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Vita da fuorisede? I racconti non ingannino
15 dicembre 2007

Appio Claudio Cieco molti secoli fa racchiuse in poche parole uno dei più grandi insegnamenti di vita e numerose generazioni, negli anni, imparando dal suo “Faber est suae quisque fortunae” sono cresciute avendo bene in mente i sogni da inseguire e i sacrifi ci da affrontare per raggiungerli. La scelta della facoltà universitaria dopo il percorso quasi obbligato delle scuole “generaliste” rappresenta la prima tappa della lunga corsa verso la costruzione della storia della propria vita. Nella maggior parte dei casi è una scelta ponderata, studiata e valutata in maniera quasi scientifi ca: nella sezione pro si mettano pure la maggiore libertà, l'indipendenza e la spensieratezza, ma nei contro ci si trova quasi sempre a fare i conti con gli affetti più grandi, genitori e fratelli da rivedere dopo mesi, la fi danzata da rassicurare, barattando lo splendido rapporto quotidiano con l'ultima offerta del gestore di telefonia mobile. Ma la voglia di affrancarsi senza aiuti da un destino già segnato, con i call center unici ad interessarsi al tuo futuro nonostante laurea e master, è più forte di tutto e così, rinunciando alle comodità, si decide di andare, di affrontare la sfi da e mettersi alla prova duramente, anche tra fornelli e lavatrici. La mia esperienza di fuorisede, vissuta in due città, Lecce e Milano, diversissime tra loro ha avuto un comune fi lo conduttore: il mantenimento delle abitudini familiari e la tranquillità della quotidianità condivisa con un ristretto gruppo di amici. È troppo importante trovare dei compagni fi dati con cui parlare per ore dei progetti, delle speranze, dei sogni, giocare a calcetto e preparare e gustare cene esagerate per superare il trauma e vivere al meglio fuori di casa. Gli esami scandiscono, con velocità imposte dalla volontà e dalle attitudini, il tempo residuo per il ritorno a casa, con l'obiettivo scolpito fi sso in ogni pensiero: tagliare al più presto il traguardo fi nale e raggiungere la Puglia per mettere a frutto quello per cui si è lottato duramente. Vivere da solo è un'esperienza molto utile, che responsabilizza e arricchisce, una prova stimolante per iniziare a costruirsi come uomo. Sembrerà strano ma la vita di chi studia lontano da casa non è uguale per tutti. Troppo spesso i media, spinti dalla pancia invece cha dalla ragione, dipingono situazioni limite, comode solo per attirare audience, mancando di rispetto a chi, con coraggio e passione, ha lasciato gli affetti per seguire i propri sogni. Forse per chi crede che i fuorisede conducano una vita dissennata alle spalle delle proprie famiglie leggere queste righe risulterà abbastanza deludente, ma credo che anche a parecchi km di distanza dal “controllo” genitoriale le feste troppo alcoliche, droga e altri squallidi divertimenti rimangano prerogativa esclusiva di chi, anche nel nido familiare, ha ricercato in quello stile di vita la propria ragione d'essere. La maturità delle scelte non è cosa di tutti…
Autore: Giuseppe Bruno
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