Un molfettese nella maxi-truffa a 230 imprese
MOLFETTA – 13.4.2002
C'è anche un molfettese, Cosmo Giancaspro, di 40 anni nella maxi-truffa a imprese e società scoperta a Roma.
Un centralino telefonico con dieci linee, una quindicina di computer, fax: era allestita così, in una lussuosa villa a Casal Palocco, la sala di regia di una delle tre società londinesi che hanno truffato oltre 230 fra imprese e società. A muovere le fila di un fitto circuito fra corrispondenza e contratti - che stipulava anche di persona con grosse società quando riteneva che ne valesse la pena - era un sessantenne, originario di Andria (Bari), tuttora ricercato.
Ex funzionario di banca, con precedenti penali specifici in Italia e in Francia, dove è vissuto molti anni lavorando per un istituto di credito, ottima conoscenza di inglese e francese, a capo di alcune imprese e della “London guarantee company ltd” è ritenuto la mente dell'organizzazione. Sarebbe all'estero e secondo alcune informazioni acquisite dagli investigatori sarebbe ammalato, ricoverato in un ospedale.
Al suo stesso livello di capacità imprenditoriale, in particolare nel concludere contratti, più portato a spostarsi per cercare clienti, l'altro ricercato, un cinquantacinquenne, di origini francesi e residente a Roma.
Il primo aveva come alter ego, secondo gli investigatori, Cosmo Giancaspro, 40 anni di Molfetta. I due, assieme a Francesco Oliva, 31 anni, svizzero di nascita residente in provincia di Udine, di professione broker (all'attenzione della Finanza che nei giorni scorsi ha perquisito la sua abitazione) e a Enzo Pietro Il Grande, 55 anni, di Roma, con ruolo più marginale, si occupavano della London guarantee company ltd.
Le altre due società, “Cambridge guarantee company” e “London security house”, erano invece dominio del secondo ricercato che ha accentrato tutto nelle sue mani dopo la morte Sabino Brudaglio, morto nel marzo 2001, che aveva il ruolo di «procuratore area director». In particolare, nella 'Cambridge guarantee company' (che faceva confluire i premi assicurativi nella banca 'Loydds Tbs' di Bruxelles), collaboravano Marco De Donatis, 40 anni, e Fabrizio Rinaldi, 53 anni, entrambi di Roma, il primo residente a Rieti e il secondo a Ladispoli.
Prima che il Gico eseguisse le ordinanze di arresto, i gestori della 'London guarantee company ltd' avevano tentato di occultare parte del patrimonio intestando immobili ad una società belga. Inoltre, stavano costituendo una società di diritto per costituire una holding in Belgio.
Secondo gli accertamenti della Finanza, l'attività dell'organizzazione era cominciata in Francia con la costituzione di società e deposito di denaro ma gli stretti controlli finanziari avevano fatto spostare gli interessi a Londra. E a Londra, dove i clienti pensavano ci fossero gli uffici delle società, c'era invece un solo referente che raccoglieva la corrispondenza per girarla direttamente in Italia. Fra i clienti, c'è anche una società statunitense con sede in Europa che in due mesi ha pagato quattro premi assicurativi per quasi 110mila dollari.
Gli investigatori della guardia di finanza, che in questo caso hanno compiuto una indagine economico-finanziaria a difesa delle imprese (rispetto alla tradizionali indagini tributarie), hanno rilevato che molte imprese che hanno stipulato contratti con le tre società londinesi (regolarmente iscritte alla camera di commercio britannica) non si sono accorte di essere state truffate. Non avendo avuto problemi di insolvenza non hanno scoperto la mancanza di fondi.
Fra le imprese truffate, c'è chi ha presentato querela e chi invece vi ha rinunciato, come la Fipe Silb, forse per non inficiare la propria immagine pubblica o ritenendo che le società avessero semplicemente avuto problemi di solvibilità. La Guardia di Finanza ha invitato coloro che hanno stipulato contratti con le tre società a rivolgersi ai loro uffici o alla procura della Repubblica di Roma per denunciare la truffa subita.