Vendola e Natoli a confronto in un libro sulla speranza
Pubblicato dalla Meridiana il confronto fra politico e filosofo avvenuto lo scorso anno durante i “Dialoghi di Trani”
MOLFETTA - L'edizione 2005 dei Dialoghi di Trani si concluse con il “Dialogo” tra il filosofo Salvatore Natoli e il politico, Presidente della regione Puglia, Nichi Vendola (nella foto). A dare vita al dialogo la domanda complessa ma estremamente affascinante posta dal giornalista Piero Dorfles: sarà la tecnologia a salvare la generazione che oggi non ha nessuna certezza rispetto a quanto accadrà tra quarant'anni per quanto riguarda la compatibilità tra crescita, consumi e sviluppo?
La casa editrice la meridiana di Molfetta ha pubblicato questo dialogo - “I dilemmi della speranza: un dialogo” - in cui politica e filosofia si confrontano ponendo al centro del confronto il tema della speranza. La speranza è lo strumento grazie al quale l'umanità può immaginare che le cose vadano meglio; ma la speranza, ci dice il mito, è anche un'illusione. Alle volte avere delle speranze significa illudersi e illudersi significa andare incontro, talvolta, a delusioni. È molto facile che chi si illude alla fine scopra anche che le illusioni erano sbagliate.
La domanda nodale di questo dialogo, dunque, parte da questo interrogativo: quanto le speranze — che, in qualche modo, economisti e specialisti dei continenti in via di sviluppo e dell'energia stanno producendo — non ci illudono per poi deluderci?
Perché, se è vero che dentro il nostro destino ci sono sicuramente grandi possibilità, in questo momento rischiamo di vivere in una sorta di feticismo della tecnologia, pensando che spetti ad altri, quelli che hanno competenze tecniche, e non a ciascuno di noi, lasciare ai nostri figli un mondo abitabile.
Dai tornanti della riflessione filosofica e da quelli dell'impegno politico, questo originale dialogo conduce alla conclusione che solo un amore maturo e, dunque parziale e non paranoico, rispettoso della vita e non sprezzante, può fondare, in questo tempo, una speranza che non si rovesci nel suo contrario.