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8 marzo: quattro donne si raccontano
15 marzo 2009

Professoressa, professoressa, professoressa, pensionata (ex professoressa), studentessa, studentessa, studentessa. In poche parole, questo era l'uditorio della conferenza sulle donne di mercoledì 4 marzo presso la fabbrica di S. Domenico. Proviamo a sentire chi c'era e chi non c'era. Lucia (casalinga) - Io stavo a fare la spesa. Non è però che faccio solo quello. Pulisco la casa, bado ai miei figli, cucino, ma vado pure in palestra tre volte la settimana e, qualche volta, vado pure con le mie amiche a correre. Però è una bella fatica anche perché, siccome andiamo la sera, devo scegliere il giorno che mio marito fa il turno di notte e i miei figli vanno al catechismo. Non sono andata alla conferenza perché non lo sapevo, mica guardo i manifesti, e poi, che cosa dovevo andare a sentire? Sempre le stesse cose. Io a casa sto bene, non mi manca niente. Si, ogni tanto mio marito si arrabbia e, non avendo con chi sfogarsi, si sfoga con me, ma mi vuole bene e non mi fa mancare niente. La domenica usciamo insieme e ci facciamo la passeggiata al corso. Ci troviamo quando esco dalla messa e lo vado a trovare al bar. Gli altri giorni della settimana non ho tempo per fare una passeggiata con i bambini da accompagnare, la cena da preparare, i vestiti da stirare. Insomma, non mi posso lamentare, perciò che dovevo andare a fare alla conferenza? Franca (impiegata) – Io stavo in ufficio e non avevo certo il tempo per queste sciocchezze. Io lavoro a Bari. Mi alzo alle 5, preparo la colazione, sistemo per il pranzo perché non torno a mezzogiorno, pulisco un po' la casa, metto in funzione la lavatrice, mi lavo, mi vesto e corro alla stazione per prendere il treno. In ufficio mi rilasso un poco perché parlo con i colleghi e, certe volte, mi diverto pure. Torno a casa alla sei e mi devo mettere subito a pulire le stanze, a lavare la roba, e a preparare la cena. Per fortuna mio marito fa almeno la spesa. Quando arrivo, spesso non trovo i bambini perché sono o al catechismo o in palestra o ai boy scout e mi tocca andarli a recuperare perché mio marito a quell'ora è ancora al lavoro e non ci possiamo permettere la baby sitter per molto tempo, che già ci costa molto. Una volta presi i bambini torno a casa e devo essere a loro disposizione perché è giusto stare un po' con loro mentre gli faccio il bagno. Però il tempo che gli posso dedicare è molto poco in quanto devo preparare il pranzo per l'indomani, sistemare i vestiti, preparare le cartelle, apparecchiare per la cena. Dopo cena mi tocca sistemare la cucina, lavare i piatti, mettere i bambini a letto e cercare di parlare con mio marito mentre lui passa da un canale e l'altro di sky. Il sabato però non lavoro… in ufficio però a casa mi tocca fare le pulizie della settimana. La sera del sabato andiamo a cinema o a farci una pizza con gli amici mentre la domenica… mi preparo per la settimana successiva. Mi sarebbe piaciuto partecipare alla conferenza sulle donne, ma proprio non ho potuto. Mena (casalinga) – Ma che vuoi che mi interessa a me! Tengo già tanti pensieri per la testa io. La violenza sulle donne? Facesse la prova ad avvicinarsi un albanese e vedi che gli faccio. Senza parlare di mio marito che se uno si avvicina gli fa un culo così. Io sto bene. Tengo tre figli piccoli che vanno alla suola. Il grande, che fa la scuola media, mi comincia a dare dei problemi con i professori perché non vuole studiare, ma io gli dico che la licenza se la deve prendere, se no fa come il padre che non tiene nemmeno la quinta e non trova un lavoro fisso. Mio marito fa il manovale, però non è che lavora ogni giorno. Il pane però non ce lo fa mancare. Quando è il tempo delle olive va in campagna e d'estate fa i ricci. Mio marito è una pasta d'uomo e se qualche volta mi sfreca è perché si ubriaca e, in mezzo all'ubriacatura, non si rende conto di quello che fa. Però mi vuole bene e vuole bene pure ai bambini. Che cosa dovevo venire a fare? A sentire tante parole difficili? Quella sera sono stata a casa con i miei figli e, quando mio marito è tornato, ci ha portato la pizza. Altro che conferenza! Marta (professoressa) – Io ho partecipato non solo per me ma specialmente per i ragazzi che ho accompagnato. Mi è sembrato giusto che i giovani si rendessero conto delle problematiche del mondo femminile anche perché dopo secoli di “progresso”, la donna dei Paesi industrializzati, lungi dall'aver conquistato la parità con l'uomo, è anche mercificata, utilizzata come oggetto e, spesso, oggetto di violenza. Certamente la donna ha di che dolersi della situazione di subalternità a cui è costretta e la volontà di emancipazione e di uguaglianza con l'uomo, a cui aspira è, non solo legittima, ma sorretta da pressoché universali e autorevoli dichiarazioni di Organizzazioni Internazionali, umanitarie, sociali, politiche; Carte dei Diritti; Costituzioni. Tanti proponimenti, tante parole, tante dichiarazioni... inutili, poiché non è sufficiente la volontà di giustizia per ottenerla, in quanto essa è strettamente legata alla realtà socioeconomica in cui si trova. Le studentesse che ho accompagnato provengono da famiglie deprivate, povere culturalmente ma, talvolta, benestanti dal punto di vista economico dove il ruolo della donna è ancor più subalterno in quanto devono dipendere economicamente dall'uomo che, in taluni casi, si comporta da padre-marito padrone. Spero che le ragazze, abbiano potuto cogliere il messaggio di emancipazione e rifiuto della subalternità e della violenza che, molto spesso, osservano in famiglia e che questa giornata sia servita per far crescere in loro la consapevolezza della necessità di riscatto.
Autore: Pietro Capurso
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