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Abusava della figlia a Molfetta, arrestato dai carabinieri: nuovi particolari
14 febbraio 2009

MOLFETTA - Nuovi particolari sulla turpe vicenda del padre che ha abusato sessualmente della figlia, con pesanti vessazioni, minacce, percosse o addirittura dietro ricatti, vietandole di uscire di casa, di usare il motorino, negandole la paghetta, riducendola in uno stato di totale soggezione. I particolari sono stati resi noti dai carabinieri nel corso di una conferenza stampa, tenuta a Bari dal cap. Domenico Del Prete, comandante della compagnia di Molfetta (nella foto con la ten. Federica Carletti) La vittima si era confidata con una sua parente quando le squallide pretese del padre sono diventate più assidue e violente. Grazie al sostegno di questa ed all'intervento specialistico di un Ufficiale donna dei carabinieri, psicologa dell'età evolutiva, ha infine trovato il coraggio di raccontare tutto ad un Magistrato – donna anche lei – della Procura della Repubblica di Trani. Così questa mattina, i carabinieri della Compagnia di Molfetta, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Trani, hanno tratto in arresto il padre della fanciulla, un 33enne censurato, con le pesanti accuse di violenza sessuale, minacce, maltrattamenti e lesioni personali nei confronti di sua figlia, una minore di anni 14. Non è stato facile ottenere la fiducia della ragazzina da parte dei Carabinieri (gli stessi incontrati a scuola nelle lezioni sulla cultura della legalità e sul bullismo) che hanno seguito ed indagato sulla sconcertante vicenda, visto che il suo primo approccio alla vita è stato così atroce poiché proprio suo padre, colui che l'ha messa al mondo, l'ha depredata della sua innocenza e le ha segnato indelebilmente l'anima. Ora l'aspetta un cammino arduo, difficile, quello della riconquista della sua serenità, lontano dall'orco che per un anno l'ha soggiogata e l'ha resa schiava delle sue assurde e turpi molestie. Questa vicenda, triste e vergognosa, ha dimostrato infine, l'efficacia del “Protocollo di indagine per i reati di violenza sessuale o contro minori” (redatto per la Procura della Repubblica di Trani dai Sostituti Procuratori della Repubblica dott.sa Mirella Conticelli e dott.sa Carla Spagnolo), un documento importantissimo vista la reticenza ed il silenzio che molto spesso calano su queste vicende. La giovane infatti ha trovato nella dott.ssa Ponticelli e nel tenente Federica Carletti, due donne, la giusta sensibilità che le hanno consentito di tirar fuori tutto il male che attanagliava la sua giovane vita in una stringente morsa di dolore e vergogna.
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Sono casi tragici e dolorosi che fanno riflettere come il cammino della civiltà sia tortuoso, non semplice e da affrontare con molto tatto e discrezione, come solo le donne - e in questo caso la dott.ssa Ponticell e il tenente F.Carletti - hanno saputo fare. Sono tantissimi i casi di stupro taciuti o messi a tacere per un perverso meccanismo di colpevolezza della vittima, ad opera di questa società stordita e confusa dai messaggi sessuali trasmessi dai mass media. Lo stupro, o la violenza sessuale, è secondo la definazione data dall'art.609 bis del codice penale italiano, la costrizione, mediante violenza o minaccia a compiere o subire atti sessuali. Il concetto di stupro apparve per la prima volta nei testi religiosi. Nell'antichità e fino al medioevo lo stupro fu considerato in molte culture un reato minore contro le donne o ragazze, considerate alla stregua di animali di proprietà dell'uomo. Quindi la pena era in genere una multa da pagare al padre o al marito della vittima. Solo in un secondo momento fu introdotto il risarcimento pecunario anche per la vittima, da affiancare comunque a quello previsto per l'uomo che la possedeva, marito o padre che fosse. In Italia, la pena per questo tipo di reato è la reclusione da 5 a 10 anni, salvo aggravanti che possono portare la pena dai 6 anni ai 12 anni. Se lo stupro è commesso su minori di anni dieci la pena è la reclusione da 7 a 14 anni. Eppure, nel corso del tempo, alcune sentenze hanno fatto scalpore poichè i giudici hanno ritenuto per gli stupratori attenuanti che potremmo definire scandalose. Nel 1999 la magistratura ha annullato la condanna a due anni e dieci mesi contro un quarantacinquenne istruttore di guida, portato in tribunale da una sua allieva di diciotto anni, stabilendo che nel caso di una donna che indossa i jeans e viene violentata, non si può parlare di stupro, ma il rapporto diventa "consenziente ", perchè è un dato di comune esperienza che questo tipo di pantaloni non si possono sfilare nemmeno in parte, senza la fattiva collaborazione di chi li porta. Nel giugno del 2006 è stato accolto il ricorso di un allevatore di quarantun anni, ex tossicodipendente, che minacciò la figlia della sua convivente, all'epoca dei fatti quattordicenne, perchè la ragazza non era più vergine, quindi, a livello psicologico secondo i giudici della Suprema Corte, il danno sarebbe stato minore. Ributtanti anche alcune sentenze che riguardano la violenza domestica. Nel maggio 2006 la Corte d'Appello di Cagliari ha ridotto la pena ad un uomo accusato di ever violentato la moglie, con la motivazione che se la violenza sessuale viene compiuta fra le mura domestiche può essere considerata "lieve", ovvero se a violentare una donna è il marito, il danno psicologico è ritenuto meno grave che se lo avesse fatto un estraneo. E' tra le mura domestiche che si nasconde il lupo cattivo che nella maggior parte dei casi, ha alle spalle lui stesso una storia di abusi quando era piccolino. L'abuso non è legato, come erroneamente si ritiene, ad un istinto sessuale ma all'esercizio di un potere. Tanti gli abusi, poche le denunce, ancor meno le condanne. Spesso la figura che tende a coprire chi commette gli abusi è soprattutto la madre che in qualche caso è connivente ma che solitamente copre il marito o il compagno, per paura che la famiglia si disgreghi. Un silenzio quello materno, che non conosce distinzione di ceto sociale. Il cammino da fare affinchè la donna, in tutto il mondo ma anche nella civilissima Europa, sia concepita e percepita come persona è ancora lungo.

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