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Allevi e Philharmonische Camerata Berlin, straordinario evento del Natale molfettese
15 gennaio 2008

Finalmente anche a Molfetta il prestigio di un grande artista riconosciuto in tutta Italia e all'estero: il maestro Giovanni Allevi colora il Natale molfettese con la sua grazia, la sua bravura, il suo sorriso incerto e imbarazzato, accompagnato dalla Philharmonische Camerata Berlin, una orchestra d'archi di dodici elementi, il più giovane complesso da camera esistente all'interno dell'Orchestra Filarmonica di Berlino. Ma oltre alla rilevanza nazionale dell'evento, il concerto ha riproposto l'impegno per la beneficenza che da sempre caratterizza il lavoro della fondazione “Vincenzo Maria Valente”, presieduta da Pietro Centrone, organizzatrice della serata: l'incasso è stato devoluto alla causa di Telethon da anni impegnata con i fondi per la ricerca scientifica sulle malattie genetiche e rappresentata da Pino de Candia della Bnl di Molfetta. Ma la beneficenza della serata non è stata limitata a Telethon: gli organizzatori e il sindaco Antonio Azzollini hanno destinato il fondo del buffet conclusivo della serata alle famiglie dei cinque operai della fabbrica torinese ThyssenKrupp che hanno perso la vita per un barbaro scherzo del destino, per una sicurezza sul lavoro che, nel ventunesimo secolo, cerca ancora garanzie. Nella presentazione della serata è stato anche annunciato un regalo per l'incantevole cornice del concerto: la Cattedrale di Molfetta riceverà, pare, una parte del ricavato della serata che si unirà agli ultimi finanziamenti utili per la sostituzione della pavimentazione, ultimo tassello da aggiungere al completamento del restauro. Il concerto di Natale, introdotto dal critico musicale della “Gazzetta del Mezzogiorno”, Ugo Sbisà e presentato da Mary De Gennaro viene aperto dagli archi della Philharmonische Camerata Berlin, che eseguono brani del proprio repertorio classico, da “Holberg suite” di Grieg, a Shostakovic, per poi presentare una suite per orchestra d'archi composta dal maestro Allevi, “Angelo Ribelle”. Il suono pulito dell'accordo fra violini e poi gli archetti scivolano ritmici sulle corde, lesti ed esperti, creando suggestione e poesia. Si avvicina il momento dell'ingresso del Maestro Allevi, che già si vedeva affacciarsi sull'esecuzione dei suoi componimenti, con i ricci inconfondibili che sbucavano dal retro palco e le mani che ondeggiavano a tempo. Chiamato sul palco, inondato dagli applausi, Giovanni Allevi saltella emozionato e imbarazzato, un folletto in scarpe da tennis e felpa nera che più volte si porta le mani al cuore in gesto di ringraziamento e regala sorrisi ai ragazzi delle prime file che lo salutano, a quelli del retro palco che lo vedono muoversi impacciato. Si comincia con “Come sei veramente” e “Prendimi”, due brani dedicati all'amore inclusi nel terzo album “No concept”, fra i primi brani ad averlo reso noto al grande pubblico. Tale è la maestria del suono che l'inedita sinergia con gli archi della Filarmonica di Berlino risulta essere ineccepibile: Giovanni Allevi non è solo il folletto timido o l'eterno ragazzo che si diverte scorrendo veloci le dita sul piano forte, adesso è il maturo compositore di musica classica contemporanea, l'artista completo che è tornato ad essere comunicativo con il linguaggio del pianoforte. Coi ricci che ondeggiano, il maestro esegue due altre sue composizioni: “Foglie di Beslan”, dedicata al ricordo del martirio dei bambini vittime di una delle pagine più cruente della storia occidentale, e “300 anelli”, una rivisitazione del rapporto uomo natura del ventunesimo secolo. Richiamato dagli applausi, Giovanni Allevi ringrazia con la voce tremante, “Mi è sembrato di sentire un bis” e regala altri due pezzi, per un finale in crescendo con una nuova esecuzione di “Prendimi” e “Jazzmatic”. E' il punto di partenza del rinascimento culturale per Molfetta, rinascimento che si augurano il sindaco Antonio Azzollini, in prima fila ad applaudire i musicisti, Piero Centrone, presidente della Fondazione Valente, e lo stesso Giovanni Allevi che prende velocemente la parola ringraziando il pubblico generoso idealmente stretto a lui. Per chi si ferma ad aspettarlo fuori dalla sagrestia della Cattedrale c'è ancora un'altra sorpresa: dopo il doveroso saluto delle autorità, Giovanni Allevi abbraccia il suo pubblico. Ragazzi con spartito da far autografare, flash in azione, abbracci e conversazioni genuine e surreali; c'è chi gli racconta della propria vita, di come si è avvicinato alle sue composizioni, chi chiede timidamente l'autografo per fratello e fidanzata e chi gli dà la mano per salutarlo in un'occasione irripetibile. Il maestro Allevi chiede a tutti “Chiamatemi Giovanni!”, e racconta le sue di storie personali, ringrazia incessantemente, si presta a tutte le foto di rito e scherza con chi si mostra ancor più timido di lui, firma autografi e chiede, entusiasta: “te lo disegno il pupazzetto?” Ed ecco un moltiplicarsi di dediche personali, di nasoni, grandi occhi a palla e gli inconfondibili ricci neri, ritorna il folletto, il ragazzo non ancora quarantenne sinceramente stupito dal suo stesso successo.
Autore: Alessia Ragno
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