Un monumento per onorare i marittimi
Negli anni Sessanta Molfetta conobbe un periodo di benessere mai verificatosi nel passato. Le cause di tale favorevole congiuntura vanno ricercate nella concomitanza di due circostanze: da una parte gli effetti sull’economia degli interventi statali post bellici, dall’altra le continue e cospicue rimesse degli imbarcati molfettesi che favorirono principalmente il settore edile (la casa era ed è un bene di primaria importanza) in quel periodo. Naturali furono le conseguenze sull’indotto e di conseguenza sulle assunzioni di addetti sia nel settore pubblico che in quello privato. Si ripeté ‘mutatis mutandis’ la situazione che si era verificata in Italia durante l’epoca giolittiana quando i numerosi italiani emigrati nelle Americhe inviavano ‘a casa’ i loro risparmi. Ciò premesso, posto che la nostra costituzione difende e tutela il lavoro mi è sembrato opportuno auspicare e sollecitare le forze politiche acciocché’ si decidano ad onorare quelle svariate migliaia di uomini, e le loro famiglie, che affrontarono la dolorosa fatica della navigazione e della vita sugli oceani, per guadagnarsi onestamente il pane e il benessere per se stessi e per i loro cari. Costoro affrontarono il dolore del distacco dalla patria e dalla famiglia, il gelo della vita in ambienti estranei, e i pericoli insiti nella navigazione; partirono più volte, tristi per il distacco dalla famiglia e tornarono orgogliosi e felici altrettante volte. Passando sul selciato della nostra stazione diretti ai luoghi di imbarco lì, oltre alla fontana già esistente bisognerebbe trovare uno spazio per una statua che onori il coraggio, l’onestà e la laboriosità dei nostri concittadini (l’idea sarebbe di un uomo che ritorna con la valigia e abbraccia moglie e famiglia). Ma di più occorrerebbe istituire una ‘giornata’ in onore di queste persone con relativi festeggiamenti di rito, magari una piccola fiera. Stiamo parlando, (è importante rammentarlo) per la precisione, di un numero di imbarcati stimati intorno alle sette / ottomila unità. E’ chiaro che molti di questi uomini non sono più tra noi ma, a maggior ragione, mi sembra doveroso ricordarli e onorarli insieme alle loro famiglie e ai loro discendenti che li sostennero in quelle circostanze e che saranno ben lieti della riconoscenza istituzionale nei confronti dei loro cari. © Riproduzione riservata