Bombe chimiche, il male nascosto: la Nato e l'Icram incontrano i pescatori di Molfetta
MOLFETTA - Dermatiti acute, congiuntiviti, asfissia, ragadi alle mani, tosse, diarrea. Sono questi i mali che ogni giorno affliggono i pescatori molfettesi, dimostrandosi sempre più frequenti e gravi, mese dopo mese. Tutti i sintomi rimandano agli effetti dell'iprite e di altri derivati chimici di origine bellica, e l'alta concentrazione di residui bellici nelle acque territoriali non può che avvallare l'ipotesi. Ma le analisi, miracolosamente, smentiscono tutto.
I prelievi di acqua marina effettuati presso la prima cala dall'ARPA, con la collaborazione della capitaneria e dei pescatori molfettesi hanno testimoniato un'alta presenza di alga killer, ma niente di più.
L'alga killer, però, non presenta insidie di così rilevante portata per la salute, rendendo ingiustificate le denunce dei pescatori. Ciò ha spinto questi ultimi a confrontare i dati con le analisi del Dipartimento di Chimica dell'Università Federico II di Napoli. Dalle analisi è emersa la presenza di lewisite (un agente della guerra chimica, derivato dell'iprite) e di arsenico.
Dopo la notizia apparsa sui giornali, immediata è stata la conferenza stampa indetta dall'ARPA, in cui la Dott.sa Olga Mangone, responsabile delle analisi, ha smentito i risultati pubblicati sulla Gazzetta del Mezzogiorno, minacciando di denunciare il giornale.
Sembra un gioco astuto teso a nascondere ogni potenziale nemico delle comode posizioni delle istituzioni, che hanno trascinato fino ad oggi una catastrofe inabissata per mezzo secolo, fino ad esplodere a partire da una decina di anni fa. Quando le migliaia di bombe e fusti chimici presenti nelle nostre acque hanno cominciato a sprigionare quelle sostanze che oggi hanno completamente mutato l'ecosistema marino, incidendo sulle condizioni sanitarie di pescatori e gente comune, sempre più gravemente.
Continuiamo a mangiare pesce di cui non conosciamo più l'origine, i pericoli, perché tutto sembra oscuro. Decine di specie marine sono estinte, superfici sempre più ampie di fondale sono ormai desertificate, migliaia di bombe hanno appena cominciato a sprigionare sostanze chimiche altamente nocive e tutto ci viene nascosto.
Ieri mattina una delegazione dell'ICRAM con il responsabile Luigi Alcaro, e una delegazione del NURC (NATO Undersea Research Centre) col comandante Rob Cornick, ha incontrato il presidente della cooperativa Pescatori Molfetta, Vitantonio Tedesco.
Dopo aver raccolto testimonianze sui sintomi dei pescatori, immediata è stata l'associazione agli effetti delle bombe chimiche presenti nelle acque che circondano il porto molfettese. Il problema era già conosciuto, ma l'allarme è scattato quando è emerso che le sostanze cominciano a farsi sentire anche nell'immediato sottocosta (dal bagnasciuga alle 3 miglia), a testimoniare che la zona è ormai completamente contaminata.
La vicinanza degli ordigni rende necessarie delle operazioni di monitoraggio di emergenza, non si può continuare ad ignorare tutto facendo leva sull'apparente inconsistenza della situazione. Il fatto di non essere a diretto contatto col mare e con ciò che staziona nel suo fondale, non rende meno distante questo spettro che, giorno per giorno, trova nell'indifferenza il suo incentivo, fino a distruggere ambiente e persone.
Autore: Giacomo Pisani