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Via Fontana, simbolo della periferia urbana
15 ottobre 2007

L'immagine più emblematica della periferia, Molfetta, la offre in via Aldo Fontana. Edifici costruiti con imperizia, mal collegati con il resto della città, agglomerati di case popolari, assenza di qualsivoglia attività commerciale, aree verdi devastate, in una parola: degrado. Per fortuna non sono state del tutto abbandonate le famiglie che qui avevano comprato casa 12 anni fa e che dopo pochi anni hanno dovuto abbandonarla in seguito ai noti problemi strutturali, che hanno portato all'abbattimento degli stabili. La storia è cominciata con le stesse speranze di chi in questi mesi si sta trasferendo nelle zone di nuova espansione. La sospirata casa che fa chiudere, in un primo momento, un occhio sui ritardi nelle opere di urbanizzazione. Poi si presentò un primo problema, quello delle case popolari. Infatti, chi aveva comprato dai privati, non pensava che nel quartiere ce ne sarebbe stata una così alta concentrazione. Seguirono le proteste al Comune e la paura che l'area si trasformasse in un surrogato della Madonna dei Martiri. Poi il terremoto in Molise, le crepe e l'ordinanza di sgombero giunta nel dicembre del 2002. Della vicenda legata alle 5 palazzine, poi demolite e oggi in fase di ricostruzione, vogliamo, però, raccontare in quale stato le famiglie evacuate ritroverebbero la zona in cui hanno investito i loro risparmi. Dei due campi di calcetto sono rimasti solo i pali delle porte e il pallone facilmente potrebbe arrivare sul ponte di ponente che si chiude proprio alle spalle di una di esse. Il piccolo giardino tra la serie di palazzi è un lontano ricordo di come appariva quando è stato impiantato. Recinzioni divelte, erba altissima, costruzione diroccata. In dodici anni nessuno ha fatto un investimento in una attività commerciale in questa zona. Una sola circolare passa e anche per acquistare i beni di prima necessità occorre spostarsi e si rende necessario farlo in auto. Una breccia nel muretto che la circonda e il collegamento sterrato con viale Don Tonino Bello rappresentano oggi l'unica speranza per chi nel 2009 riavrà le proprie case, anche se non del tutto complete. Precisamente le 50 famiglie dovranno nuovamente metter mano al portafoglio per ultimare ciò che il finanziamento pubblico non sarà in grado di coprire. Comunque ciò che sta sorgendo in via Ruvo costituisce un'occasione per il quartiere, nuove case metterebbero fine all'isolamento e potrebbe rivalutare l'intera area. Ma per questo, purtroppo, non è il caso di aspettarsi tempi brevi.
Autore: Michele de Sanctis
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