Agrimensura e cartografi a del territorio molfettese
La conoscenza approfondita del nostro territorio rurale passa anche attraverso la lettura della cartografi a storica, cioè quell'insieme di mappe e disegni di committenza privata che accompagnava e completava il documento cartaceo dei propri beni immobili. Si vedano, ad esempio, le Platee degli Enti ecclesiastici, delle Confraternite, dei Monti familiari, di alcune famiglie nobili e tutta la notevole produzione di mappe di natura privata acclusa, a richiesta alla documentazione notarile. L'utilizzo di dette mappe era vario: andava dalle perizie, a questioni di confi ne, alle controversie patrimoniali ed ereditarie, a censimenti vari, ecc. Prima del 1877 questa produzione cartografi ca sopperiva alla mancanza di qualsivoglia cartografi a catastale. A produrre queste mappe erano gli esperti, detti compassatori o agrimensori oppure tavolari; essi apprendevano l'arte presso altri compassatori anziani e, probabilmente, dopo aver sostenuto un esame o prova pratica, ottenevano una patente. Gli strumenti principali erano la catena, il compasso, lo squadro agrimensorio e il tavolo da disegno da campo. Le prime notizie intorno ai locali agrimensori risalgono alla metà del XVI sec.; si segnalano Battista de Agno, Jacobello Bell'infante e Iacchello Samarelli1. A cavallo tra il XVI e il XVII sec. operava l'agrimensore Giuseppe de Nesta di Donato, già noto dal 1596. Un importante e qualifi cato impegno del de Nesta fu l'incarico che ebbe dall'Università di Molfetta per la formazione del Catasto del 1617, ora andato perduto. L'operazione principale fu quella di censire e misurare ogni singola proprietà rurale. Mentre il volume catastale fu consegnato all'Università, egli tenne il brogliaccio delle relative misure che fu ereditato da una delle sue fi glie, Laura moglie di Giovanni Bernardino de Angelis. Da questo brogliaccio nel 1644 fu tratta una copia di una mappa relativa a un terreno in contrada S.Caterina; il rinvenimento di detta copia ci permette così di visionare una delle prime mappe del territorio rurale prodotte all'epoca. Del de Nesta abbiamo anche due rilievi originali che raffi gurano dei terreni in contrada Piscina Visceglia2. A coprire il ruolo di agrimensore, dopo il Nesta, subentrò Giovanni Battista Santoro. Nello stesso tempo operavano anche Donato Nanoia e Vito Leonardo Gilao; poi Blasio dello Muto e Francesco Corrado de Musso. Nella seconda metà del XVII sec. iniziano a operare nella veste di agrimensori i notai; infatti, si segnala il notaio Angelo Valente che si qualifi ca anche compassatore. Questi in un documento, dopo la misurazione di un fondo in contrada Spina (la contrada andava dalla Villa Comunale fi no al Campo Sportivo Paolo Poli), ci espone che per misurare le distanze tra un punto e l'altro usava una fune, detta comunemente corda all'uso di Molfetta, della lunghezza di palmi 6,2/3 per ciascun passo (un palmo = cm 26,45; un passo = m 1,76) e ogni 40 passi formava il lato di un ordine3. In pratica questa misura aveva origine da una consuetudine: quando si doveva piantare un vigneto tra due piante la distanza doveva essere di un passo pari a m 1,76, in modo che per ogni ordine si dovevano piantare 40 arboscelli di vite. Consolidatasi la prassi che alle singole richieste i notai eseguivano le misurazioni dei terreni e le relative mappe, il notaio Salvatore Viesti in una dichiarazione del 1728 si qualifi cava publico Regio, et apostolico notaro, versato in cose di Corte, ed anche di cose di campagna, per essere publico Agrimensore4. Nel 1715 l'allora vescovo di Molfetta mons. Fabrizio Antonio Salerni commissionò a Fra' Domenico Calò di Molfetta guardiano del Convento di S. Francesco al Borgo, la formazione della Platea della Mensa Vescovile di Molfetta. I disegni in bianco e nero delle varie mappe che arricchiscono la Platea del Calò sono molto semplici ed esplicativi5. Nel 1733 al notaio Ignazio Cavalletti fu affi data la compilazione della Platea del Convento di S. Domenico a Molfetta. In questo corposo volume vi sono disegnate, con la relativa descrizione, le mappe di tutti i fondi rustici posseduti dal Convento6. E' in questo periodo che le mappe da semplici rilievi in bianco nero sono più elaborate, piene di colore e di esplicative legende. Nel 1736 il notaio Antonio Pirgiovanni formò la Platea del Seminario Vescovile di Molfetta7. Nei primi decenni del XVIII sec. operavano a Molfetta l'ing.Vito Valentino di Bitonto che si qualifi cava giometrio e architetto e Gregorio la Grasta che ultrasettantenne (nato intorno al 1654) prestava all'occorrenza la sua esperienza di agrimensore8. Nella seconda metà del XVIII sec. accanto ai notai operavano anche alcuni sacerdoti tra i quali si segnalano don Giuseppe Gaeta (1700-1750), don Procopio Modugno (1735-1764) e Don Pietro Pastore (1742-1822)9. A carico di don Pietro segnaliamo il suo proverbiale rigore nell'espletare il compito di agrimensore. Nel 1765 il notaio Donato de Gaudio fu prescelto a formare la Platea dei beni del Capitolo di Molfetta compresi i beni immobili, quali case e terreni, per cui il notaio quando schedava un fondo rustico esigeva la presenza dei confi nari per evitare eventuali liti che potevano sorgere nell'attribuzione dei parieti. Evidentemente ci saranno stati diversi contenziosi tanto che l'Università a seguito delle continue lamentele, pregò don Pietro di assistere come parte terza alle misure. Il sacerdote fu molto titubante ad assumere il gravoso compito di arbitro, per cui l'Università nel dicembre del 1775 fu costretta a ricorrere al re per obbligare il sacerdote ad assistere ai rilievi, giustifi cando che era la sola persona a Molfetta troppo illuminata e scentifi co, che veramente possiede l'arte dell'Agrimensura, e che sarebbe l'unico a tener lontano i litiggi. L'istanza fu accolta dal re che inviò nel febbraio del 1776 l'autorizzazione che lo immetteva nell'incarico di agrimensore. Successivamente don Pietro depositò presso il notaio Domenico Calò la bolla dell'investitura. Esercitò poi con una certa continuità l'agrimensura tanto che nel 1812 il suo numero di patente era il 18210. Dalla seconda metà del XVIII sec. fi no agli anni Trenta del XIX sec. si segnalano come agrimensori il notaio Corrado Pastore (fratello di don Pietro), il notaio Mauro de Gaudio, il notaio Cosmo de Gaudio e il notaio Donato de Gaudio patentato con il n.158. Quest'ultimo, come già detto, formò la Platea del Capitolo di Molfetta. Data la notevole consistenza dei terreni e la loro collocazione nel territorio, la Platea costituisce una fonte privilegiata per la conoscenza del territorio nel passato11. Accanto ai notai c'erano i professionisti segnaliamo l'ing. Giovanni Mastropasqua e gli agrimensori Saverio Calò, fi glio del notaio Domenico Calò, Nicola Pastore, Giuseppe Nicola Menelao, Zaccaria Gallo e Carlo de Donato; quest'ultimo eseguì nel 1824 le mappe dei fondi rustici di proprietà del Seminario di Molfetta raccolti poi nella Platea del 1824. Nel 1881 si segnalano a Molfetta tre agrimensori: Felice Bufi , Pasquale Pansini e Raffaele Pansini12. A dare unicità visiva a tutto il territorio comunale fu l'entrata in vigore nel 1877 di un nuovo Catasto distinto in urbano e rurale L'urbano, comprensivo nel Foglio 55, ebbe una rapida esecuzione e subito introdotto all'uso, mentre quello rurale andò in vigore intorno agli anni Trenta del secolo scorso. Il Catasto terreni divide il territorio rurale in 54 Fogli (il n.55 è l'abitato urbano) in cui viene riportato su ogni foglio per ogni singola particella la posizione, il numero identifi cativo e il contorno della stessa. Oggi l'agrimensura ha perduto quel carattere pionieristico di un tempo. L'affermarsi man mano di tecniche più scentifi che e sofi sticate, permettono rilievi di notevole precisione atte a soddisfare qualsiasi esigenza per lavori più precisi e consoni allo sviluppo del territorio.
Autore: Corrado Pappagallo