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Viale Madonna dei Martiri voglia di riscatto umano ma il Comune di Marcello la Forgia si gira i pollici
15 novembre 2010

Viale Madonna dei Martiri alla deriva, in attesa di un intervento di riqualificazione socio-ambientale e edilizia che tarda a arrivare. Ancora bloccato il progetto Pirp (Programmi Integrati per la Riqualificazione delle Periferie), dopo l’ultimo ricorso della Regione Puglia al Consiglio di Stato. Il Tar di Puglia, con ordinanza n.765, aveva obbligato la Regione alla revisione della delibera regionale n.61/09 che escludeva il progetto di Molfetta dalla graduatoria, decretando il 9 marzo 2010 la vittoria giudiziaria del Comune (che nel 2009 era ricorso per primo al Tar per questa esclusione). Battaglia a denti stretti, nessuno cerca una negoziazione bipartisan per il benessere dei cittadini, schiacciati dalla morsa dalla guerriglia mediatico- giudiziaria. La soluzione sembra essere la Programmazione Comunitaria 2007-2013, integrata con i fondi dello I.A.C.P. di Bari (Istituto Autonomo Case Popolari) in base alla legge n.560/93. Quindici, che più volte ha denunciato lo stato di degrado sociale e edilizio del quartiere, ritorna tra le strade del Viale Madonna dei Martiri per dar voce ai residenti. I RESIDENTI: NESSUNO PENSA PIÙ A NOI «Le promesse fatte dal sindaco Azzollini alle elezioni del 2008 si sono rivelate un bluff - il rammarico di un residente – due anni fa eravamo stati informati della riqualificazione della zona, per cui sarebbe stato necessario spostarsi da parenti e amici, ma fino a ora non è cambiato niente». Tante opere pubbliche nel triennio 2010-12, tra cui lo stesso Pirp (4,2milioni di euro nel 2010), nessuna ordinaria programmazione per questa zona, a parte il relitto della Cittadella degli Artisti (necessari altri finanziamenti per il prosieguo dei lavori). Motivato il ritardo del Pirp per le diatribe tecnico-politiche, non altrettanto l’assenza ingiustificata di minimi interventi socio-edilizi: niente in cantiere per un rione che ospita una basilica pontificia e la patrona della città. «Nessun interesse per noi, i nostri politici li vediamo in occasione delle feste e delle elezioni». Eppure, il vicesindaco Pietro Uva nel luglio 2009 ribadiva la priorità «di cambiare il volto di questo quartiere puntando a un radicale innalzamento della qualità della vita dei suoi residenti» (comunicato stampa). L’assenza di controlli e pulizia, la latitanza politica hanno accresciuto stereotipi e pregiudizi, acuendo il solco con il resto della città. «Nessuno vuole investire tra le nostre strade. Abbiamo un solo bar e una macelleria. Il porto darà vigore a questo quartiere? Intanto il porto non c’è, ci sono solo la draga, le pietre e le mine, la noncuranza comunale e civile». Non mancano, però, potenziali risorse umane e ambientali: «nessuno valorizza la nostra basilica, la nostra storia, i nostri giovani, la nostra spiaggia e l’ambiente ai confini con Bisceglie, inquinati da scarichi fognari e rifiuti». CASE E MANTO STRADALE A PICCO Case usurate senza ascensori, senza un minimo di decoro estetico, danneggiate dalla umidità sui muri, con crepe, mattonelle divelte, stanze piccole, sistemi elettrici e fognari inefficienti. Alcune appartengono al S.u.n.i.a. (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari), che a quanto pare non muove un dito, altre sono di proprietà dei residenti, incapaci di sostenere i costi di una ristrutturazione edilizia completa e a norma di legge. «I proclami politici non ci toccano più, hanno venduto solo fumo», irritata rassegnazione di chi vive nel silenzio e con grande dignità le sue indigenze economico-sociali, senza l’aiuto di nessuno. Indigenze accresciute dalla discontinuità operativa dei servizi sociali cittadini, come hanno ribadito gli stessi residenti a Quindici. E, quando manca l’intervento degli organi competenti, è necessaria l’iniziativa personale: «stanco di discutere continuamente con gli addetti ai lavori e gli organi competenti, per tappare una grossa falla nella strada ho comprato l’asfalto e ho provveduto in modo autonomo». Un manto stradale dissestato, quello del Viale dei Crociati e di via Madonna dei Martini, si spera inserito nei primi tratti da bitumare ora che la Cassa Depositi e Prestiti ha autorizzato il mutuo di 3milioni di euro al Comune di Molfetta (prossimo passo la gara d’appalto). VOGLIA DI SICUREZZA E RISCATTO UMANO Maggiore sicurezza pubblica, controlli continui e idonea videosorveglianza chiedono i residenti, oltre a un’efficiente illuminazione pubblica, soprattutto serale perché «i bambini che escono dall’oratorio sono costretti a camminare nel buio esponendosi a ogni pericolo». Nessun centro di ricreazione e educazione giovanile, se si esclude l’opera di formazione offerta della basilica. Come rimarcato nell’articolo «Cittadella degli Artisti una tela di Penelope» (numero di ottobre, p. 15), la Cittadella degli Artisti e il centro socio-educativo per minori Il Laboratorio sono cadaveri impagliati che non si vuole o non si sa riesumare. Non ci sono scuole rionali accessibili in sicurezza ai bambini, perché «la scuola più vicina è la don Cosmo Azzollini e per arrivarci i nostri figli sono costretti a affrontare il traffico e l’incrocio di via Madonna dei Martiri». Assenti i bagni pubblici e danneggiati gli impianti idrici delle palazzine, visitatori e residenti si riversano nei bagni privati della basilica, trasformandoli in vere e proprie latrine. Situazione insostenibile anche per la carità e l’accoglienza francescana dei frati. «Occorrono bagni pubblici lungo il Viale dei Crociati, come già realizzato dall’Amministrazione de Cosmo, poi eliminati per incuria, poca manutenzione e vandalismo. Ad esempio nella villetta dell’Ospedaletto dei Crociati ci sono alcuni bagni pubblici, ma, mancando un custode e un servizio di pulizia, non è mai aperta quotidianamente». La sporcizia? «Non dipende solo da noi» «La sporcizia che si trova a pochi metri dal mare è lasciata anche da coloro che sostano lungo il Viale dei Crociati con pizze, birre e bibite – ha spiegato una residente a Quindici – è opportuno che l’Asm sia meno superficiale e utilizzi non solo unità meccaniche, ma anche personale con scope e palette per i rifiuti sulla spiaggia e dietro il muretto del marciapiede a pochi metri dalla battigia, oltre a posizionare maggiori cassonetti e contenitori della spazzatura». Ad esempio, in occasione della benedizione del mare durante la novena della Madonna dei Martiri, «l’acqua in superficie presentava imbarazzanti chiazze opache e la spiaggia era sporca di rifiuti». Per non parlare delle fallaci derattizzazioni, che «tutto uccidono, tranne i topi», della potatura mancata per i salici del viale, dell’incuria riservata alla villetta antistante l’ingresso della basilica «che potrebbe essere abbellita con piante ornamentali e più curata», della numero limitato di contenitori della spazzatura lungo il viale. E «durante la fiera, commercianti e ambulanti, italiani e stranieri, pisciavano agli angoli delle nostre palazzine, oltre a cartoni e rifiuti vari ammassati per strada». Passati oltre due anni dalle ultime operazioni di pulizia generale del quartiere, nell’ambito della bonifica dall’area portuale compresa fra Molo Pennello, banchina San Domenico, banchina Seminario e Molo San Vincenzo, in occasione della festa patronale: le distese di rifiuti non sono solo un brutto ricordo. È mancata una sterzata decisiva nella mentalità di una città capricciosa, poco abituata alla solidarietà e alla cura sociale, molto al pregiudizio gratuito sulla scia della politica italiana.

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