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Una maschera per nascondere la sagra che non c'è
15 febbraio 2008

Se le strade della città non fossero invase da coriandoli e residui di battaglie a colpi di schiuma da barba o spray di dubbia provenienza probabilmente lasceremmo che l'ennesimo carnevale passi senza il minimo disturbo. Sì perché ancora una volta Molfetta sembra averlo cancellato dal calendario delle feste: abbiamo ormai scordato la consueta parata dei carri e ci rassegniamo davanti ad un corso Umberto pressoché desolato persino nei giorni di festa. D'altro canto il consiglio comunale non rimane certo con le mani in mano e cerca di porre rimedio, a modo suo, organizzando ogni anno un veglioncino che coinvolga buona parte dei bambini molfettesi, almeno loro. Il veglioncino di quest'anno, tenutosi presso il PalaPoli, ha visto come protagonisti, tra gli altri, gli alunni di diverse scuole molfettesi (scuola elementare Zagami, scuole medie “Poli” e”Savio” e, immancabili, scuole di teatro e di ballo) e i cabarettisti Savino & Terrafi no. Una sorta di festa in famiglia con alcuni piccini allo sbaraglio per mascherare il vuoto totale. Una maschera al carnevale che non c'è. Apprezzabile solo la fi nalità umanitaria dello spettacolo per benefi cenza. E così, ogni anno, il molfettese medio è costretto ad arrangiare festeggiamenti casalinghi, se non ad “emigrare” momentaneamente nelle città limitrofe almeno per godere di una sfi lata dei carri, seppure modesta. Non chiediamo certo una fedele imitazione del carnevale brasiliano, ma almeno segni di ripresa da parte di una città che, ora più che mai, sembra subire silenziosamente una situazione di torpore collettivo. Sia chiaro che nessuno è escluso da eventuali responsabilità: è per questo che l'obiettivo per l'anno nuovo dovrebbe essere far tornare Molfetta città attiva, ricca di iniziative, in modo da innescare una reazione a catena che porti benefi ci su tutti i settori. Perché non iniziare proprio da qualcosa di apparentemente insignifi - cante per mostrare ai cittadini, ormai stanchi di tanta pigrizia mentale, che la nostra città non è ancora del tutto abbandonata?
Autore: Ilaria Ragno
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