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Un test per tutti
15 maggio 2004

Queste elezioni europee e provinciali, come ormai avviene da tempo nel nostro Paese, sono destinate a diventare un test di natura politica e quindi potrebbero essere anche un test amministrativo per la nostra città a metà del percorso della maggioranza di centrodestra che la governa. Probabilmente non lo sarà perché i cittadini appaiono distratti dai problemi quotidiani, dalla necessità di far fronte all'impennata dei prezzi che costringe perfino la fascia dei redditi medi a sacrifici sempre più pesanti. La politica appare sempre più lontana dalla gente e la gente dalla politica. E' un errore, ne siamo pienamente consapevoli, perché la causa del declino del Paese e della nostra città è dovuta proprio all'incapacità della classe politica di gestire questa situazione di crisi in modo deciso, perché preoccupata a Roma di tutelare gli interessi di pochi possessori di redditi elevati e di un premier che non vuol sentir parlare di conflitto di interessi, proprio perché è fortemente impegnato a tutelare i propri interessi. E gli italiani? Basta tenerli buoni con qualche promessa di riduzione di tasse, dopo aver promesso aumenti di pensioni, che ora, invece, si vuole ridurre o tagliare. Nel frattempo il prezzo della benzina è arrivato alle stelle, i prezzi dei beni di prima necessità hanno raggiunto livelli sempre più proibitivi e la gente che si era illusa di un nuovo miracolo italiano o della possibilità di arricchirsi con facilità, si ritrova a cercare di arrivare alla fine del mese con uno stipendio che basta al massimo fino al 20. E' questa una realtà incontrovertibile, con la quale ognuno di noi è costretto a fare i conti e non ci sono “promesse” che tengano. Anche nella nostra città le promesse si sono sprecate: rilancio economico e produttivo, avvio dell'edilizia e costruzione di case subito e a prezzi accessibili, lavoro per tanti giovani disoccupati, tutela della salute. I risultati: economia in ginocchio; edilizia ancora in attesa di decollo, mentre i prezzi delle case ancora da costruire sono già arrivati alle stelle, come i canoni di locazione, ormai impossibili, degli appartamenti; la disoccupazione cresce costringendo - come “Quindici” ha dimostrato con la sua inchiesta qualche mese fa – tanti giovani ad emigrare al Nord; la sanità pubblica è stata umiliata ed offesa sia nelle sue strutture che nelle sue funzioni, i cittadini sono oggi costretti a spostarsi nei Comuni vicini anche per un semplice intervento di appendicite. E ci fermiamo qui, ma potremmo continuare in questa analisi di mancata attenzione ai bisogni collettivi, per privilegiare quelli particolari. E' il trionfo dell'individualismo (peraltro di infima qualità). I partiti della maggioranza oggi sono troppo impegnati a seguire l'evoluzione edilizia e le cooperative con la speranza di un ritorno in termini di voti (e speriamo solo di quelli), per potersi occupare dell'amministrazione della cosa pubblica. E i risultati si vedono. Il segno tangibile dell'attività amministrativa? Tante belle palme sparse un po' dappertutto, perfino davanti al nuovo ufficio postale del centro e il balletto del cambio di partito con consiglieri che vergognosamente si offrono al miglior offerente. E' uno spettacolo squallido quello a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni: dall'Udc dove alcuni consiglieri hanno prima tastato il terreno di possibili candidature provinciali (e qualcuno ha rincorso invano una poltrona di assessore, anche se solo per qualche mese) prima di cambiare casacca. C'è stato perfino chi ha fatto un triplo salto mortale degno dei suoi passati trascorsi in un partito, ormai defunto, che si era caratterizzato più per gli interessi di parte che per quelli generali, con qualche vittima eccellente nello scandalo Loocked. Ma più di tutti nel gioco dell' “accattonaggio” politico si è caratterizzato un partito che non ha caso ha premesso alla sua sigla, la parola “nuovo”, classica ipocrisia di chi nuota sempre nel “vecchio”, abituato com'è a passare senza ritegno da sinistra a destra e a mettere insieme un “partito” inesistente, raccattando consiglieri a destra e a sinistra per piazzarli uno al collegio di Levante e l'altro a quello di Ponente. Quello che ha fatto, ad esempio, il “Nuovo Psi” è certamente riprovevole e va additato all'opinione pubblica proprio come esempio della peggiore politica. Sugli uomini stendiamo un pietoso silenzio, perché anche nominarli, significherebbe conceder loro un'immeritata pubblicità. Ebbene, in questi giorni molti cittadini ci telefonano per chiederci a chi assegnare il proprio consenso, ma sono anche tanti coloro che sono talmente nauseati dal “teatrino” di certa politica, da voler rinunciare all'esercizio del proprio diritto di voto. Niente di più sbagliato: proprio perché si è nauseati, occorre mobilitarsi per cambiare, per scegliere gli uomini migliori e ce ne sono in tutte le liste, a destra come a sinistra. Ma, per cortesia, lasciamo a casa o meglio sui manifesti le facce di coloro che hanno fatto della politica solo un mezzo per gestire una fetta di potere a proprio tornaconto o che usano una candidatura per cercare di acquisire una visibilità che altrimenti non avrebbero mai raggiunto. Ci auguriamo che queste elezioni siano veramente un test per tutti: per l'Italia, per Molfetta e per ciascuno di noi che potrà misurare la propria autonomia democratica e la propria capacità di scelta, senza farsi condizionare da fumose promesse o da premi in denaro (dicono che in città circolino ancora questi metodi “lauriani”), condannando voltagabbana e uomini senza qualità, abituati perfino ad esaltare l'egoismo privato come virtù pubblica. Questo non possiamo proprio accettarlo: è un'offesa per la nostra intelligenza, ma ancora di più per la nostra dignità. direttore@quindici-molfetta.it
Autore: Felice de Sanctis
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