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Archi trionfali, “macchine effimere” e madrigali per i Gonzaga Le spese per le visite dei Principi di Molfetta
15 febbraio 2000

di Giovanni Antonio del Vescovo Non ci sono pervenuti i dettagli relativi alla progettazione, alla costruzione ed all’allestimento di “apparati effimeri” rinascimentali, le cosiddette “macchine”, a Molfetta. Riferimenti ad “archi trionfali” con “fuochi di allegrezza”, ed a “catafalchi” sono reperibili in fonti di fine ‘500, spesso Conti o Liste di pagamento dell’ Università di Molfetta. Si allestivano archi trionfali e si “facevano le allegrie”, quando un nuovo vescovo entrava solennemente in città: a tal proposito una conclusione decurionale del 1598 stabilì di festeggiare con “somma allegria e consolazione” l’elezione a vescovo di Molfetta di Mons. Offredo Offredi. E per l’ingresso solenne di Mons. Giacinto Petronio, nel 1633, si allestì un arco di trionfo coinvolgendo e pagando varie maestranze, dal “maestro dell’arco” al maestro pittore che doveva dipingere “figure et imprese nuove di Monsignor Illustrissimo”, al maestro Giovanni Bernardino della Forgia “per polvere all’allegria”. Alcune indicazioni sugli “apparati” per i Gonzaga vennero riportate, in Rassegna storica economico-sociale intorno a Molfetta nel XVI secolo, da Giuseppe De Gennaro che, nel 1951, studiando le vicende della Signoria dei Gonzaga, segnalava le spese per le visite dei Principi a Molfetta. Il De Gennaro utilizzò per l’indagine alcuni registri di contabilità dell’Archivio Storico del Comune di Molfetta ed altri documenti delle cosiddette “carte Samarelli”. Dal saggio si apprende che nel 1534 furono spesi 42 ducati e 18 grana per la venuta dei Principi. In una polizza compare il nome di Antonio de hercole Passaro, pagato “per lo apparato de la venuta del Sovrano”. Nel 1543 l’Università di Molfetta stabilì di darsi mille docati per le spese che si sono facte e se faranno per la Excellenzia Sua in la venuta in questa parte. Nel 1558, per la morte di Ferrante Gonzaga,si allestì un catafalco, cioè una specie di monumento sepolcrale, spesso di legno, innalzato in chiesa per solennizzare la liturgia funebre, celebrata da monsignor Cornelio vescovo di Bitonto. Relative al 1582 sono le spese, elencate nella Contabilità Gonzaga del periodo 1534-1617 (documenti custoditi presso l’Archivio Storico del Comune), per un arco trionfale nella visita del Principe: ducati 12, tarì 3 e grana 15 servirono ad acquistare 30 tavole d’abete. Nel 1583 si pagarono 30 carlini per “macinare e pingere” i colori di un “arco trionfale”, forse realizzato dal pittore Pietro Giacomo Ferrareis; Florencio Lopes dipinse, in quella occasione, quattordici banderuole con l’arme del Principe e due con quella della città. Al 1589 risale un Conto dell’arco trionfale alla venuta del Sig. Principe Gonzaga, in cui si dava contezza delle somme erogate per i festeggiamenti. A questi riferimenti, si può aggiungere un inedito documento dell’Archivio Diocesano di Molfetta (per la cui pubblicazione ringrazio il direttore don Luigi Michele De Palma) che fa luce sulla visita dei Gonzaga del 1560. Si tratta di una dichiarazione resa da Maurizio Salepico. Egli, come anche suo fratello Giangiacomo, era artefice di colubrine nella bottega del padre, mastro Florentio il cui nome comparve spesso nei mandati di pagamento della Confrateria del Santissimo Nome di Cristo. Fratello dei due fu Josquino, da identificarsi forse, con il musico, che a quanto riportò Giuseppe Marinelli nella Relazione ad Aldo Manuzio, diede “maraviglia di sé al mondo col suono de’ suoi strumenti”. Il documento che di seguito si trascrive era noto a Francesco Samarelli, che nel 1931 lo citò in un articolo pubblicato su “La Gazzetta del Lunedi”, a proposito dei Salepico artefici di colubrine nel XVI secolo, a Molfetta. Il Samarelli annotava che Maurizio sposato a Fasana di Matteo Messina, prestò la sua opera per quell’ arco trionfale, e si occupò a lavorare i capitelli ed a ritrovare in Bisceglie, Trani e Barletta li mascoli (girandole). I mascoli erano dei cilindri di ferro destinati a contenere la carica di polvere e la palla delle artiglierie leggere usate dal secolo XIV. Nello stesso articolo il Samarelli, a proposito di Maurizio Salepico, ricordava che alla morte del Principe di Molfetta Ferrante Gonzaga avvenuta il 16 novembre 1557 in Bruxelles, l’Università di Molfetta elesse Maurizio con altri tre per le cerimonie dell’esequie nella chiesa maggiore. Così si legge nel documento: Io Mauritio Salepico de la città de Molfetta confesso haver receputo da magistro Colamaria deli Falconij de ditta citta carlini decisette et menzo de moneta come a banco et uno delli elettj nel fare li archi triumphali fauste et allegrie nella felice venuta del Illustrissimo et Excellentissimo Sovrano don Cesare Gonzagha Prencipe de ditta città quali carlini decisette et menzo sono per le cose infrascritte videlicet: in primis carlini quattordici per giornate quattro per me vacate per trovar li mascoli de bronzo et di ferro per far ditte allegrie a ragione de carlini tre il giorno con il cavallo; item carlini dui per la obliganza fatta de restituir li mascoli pigliati in Barletta: et grana quindeci pagati al…. del Sabato per condur li dicti mascoli al porto de ditta terra de Barletta et ad cautela del dicto magistro Colamaria del Falconj li ho fatto far la presente per mano de Donato de Basili de medio et coly sotto scripti testimonij datum Melficti die 22 novembris 1561 secundum usum. Da un atto si apprende che, dopo i festeggiamenti del 1561, l’arco venne smontato e venduto nelle singole tavole di cui era stato fatto: della vendita si diede conto nella Lista de li denari dele robbe sive tavole trave et altre vendute alli infrascripti ad lume de candela quali sono quelli che se levavano da li archi triumphali fatti nella venuta del Ill.mo et Ex.mo Signor don Cesare Gonzaga nostro Prencipe. Non solo addobbi o “macchine” vennero allestiti per i Gonzaga, ma anche nel campo dell’arte musicale il tributo verso i principi fu eclatante. Sono giunte a noi raccolte a stampa di madrigali composti da tre musici molfettesi, vissuti tra ‘500 e ‘600, Matteo e Lucrezio Rufoli, Giovanni Lorenzo Missino. Con la pubblicazione di quelle raccolte di musica essi evidenziarono il rapporto con la corte dei Gonzaga di Guastalla. Di Matteo Rufoli, il Marinelli scrisse che fu musico di canto celebratissimo alla cui presenza tacevano gli altri musici benchè di gran nome. Del Missino si occupò il canonico Visaggio nelle inedite Notizie storiche dei vescovi di Molfetta dal 1679 al 1720. Il rapporto forse anche di committenza, con i Gonzaga si rileva ad esempio, dalla dedicatoria a Cesare Gonzaga del Primo libro de’ madrigali a cinque voci di Matteo Rufilo di Malfetta (sic), stampato da Girolamo Scotto a Venezia nel 1561. Allo stesso modo è esemplificativo il Primo libro di madrigali a cinque voci stampato dal veneziano Giacomo Vincenti nel 1598 per conto di Lucrezio Ruffolo e dedicato a Ferando (sic) di Gonzaga, Priore di Malfetta (sic) et Signor di Guastalla. E Lucrezio nel 1612 dedicherà, questa volta a Cesare Gonzaga, la stampa affidata ancora al Vincenti de Il terzo libro de’ madrigali a cinque voci con un Dialogo a sette. Anche il Primo libro di madrigali a cinque voci stampato da Vincenti nel 1615 e composto da Giovanni Lorenzo Missino, fu dedicato a Cesare Gonzaga. *Ringrazio Corrado Pappagallo per le notizie desunte dall’Archivio Storico del Comune di Molfetta e per altre segnalazioni relative agli archi trionfali.
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