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Barbieri in rivolta contro l’amministrazione comunale Sono contrari a ridurre le distanze fra un salone e l’altro
15 ottobre 2001

Potremmo chiamarla “la rivolta dei barbieri”, la protesta che sta montando a Molfetta contro l’amministrazione comunale che vuole modificare il regolamento sull’apertura delle nuove attività di barbiere e parrucchiere. Il consiglio comunale dovrebbe decidere, ma l’argomento è inserito regolarmente all’ordine del giorno di ogni seduta e poi regolarmente rinviato. Nei giorni scorsi c’è stato uno scontro violento tra la categoria e la giunta comunale. E’ polemica accesa, insomma, per l'abbattimento del vincolo delle distanze che devono sussistere tra un'attività e l'altra, fissate attualmente in 350 metri nelle vie del centro e in 200 metri per le zone periferiche. Il Consiglio comunale, infatti, dovrebbe approvare una modifica sostanziale della materia che porterà la distanza da rispettare per chi volesse aprire una nuova attività, a soli 50 metri da un esercizio preesistente. Questa decisione trova fondamento nella considerazione che, come si legge nella proposta di delibera, “le distanze tra esercizi per l'attività di barbieri, parrucchieri e mestieri affini, previsti dall'attuale regolamento, penalizzano lo sviluppo delle attività produttive della categoria, tenendo ance conto della presenza dell'abusivismo e del lavoro nero, e comunque costituiscono un anacronismo rispetto alla liberalizzazione della attività commerciali ed artigianali”. Ma le associazioni di categoria non ci stanno e lo fanno sapere senza giri di parole: “I promotori di questa iniziativa volta a modificare il regolamento - si legge in una nota congiunta di quattro organizzazioni sindacali - dovrebbero dimostrare con dati concreti da quale ricerca hanno rilevato che per effetto del vincolo delle distanze si è venuta a creare la crescita del lavoro nero che, a nostro parere, è dovuta ad un sistema fiscale vessatorio al quale la nostra categoria è sottoposta. E comunque, pur non condividendo una drastica modifica del regolamento - si legge ancora- siamo venuti incontro alle proposte dell'Amministrazione con un documento che proponeva una riduzione delle distanze minime da 350 a 200 metri nella zona centrale della città, e da 200 a 100 metri nelle aree di sviluppo urbano. Ma i 50 metri sono una misura inammissibile”. In realtà, dicono alcuni barbieri, riducendo la distanza è probabile che si voglia venire incontro alla richiesta di qualcuno che vuole aprire un esercizio in un locale di sua proprietà, ma vicino ad un esercizio già esistente. Perché, aggiungono, anziché concentrare questa attività, non si punta a decentrare in periferia? C’è posto per tutti, soprattutto nelle nuove zone di espansione, mentre il centro è saturo e alla fine si rischia di danneggiare altri con una concorrenza spietata. Dopo il braccio di ferro con l’amministrazione comunale, probabilmente si arriverà a un compromesso (forse già concordato) che prevede la riduzione della distanza a 200 metri per i barbieri (quelli che hanno protestato), mentre per i parrucchieri la distanza si ridurrebbe a 50 metri. Se passasse tale compromesso ci troveremmo di fronte ad un paradosso inaccettabile e a una discriminazione all’interno della categoria: come sempre vince chi grida di più. I parrucchieri, per ora, non hanno concorrenti e tacciono; i barbieri strillano e si fa una regolamento che se realizzato sarebbe una dimostrazione di gestione clientelare. Cosa ne pensa l’assessore all’annona, Ancona? Come giustificare un compromesso di questo tipo, se verrà attuato? Anche la riduzione a 50 metri è motivata da una cambiale elettorale da pagare o è una decisione razionale e motivata, della quale, però, non vediamo la ratio? Vedremo come andrà a finire. Michele de Sanctis jr.
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