente combattuto e denunciato non solo con i suoi scritti, ma anche in quelle piazze dove il suo popolo si ritrovava contro i fascisti che oggi, mascherati (non più di tanto), sono tornati al potere.

Ecco l’augurio che facciamo a questa città che amiamo e che vorremmo vedere migliore, soprattutto dal punto di vista morale e della qualità della vita e del decoro perduti, recuperando quell’orgoglio e quella dignità che sembrano lontani anni luce. Rinascita, riscatto, riscossa, liberazione, chiamatela come volete, ma ricordiamoci: rassegnarsi non aiuta, occorre partecipare e farsi coinvolgere. Lo dobbiamo ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Auguri, Molfetta!

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