MOLFETTA - Dolore, paura, rabbia, senso di abbandono: è un Cristo umano quello che prova tutto ciò, dall’alto di una croce erta in piazza Municipio. Domenica 21 marzo è andato in scena “Tutto è compiuto”, una rappresentazione sacra della passione di altissimo livello artistico. A interpretarla gli attori dell’Associazione culturale “i teatranti di Latiano”, con la regia dello stesso interprete di Gesù, Giuseppe d’Angelo.
Un’opera di un realismo quasi spietato, certamente del tutto inaspettato, che è ricreato, dalla cruda credibilità dell’impiccagione di Giuda, del sangue che sgorga dalle ferite nel corso della flagellazione, da un Cristo assolutamente immobile che non rivela alcuna parvenza di vita.
Ma ancor più realistica, e al tempo stesso inquietante, è la forza dell’interpretazione di alcuni attori: i personaggi soffrono e, con enorme potere di coinvolgimento, si mescolano a noi facendoci soffrire insieme a loro. L’umanità diventa la loro forza: sono urla umane, quelle di dolore che emette un Gesù tremante e sofferente, e ancor più umani sono i due angoscianti monologhi scritti da Giuseppe d’Angelo stesso, l’uno di Giuda, l’altro della Madonna ai piedi della croce. La tragicità del primo è nel pentimento, un pentimento tale dal non permettere più a Giuda di convivere con se stesso e che lo spinge, con drammatici passaggi di profonda introspezione, al suicidio. Per quanto riguarda invece il secondo, esso va ben oltre il personaggio: Maria diventa innanzitutto una madre, che, come qualsiasi madre nel mondo, non riesce a sopportare il dolore della perdita del proprio figlio, con la sua bellezza, la sua vitalità, le sue speranze. Le urla disperate di un cuore trafitto da quello che forse è il peggiore dei dolori di una donna colpiscono innanzitutto la sensibilità, prima che la religiosità, strappando quasi le lacrime.
Ma per quanto straordinaria sia stata l’interpretazione degli attori, tra cui su distingue anche un Pilato perfettamente calato nel personaggio, la rappresentazione non avrebbe avuto lo stesso impatto senza la musica, che spaziava dall’apocalittico al dolce-drammatico, con fortissimo coinvolgimento del pubblico, e il supporto del video proiettore, che permetteva di applicare la tecnica narrativa del flashback e di apprezzare ,anche da lontano, la mimica e l’espressività facciale. Ancora importanti sono stati i costumi, perfettamente fedeli all’epoca.
L’evento, organizzato da Ada Acquaviva, ha sicuramente riscosso un grande successo con una fortissima partecipazione; quasi del tutto abbandonati, però, sono rimasti i posti riservati alle autorità.
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