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Attentato a Nassiriya, morto un pugliese. Salvo un ufficiale di Molfetta
13 novembre 2003
MOLFETTA – 13.11.2003 E' salvo un ufficiale molfettese dell'esercito che è in servizio a Nassiriya in Iraq (nella cartina accanto al titolo). Nicola, giovane tenente della Brigata Sassari, dopo l'esplosione ha telefonato subito a casa: “Non ho corso alcun pericolo – ha detto ai familiari – sto bene, non preoccupatevi, non chiamate più…”. E' stato telegrafico, poco più di un minuto. Poi tra i familiari è piombato il silenzio. Questo episodio dà l'idea del clima che si respira a Nassiriya dopo la strage che ha provocato 18 morti (12 carabinieri, 4 soldati e 2 civili). Ci sono anche pugliesi fra i morti e i feriti dell'attentato suicida contro la base dei carabinieri italiani a Nassiriya, del MSU (Unità multinazionale specializzata), sistemata presso l'ex camera di commercio locale.
Si chiamava Alessandro Carrisi, 23 anni, di Trepuzzi (Lecce) il soldato pugliese morto. La sera precedente aveva telefonato a casa per raccontare alla fidanzata che tutto andava bene e che era contento di essere in missione di pace per aiutare il popolo iracheno a ritrovare la strada della democrazia. “Sarebbe tornato da me a gennaio – dice Alessandra, la sua ragazza – ora lo attenderò invano. Mi resta solo la sua fotografia”. Si sono salvati, anche se sono rimasti feriti altri quattro militari, uno di Tuturano (Brindisi), ma sposato con una biscegliese e residente a Bisceglie, Antonio Altavilla, 38 anni; Riccardo Saccotelli, 28 anni, maresciallo di Andria; Daniele Pietro Livieri di 40 anni e Ivan Buia di 29, entrambi salentini.
Secondo alcune testimonianze si è trattato di un attentato suicida condotto con due veicoli kamikaze: un furgone, utilizzato per sfondare i cancelli di ingresso del comando, e un'auto. Le sentinelle all'ingresso dell'edificio sarebbero state distratte da una macchina che aveva saltato un posto di blocco, permettendo al camion bomba di violare i controlli di sicurezza. L'esplosione ha causato feriti sia tra la popolazione irachena, che tra i carabinieri, alcuni addirittura nostri corregionali. Lutto e dolore anche in Puglia. Il presidente del Consiglio regionale, Mario De Cristofaro, ha dato disposizioni per le bandiere a mezza asta, non appena appresa la tragedia, convocando, poi, anche una seduta straordinaria prevista per oggi.
Piena partecipazione al lutto dei familiari delle vittime arriva anche dal presidente della Regione Puglia, Raffaele Fitto, il quale ha espresso “piena solidarietà ai familiari a nome di tutti i cittadini della regione”. Si è trattato di un ulteriore, sebbene improvviso, segnale che dimostra la difficile e complessa manovra di stabilizzazione politica nella regione irachena. Un tentativo di trovare il giusto equilibrio, o di “esportazione della democrazia”, come molti hanno amato ripetere, che ha ricevuto la sua più dura pugnalata proprio a Nassiriya: una città in cui si era da un po' riscoperta la pace, la tranquillità e la speranza di poter sciogliere qualsiasi nodo terroristico a vantaggio di un ritorno alla normalità. Una situazione di dopoguerra che si è, dopo pochi mesi, tramutata in luogo di dolore, lontano dalle garanzie di sicurezza e invece oggi culla di pene e morte. Silenzio, sgomento e incredulità, è questo lo stato d'animo di tutti in questo tragico momento. Anche il direttore e la redazione di “Quindici” si associano al dolore delle famiglie, esprimendo solidarietà all'arma dei carabinieri e all'esercito per questo vile attentato, costato la vita a uomini valorosi nell'esercizio del loro dovere al servizio dell'Italia.
Lucrezia Pagano
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