Territorio e dinamiche di sviluppo in Puglia al Rotary di Molfetta
In occasione del mese dedicato allo sviluppo economico e comunitario – tema di grande attualità e assoluta rilevanza nello scenario di crisi economica e sociale non solo italiana ma anche mondiale – il Rotary Club di Molfetta ha organizzato presso l’Hotel Garden un incontro intitolato Il territorio e le dinamiche di sviluppo in Puglia. Ad inaugurare la tavola rotonda, il presidente del Rotary Club di Molfetta, gen. Michele Catalano che dopo i saluti di rito ci ha tenuto a regalare ai presenti un importante spunto di riflessione rispetto all’impossibilità di prescindere dal territorio e dalle sue potenzialità quando si parla di sviluppo economico e comunitario. Prima di entrare nel vivo del tema la parola è passata a Rosario Mastrototaro, presidente della commissione distrettuale “Scambio giovani” che ha riportato ai presenti l’esperienza di questo progetto che offre a ragazzi meritevoli l’opportunità di essere esposti a nuove culture e tradizioni. Si tratta di un vero e proprio service che consente ai giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni di vivere all’estero per un periodo compreso tra qualche settimana ed un intero anno accademico in qualità di ospite dei Rotary Club locali. È un’esperienza di vita molto interessante perché offre ai ragazzi la possibilità di conoscere ed imparare una lingua straniera, di socializzare con coetanei provenienti da altre parti del mondo, di esplorare una cultura diversa e divulgare la propria dando così un valido contributo alla comprensione internazionale e alla diffusione dell’amicizia in tutto il mondo, nell’ideale del vero spirito rotariano. Insomma, un strumento atto a promuovere la tolleranza e la pace tra i popoli. In rappresentanza degli scambi dell’anno corrente, alla serata erano presenti tre ragazze ospiti di una famiglia molfettese e due terlizzesi. Dopo questo breve ma intenso momento, il presidente Catalano ha introdotto il relatore – ing. Dante Altomare, vice presidente di Exprivia Spa – cui ha lasciato spazio di intervento. La lectio dell’ing. Altomare è partita da un’analisi generale ma puntuale su quella che è oggi la situazione del Mezzogiorno. Un sintomo assolutamente indicativo dello stato di salute del meridione in questo momento è l’esodo di tantissimi giovani che emigrano al nord del Paese per motivi di studio o per trovare una migliore collocazione professionale, magari più adatta e consona al loro percorso di studi. D’altronde senza percorsi formativi all’altezza, senza un tessuto economico in grado di assorbirli, senza una rete di protezione sociale che non sia sempre e solo quella familiare, quello dei giovani meridionali si configura proprio come un percorso ad ostacoli senza eguali. La conseguenza è per l’appunto l’esodo che sta diventando sempre più un fenomeno preoccupante. Di fatti – secondo il rapporto Svimez dello scorso anno – dall’inizio del millennio se ne sono andate dal Sud circa due milioni di persone, la metà delle quali erano giovani. Numeri da carestia e sicuramente che non fanno onore ad un Paese che possa definirsi civile. E pensare – come ha sottolineato Altomare – che negli anni ’90 la situazione era così diversa. C’era fermento nell’aria, una voglia di rinnovamento che fungeva da motore per un cambiamento tanto atteso e desiderato. Sembrava che potesse essere il momento della svolta economica e sociale anche se iniziava a serpeggiare e a farsi strada l’ombra di una crisi che poi di lì a poco sarebbe diventata una solida e triste realtà. Una realtà scomoda per cui oggi 1 giovane su 3 lascia la propria città per studiare nelle università del Nord, considerate più prestigiose. Questo fenomeno rappresenta una grossa perdita di intelligenze e una migrazione di risorse economiche. Così come l’esodo per la ricerca di una migliore collocazione lavorativa. Riportando questo fenomeno alla nostra città, i numeri sono spaventosi. Da Molfetta sono andati via negli ultimi dieci anni circa 1.500 giovani. Un dato sconfortante e che sicuramente deve far riflettere. Un’altra situazione di cui Altomare ha voluto parlare ai presenti è la mobilità sanitaria. Ma fermo restando che la situazione del Meridione in questo preciso momento storico è questa, quali le soluzioni? Per Altomare sarebbe utopistico pensare di creare le condizioni ottimali per far ripartire i giovani del Sud perché sarebbe impresa ardua e probabilmente irrealizzabile. Ma piuttosto nel campo dell’istruzione, complice la tecnologia si potrebbero studiare dei percorsi didattici integrati da introdurre nelle università del sud tanto da colmare il gap con quelle del Nord e renderne così equivalente la scelta da parte di chi le frequenterà. Stessa cosa per la questione relativa al lavoro. Potrebbe rappresentare una soluzione la presa in considerazione di nuove forme di organizzazione del lavoro come quelle a distanza. Ed in ultimo anche nel campo sanitario ci sarebbe da colmare una differenza sostanziale con le strutture sanitarie del nord attraverso il miglioramento delle procedure terapeutiche sempre con l’ausilio della tecnologia. Al termine della serata è stato lasciato spazio agli interventi dei presenti per un dibattito animato e interessante. © Riproduzione riservata
Autore: Angelica Vecchio