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“Un pericolo da scongiurare: l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia sana” L’INTERVISTA. Il prefetto di Bari dott.ssa Antonella Bellomo va in pensione: un bilancio della sua attività
15 settembre 2023

Il prefetto di Bari dott.ssa Antonella Bellomo, 67 anni, già commissario prefettizio a Molfetta nel 2000 e nel 2008, dal 1 settembre è andata in pensione. Abbiamo fatto un piccolo bilancio della sua attività e dei problemi affrontati durante il suo prestigioso incarico, ricordando anche il periodo in cui ricoprì quello di commissario prefettizio a Molfetta. 1. Dott.ssa Bellomo dal 1 settembre andrà in pensione. Possiamo tracciare un piccolo bilancio della sua attività e dei problemi che ha dovuto affrontare. Lei ha svolto la sua attività di prefetto anche a Lecco: qual è la differenza sul piano della criminalità? E’ stato più facile operare a Bari dove conosceva il territorio? 2. A Bari credo che lei abbia avuto due grossi impegni: la vista del Papa e l’emergenza Covid. Come li ricorda? 3. Il Covid ha visto aumentare la criminalità durante e dopo la pandemia? 4. Il problema della sicurezza è molto sentito dai cittadini, come è stato affrontato? Il procuratore della Repubblica di Trani Renato Nitti in un incontro al Rotary lanciò l’allarme su “Molfetta terra di mafia”. Che idea si è fatta del fenomeno criminale a Molfetta, anche attraverso gli incontri dei Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica? 5. Bullismo, baby gang e spaccate delle vetrine, oltre ai furti, sono gli aspetti più diffusi della microcriminalità a Molfetta e nella Provincia di Bari. Il fenomeno è il sintomo della mancanza di modelli positivi e dell’assenza del ruolo educativo della famiglia? Come diffondere la cultura della legalità? Questa criminalità è frutto di un disagio sociale o di una cultura di illegalità diffusa? La microcriminalità come nasce e come si alimenta? Mancano strutture e mezzi per affrontarla adeguatamente, anche attraverso la prevenzione che, credo, sia stata una delle misure avviate durante il suo incarico prefettizio? L’incremento turistico attira la criminalità e favorisce traffici illeciti? 6. Qual è il senso delle misure interdittive adottate da lei nei confronti di alcune aziende? Infiltrazioni mafiose? Il voto di scambio è un’altra piaga della nostra società, come affrontarla? 7. Il fenomeno dell’usura è presente nel nostro territorio: è un segnale di un aumento della povertà. Ma le denunce sono poche, per paura o sensazione dell’impotenza dello Sato a risolvere il problema? 8. La questione dell’immigrazione è stato uno degli altri grossi problemi che lei ha dovuto affrontare, soprattutto per l’arrivo di tanti minori non accompagnati. Strutture e mezzi insufficienti rischiano di fare dei migranti una nuova manovalanza per la criminalità? C’è differenza fra la criminalità straniera e quella italiana? Lei ha dovuto gestire i soccorsi per i migranti, come è possibile migliorare questo servizio? A Molfetta si sono registrati anche fenomeni di fuochi di artifici illegali, un nuovo modo della criminalità per dimostrare il controllo del territorio? 9. Che ricordi ha della sua esperienza come commissario prefettizio a Molfetta? Quanto è cambiato sul piano della sicurezza da allora ad oggi? 10. Quale è stato l’episodio più bello della sua carriera e quello più triste? Ha dei rimpianti o qualcosa che avrebbe voluto fare, ma non è riuscita, sebbene non per colpa sua? 11. Come vede il suo futuro da pensionata, dopo anni di attività frenetica che il suo ruolo comporta? «Ho svolto l’incarico di prefetto a Lecco, Matera e Taranto prima di essere nominata a Bari dal 7 gennaio 2020. Ogni esperienza è stata formativa e ricca di stimoli professionali e umani. A Lecco sono arrivata il 14 maggio 2012, dopo aver svolto l’incarico di commissario prefettizio e poi straordinario a Palmi in provincia di Reggio Calabria. Ho da subito apprezzato l’efficienza degli apparati istituzionali della Lombardia e la laboriosità della popolazione. I problemi da affrontare erano diversi ma richiedevano ugualmente attenzione e considerazione. Anche quel territorio aveva conosciuto la criminalità organizzata ed erano presenti alcuni esponenti della ‘ndrangheta che gestivano attività commerciali. A Bari ho avuto certamente il vantaggio di conoscere già il territorio e molti rappresentanti delle istituzioni, tuttavia sono stata lontana quasi 10 anni e quindi ho comunque dovuto studiare i nuovi fenomeni e cercare di essere sempre aggiornata e all’altezza della situazione. L’incarico è iniziato con il grande evento della visita del Papa per il convegno della Cei, ma già in il virus aveva colpito in Lombardia e la preoccupazione aleggiava nell’aria pur festosa per la presenza del Santo Padre. Il giorno successivo che era un lunedì ci fu una riunione in Regione convocata dal Presidente Emiliano con i massimi esperti sanitari. Il virus era poco conosciuto e anche le indicazioni del Governo al momento erano restrittive solo per la Lombardia. Quello che ne è seguito è noto a tutti, voglio solo ricordare che nonostante la preoccupazione per la salute propria e dei propri cari in Prefettura abbiamo continuato sempre a lavorare ed assicurare il necessario raccordo fra la regione e gli enti locali, nonché i controlli sull’ottemperanza delle prescrizioni che il Presidente del Consiglio adottava con le varie Ordinanze, fra cui l’autorizzazione alle attività economiche che dopo il primo periodo di chiusura erano autorizzate ad operare con l’esigenza di rispettare le precauzioni anti-contagio. Il periodo è stato difficilissimo, ma la ripresa è stata rapida, l’operosità dei cittadini l’ottimismo ci ha aiutato a superare questa fase non senza alcune conseguenze. Se in quei mesi i reati, in particolare quelli contro il patrimonio si sono azzerati con la ripresa delle attività economiche con il movimento delle persone e del turismo, la criminalità ha ricominciato a dedicarsi ai furti anche con sistemi più aggressivi. Il sistema della sicurezza è complesso e si fonda su vari attori: le forze di polizia che presidiano il territorio, la magistratura che coordina le indagini che assicurano alla giustizia gli autori dei reati, gli enti locali che possono investire in sistemi di videosorveglianza ormai molto efficienti e largamente finanziati anche dallo Stato e i cittadini che devono collaborare con la denuncia e con la predisposizione di misure di difesa passiva. Molfetta è uno dei Comuni più grandi della città metropolitana con la presenza di molte realtà produttive che attirano gli interessi della criminalità organizzata che mira a inserirsi per lucrare i profitti. Già da alcuni mesi si sono verificati episodi di scippi per strada e manifestazioni di violenza da parte di minori. Il Comune nei vari incontri in prefettura ha riferito di alcune iniziative di sostegno per le famiglie più disagiate e per i giovani, ma probabilmente occorre un maggiore coinvolgimento della società civile che deve fare una scelta di campo a favore della legalità a tutto tondo, non solo enunciata, ma di gesti concreti che mostrino la fiducia nello Stato, incentivando la collaborazione con le forze di polizia e rifiutando ogni compromesso o scorciatoie. I fenomeni che si sono verificati a Molfetta e a Bari non sono diversi da quelli che stanno interessando tutto il territorio Italiano perché viviamo in una società globale dominata dai social che moltiplicano l’effetto emulativo e depotenziano l’assunzione della responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni. Vi è poi una grande diffusione del consumo di sostanze stupefacenti che prescinde dall’età e dal ruolo sociale. In questo campo sono ancora poche le iniziative di vera prevenzione anche per la mancanza della reale percezione del pericolo a cui si va incontro e del disvalore di tale abitudine. Un pericolo da scongiurare è l’infiltrazione della criminalità organizzata nell’economia sana, a tale rischio la prefettura risponde prestando la massima attenzione al settore degli appalti pubblici anche in vista dei numerosi finanziamenti del PNNR, ma anche dei servizi, dei pubblici esercizi e di tutte le attività che hanno grossi margini di profitto che stimolano l’appetito della criminalità. Non è un compito facile perché occorre mettere a sistema il contributo degli enti locali che rappresentano le antenne sul territorio e incrociarli con le informazioni delle forze di polizia e le eventuali attività giudiziarie. Anche l’usura è spesso un reato commesso dalla criminalità organizzata che dispone di molto danaro da riciclare e quindi chi non denuncia oltre a rimanere schiavo del suo creditore finisce per alimentare il potere del clan con tutte le conseguenze. Se vi è la collaborazione della vittima di usura il reato viene sicuramente scoperto, l’autore può essere assicurato alla giustizia e qualora l’usurato sia un imprenditore lo Stato appresta dei benefici per poter riavviare l’attività economica compromessa. In questi ultimi mesi si è registrato un aumento degli arrivi di migranti conseguenza di un fermento soprattutto nell’Africa sub sahariana, circa il 10% delle persone sono minori non accompagnati spesso adolescenti sui quali i genitori investono per assicurare loro un futuro migliore. Le strutture di accoglienza sono principalmente quelle governative perché mancano offerte dei privati, tuttavia se si riuscisse a distribuirli capillarmente sul territorio si potrebbe assicurare una loro integrazione. Se gli stranieri hanno la possibilità di lavorare possono costituire una risorsa e sopperire alle esigenze dell’imprese, quelle agricole che chiedono manodopera. Quando invece, non riescono ad integrarsi finiscono ai margini della società e privi anche di quella rete di supporto familiare o amicale potrebbero diventare manodopera per la criminalità. I minori stranieri non accompagnati sono ospitati in strutture dedicate, nell’ultimo periodo un grande aiuto è stato offerto anche dai comuni in particolare anche Molfetta ha garantito l’accoglienza ai minori stranieri dimostrando di avere ancora vivo lo spirito di Don Tonino. Quello spirito che ho imparato a conoscere nei due periodi in cui ho svolto l’incarico di commissario prefettizio a Molfetta. Eravamo all’indomani dei processi che avevano sgominato i clan che spacciavano sostanze stupefacenti nel centro storico. In seguito c’è stata la ripresa con grandi investimenti nel porto il decollo del piano regolatore e della zona commerciale. Il tempo è trascorso è anche le scelte sono cambiate, Molfetta è una città moderna che deve fare i conti con nuovi problemi. Fra gli episodi più tristi del mio percorso di carriera vorrei ricordare l’incidente in cui a Molfetta morirono 5 persone per l’esalazione di gas tossici, ero stata nominata commissario da un solo giorno e per un breve periodo, ma quelle famiglie in particolare una mamma mi sono restate nel cuore. Il momento più bello è stato l’incontro personale con il Papa che mi ha stretto la mano e mi ha donato un Rosario. Mi accingo con serenità ad affrontare questa nuova avventura di vita, con l’intento di gustarmi ogni momento insieme ai miei affetti più cari ai miei amici che in questi anni mi hanno sempre sostenuto ed aiutato». Grazie e auguri. © Riproduzione riservata

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