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20 anni di ragioni e di passioni l'opera di Gaetano Grillo per il ventennale della rivista Quindici
15 luglio 2014

IlIl decennale dalla fondazione della rivista aveva già veduto l’artista Gaetano Grillo donare a “Quindici” un suo quadro, ispirato all’attività del nostro giornale. Il ventilatore, simbolo della circolazione delle idee, ma anche della capacità di smuovere l’aria e di lottare contro le pessime pratiche inveterate nella nostra società, era stato il motivo centrale di quella creazione del poliedrico artista, che ora, per festeggiare il ventennale di “Quindici”, ha realizzato per la nostra redazione una nuova interessante opera. L’artista Gaetano Grillo è nato a Molfetta nel 1952. Formatosi a Brera (dove attualmente insegna Pittura, dopo un lungo periodo di docenza all’Albertina di Torino), alla scuola di Alik Cavaliere, ma anche attraverso la frequentazione “di tutte le gallerie d’avanguardia, da Lambert a Toselli a Luciano Inga-Pin”, in un primo momento ha indirizzato i suoi interessi verso la Land Art, attraverso l’opera di impacchettamento di pareti del Centro storico o attraverso interventi sulla natura, finalizzati a esaltare l’intrinseco legame del suo corpo con il territorio d’origine. Successivamente, in amebeo tra pittura e scultura, ha maturato un suo personalissimo linguaggio figurativo. Al centro del suo itinerario artistico l’esaltazione del Mediterraneo, come caleidoscopio di culture e linguaggi, in continua osmosi favorita dalle antiche e moderne navigazioni, oggi integrate e in buona parte sostituite dalla “piazza globale” del web, fonte di felici contaminazioni, come di esasperazioni di contrasti. Riconoscendosi profondamente figlio e uomo del Mediterraneo, Grillo ha realizzato numerosi progetti, tra i quali le 15 Veneri di “Mediterranea-mente” e qui cambiano gli alfabeti, ma la mano invisibile che plasma i “gusci dorati a foglia oro”, l’Artista Demiurgo del Creato, è sempre la medesima. Alla mediterraneità è anche ispirata una linea di pregevoli ceramiche, che ha preso forma nel 2009 e che si basa sulla ripresa di luoghi e mitologie del Mare Nostrum, rievocati a modellare vassoi, alzatine, caraffe e altri oggetti, in cui rivivono archetipi e stratificazioni culturali. Rifacendosi, poi, agli archivi su tavolette d’argilla incise, “prime forme di scrittura codificata”, rinvenute nell’antico insediamento di Ugarit, l’artista ha voluto ideare un nuovo tipo di alfabeto, il “grillico”. Una scrittura che acquista consistenza fisico-volumetrica e che incarna una sorta di - potremmo dire - “postalfabeto”, che ingloba in sé la cultura del geroglifico, ma anche gli idiomi arabici, l’ebraico, il greco antico ed elementi di nuova creazione. Una primavera segnica che inscrive, accanto al gusto citazionista e risemantizzante, quest’artista a pieno titolo nel clima della postmodernità, che ha perduto l’ingenuità e conosce nelle infinite possibilità di ricombinazione dell’esistente la propria Weltanschauung. L’idea di stabilire reticolati di comunicazione, di costruire ponti tra realtà spesso arroccate entro i propri steccati ha indotto Grillo alla creazione anche di un altro progetto importante, il “Progetto Academy”, con la fondazione della rivista “Academy of fine Arts”, finalizzata a superare la sterile contrapposizione tra accademie, favorendone la collaborazione. L’opera che l’artista ha donato a “Quindici” si inscrive felicemente nel solco della sua esperienza creativa e ne compendia le caratteristiche. In un acrilico in formato 50x70, Grillo allude ai due elementi nodali dell’esperienza del “Quindici”: le “ragioni”, che inducono alla battaglia ideologico-culturale-sociale e la “passionalità”, dettata dall’amore per il contesto cittadino. Ecco che quindi l’artista si avvale dell’elemento epigrafico, a lui caro - soprattutto per il suo gusto citazionista (si pensi al cartesiano “I paint, therefore I’am”, da lui riproposto in molteplici contesti). L’epigrafe si staglia su grumi cromatici che, a prima vista, potrebbero apparire casuali, ma che in realtà - in alcuni casi - sembrano testimoniare una volontà espressiva ben precisa e divenire alfabeto reticolare. Volutamente naïve la presenza del cuore, che, con bonomia, esprime felicemente il radicamento di “Quindici” nella dolceamara realtà di Molfetta. Un radicamento che lo stesso Grillo ha spesso testimoniato, sin da quando, negli anni Settanta, come un novello aracnide, legava il proprio corpo agli alberi d’ulivo della nostra terra, riaffermando la propria identità culturale.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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