Vite sospese. Giornate di mobilitazione per la tragedia del motopesca Francesco Padre a Molfetta
MOLFETTA - Diciannove anni. Sono sufficienti diciannove anni per pretendere verità? Sono sufficienti per mettere un punto fermo nelle vite sospese di famiglie e cittadinanza coinvolte? La risposta, purtroppo, non appare scontata.
Ancora oggi, dopo diciannove lunghi anni la vicenda, il dramma dell’affondamento del motopesca Francesco Padre a Molfetta rimane lontano dalla parola fine.
Diciannove anni durante i quali i figli dei marinai sono diventati adulti e padri essi stessi, le giovani mogli diventate vedove, alcuni parenti hanno raggiunto i marinai senza vedere riconosciuta la causa, ciò che in fondo, sin dai primi successivi momenti dall’affondamento del motopesca, si sapeva: il Francesco Padre, non trasportava armi, non praticava contrabbando; fu fatto affondare! Anni durante i quali si sono succedute archiviazione, rogatorie internazionali, segreto di Stato poi, finalmente la Procura della Repubblica di Trani, coraggiosamente riapre il caso.
Un apporto fondamentale è stata la preziosa indagine svolta dal giornalista Gianni Lannes culminata nel 2009 con la pubblicazione, a cura delle edizioni La Meridiana di Molfetta, di “Nato: colpito e affondato. La tragedia insabbiata del Francesco Padre” nel quale il giornalista prospetta l’ipotesi che il motopesca si sia trovato al centro di uno specchio di mare pattugliato dalle forze Nato nel quale si stava effettuando una operazione conosciuta alla Marina Militare Italiana ma ignota alla Guardia Costiera; fu mitragliato e fatto affondare, per nascondere questa verità. Ora questa ipotesi non è più tale, ma appare suffragata dai rilievi effettuati sui resti del motopesca che giacciono sul fondo del mare, insieme a Giovanni, Luigi, Saverio, Francesco e Mario sui quali veglia ancora Leone, una famiglia che si è formata per lavoro e per scelta e poi per destino. La città di Molfetta ricorda questi marinai; non ha mai avuto dubbi sull’onestà della marineria e degli armatori, la famiglia Pansini, che quella drammatica notte ha perso Giovanni e non ha mai creduto a ipotesi frettolose quanto fantasiose che avevano l’unico fine di liquidare in fretta questa tragedia.
Molfetta non ci sta e vuole che venga ridata dignità a dei lavoratori che facevano onestamente il proprio lavoro e che una notte di novembre del 1994, si trovarono al centro di “un fuoco amico”. Il Comitato Francesco Padre –verità e giustizia, con la casa Editrice La Meridiana, la Diocesi Molfetta-Giovinazzo-Terlizzi- Ruvo di Puglia e dell’Associazione Armatori ha promosso giornate di sensibilizzazione affinché non cada tutto nell’oblio. C’è il rischio, infatti, che poiché sono rimaste inevase le richieste di rogatorie internazionali, i tempi concessi all’inchiesta scadano e si proceda ad archiviazione.
Per questo si è reso necessario fare il punto della situazione e renderlo noto a tutta la cittadinanza cui viene chiesta la compilazione di cartoline da inviare al Presidente della Repubblica affinché solleciti le diplomazie internazionali a fornire in tempi brevi, risposte al legittimo desiderio di giustizia e a far sì che il caso non venga liquidato con un’altra archiviazione. E se questo non può portare indietro ai minuti precedenti una tragedia che si doveva evitare, almeno servirà a rendere pace e giustizia ai morti e alle loro famiglie nonché dignità ad una categoria di lavoratori fondamentale per la nostra città.
Gianni Lannes ha abbracciato questa causa, ormai da anni e durante la serata del 5 settembre a Molfetta ha ripercorso anche la sua vicenda umana che lo ha portato ad impegnarsi, pagando personalmente con intimidazioni ed attentati, per la ricerca della verità.
Il Maestro Cantastorie Pietro Capurso ha animato il racconto della tragedia venerdì 6 settembre, seguendo i disegni di Elvira Mastrorilli ispirati dalla piccola Francesca Costantini presso il rione Madonna dei Martiri e successivamente presso la Fabbrica di San Domenico ove la serata è proseguita con gli interventi del sindaco Paola Natalicchio, del Vescovo della Diocesi Mons. Luigi Martella, di Elvira Zaccagnino responsabile della casa editrice La Meridiana, di Nicki Persico, avvocato di parte offesa e di Maria Pansini, portavoce del Comitato Francesco Padre Verità e Giustizia (nella foto: Martella, Nataliccchio, Pansini, Zaccagnino, Persico) i quali si sono uniti in un coro unanime per chiedere a gran voce alla comunità molfettese, l’invio al presidente della Repubblica di cartoline che hanno lo scopo di sollecitare la produzione di atti richiesti ormai da anni affinché sul caso non piombi una nuova archiviazione. La serata è proseguita con le performances degli Os Argonautas di alcuni suggestivi brani e del Teatro dei Cipis che ha eseguito una pièce teatrale evocativa e di riflessione. Infine il saluto musicale con la sentita esecuzione della preghiera del nostro compianto vescovo Don Tonino Bello “Dammi Signore un’ala di riserva” mentre volavano in cielo cinque palloncini celesti ed uno azzurro che porteranno in cielo l’abbraccio dei cittadini a quei cinque lavoratori ed al loro cane.
Da sabato 7 a lunedì 9 settembre presso i giardini del parco comunale nel centro storico in via san Girolamo sarà possibile visionare la rassegna stampa di questi diciannove anni.
Le cartoline, distribuite in serata, posso essere ritirate presso la sede della casa editrice molfettese La Meridiana in via Sergio Fontana 10/C, un atto di coscienza che non costa nulla ma fondamentale per riaccendere la speranza.
Sul numero di ottobre di Quindici saranno pubblicati approfondimenti sulle giornate e sulle indagini in corso, con pensieri dei protagonisti della serata e della piccola Francesca, ispiratrice dell’immagine della cartolina.
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