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Tanto rumore per nulla
15 aprile 2000

Com’era prevedibile gli elettori hanno bocciato tutti i candidati molfettesi e la città ancora una volta non avrà alcun rappresentante all’interno della massima assise pugliese, in un momento fondamentale per il ruolo e i poteri che l’ente assumerà con la nuova legge sulle autonomie. Ma ormai le sconfitte sono inevitabili di fronte al frazionamento e alla confusione di liste e simboli, di trasformismi, di cambiamenti di fronte e di scarsa credibilità del nostro personale politico. Del resto, manca una classe dirigente che possa definirsi tale e perfino le cosiddette nuove leve non lasciano ben sperare: non hanno spessore politico e credibilità. La sconfitta più clamorosa, anche se anch’essa ampiamente prevedibile, se solo si fosse tastato il polso dell’elettorato di sinistra come abbiamo fatto noi, è stata quella di Mauro De Sario dei “Democratici”. L’arruolamento all’ultim’ora in quello che a Molfetta sembra essere diventato il partito omnibus (arruolerà fra poco anche l’ex consigliere di An, Damiano De Palma?) o una specie di “arca di Noè”, come l’abbiamo definito nello scorso numero di “Quindici”, non è stata accolta con favore dall’elettorato. Anche perché è apparso come prezzo da pagare per il voto favorevole al bilancio da parte di chi è sembrato un avventuriero della politica per i suoi spostamenti e per la scarsa coerenza dimostrata, passando dalle critiche feroci all’amministrazione (ma allora doveva dimostrare a “destra” di essere capace di mettere in difficoltà la “sinistra”) agli elogi o ai silenzi delle ultime sedute del consiglio comunale. E tutto ciò per accreditare un pentimento necessario a passare in maggioranza lasciando solo il povero Centrone col suo partito fantasma (a proposito che fine ha fatto la fantomatica “Unione di centro” o “Movimento pugliese” che dir si voglia? Anche qui siamo stati facili profeti definendolo all’epoca “partito virtuale”), dimostrando che il re è nudo e non ha voti senza l’apporto del “gruppo de Luca”, ricacciandolo così nelle braccia del cognato sen. Azzollini, lui sì reale vincitore con 6.569 voti, il 24,36%, anche se ha goduto dell’effetto Berlusconi, non avendo un candidato locale. Ora che farà il rampante ragazzo De Sario tornerà nel centro-destra o punterà alla poltrona di sindaco, chiedendo anch’egli a Guglielmo Minervini di preparargli il terreno, come desiderava l’altro Minervini, Tommaso? Oppure, più saggiamente, frenerà le sue ambizioni, di fronte a un risultato poco gratificante non tanto per il numero di preferenze, ma soprattutto per il “gran rifiuto” da parte degli elettori dell’Asinello? Ora ci sarà una bella gatta da pelare per il sindaco che, questa volta, ha dimostrato scarsa lungimiranza politica, perché per agganciare un elettorato moderato, ha perso una buona fetta di quello progressista. Se, infatti, si considera che alle provinciali il “Movimento pugliese” aveva avuto 2.404 voti e De Sario ne ha ottenuti ora 2.477, l’Asinello ha guadagnato ben poco. Se poi si fa la differenza tra i 3.383 voti delle regionali ottenuti dai Democratici e i 3.127 delle provinciali, il risultato è di appena 256 voti. E poi, come coordinatore regionale Minervini non ha fatto una bella figura, non riuscendo a far eleggere il proprio candidato. Tanto rumore per nulla. Ne valeva la pena? Ora sarà faticoso ricucire lo strappo nella sinistra e fra gli stessi Democratici che hanno dimostrato con i loro oltre 900 voti dati alla lista e non al candidato di non aver gradito la scelta De Sario (con quelle preferenze sarebbe stato sicuramente eletto) e di non essere tutti asinelli. Senza contare il forte astensionismo, questa volta chiaramente di sinistra, visto il successo inspiegabile di An con 3.576 voti (il 13,26%), pur in presenza di una situazione conflittuale e disastrosa all’interno della sezione di Molfetta (vedi i casi De Palma, Cosimo Caputo ecc.). Che dire poi del successo di Sinisi che con 14.657 voti a Molfetta ha battuto Fitto? Anche qui se si sottraggono i voti di Visaggio, quelli di Annalisa Altomare (ex centro-destra) e dei rispettivi partiti, il candidato del centro-sinistra scende a poco più di 11mila voti, al di sotto del suo avversario che ne ha ottenuti 13.783. Una riflessione a sinistra diventa così indispensabile. Guglielmo Minervini deve chiedersi cosa è rimasto del progetto politico del ’94, soprattutto negli ultimi due anni. Come intende rispondere al disagio della sinistra? Come spiega la scelta di De Sario? E’ dovuta a “cattivi consiglieri” o a grossolani errori di valutazione? Ancora una volta ci è toccato l’ingrato ruolo della Cassandra: avevamo sottolineato, nello scorso editoriale, il fermento della base, ma non siamo stati creduti. Come farà ora Minervini a candidarsi alla Camera (com’è ormai probabile) con un elettorato così sfilacciato? E chi sarà il suo successore? A Molfetta, come a Roma, manca un leader, che non si costruisce in qualche settimana. A Molfetta, come a Roma, la sinistra non riesce a capitalizzare sul piano politico, e ancor più su quello elettorale, gli incontestabili ottimi risultati amministrativi (Prg, zona Asi ecc.). La città cosa dovrà aspettarsi per il futuro? Altri cambiamenti di fronte? Come si porrà ora la questione con gli altri neo affiliati al centro-sinistra, Udeur e Rinnovamento italiano? La crescita del centro-destra non preoccupa il sindaco? Non crede di rischiare la “dalemizzazione”? Crediamo che i suoi elettori, la sinistra in genere, ma anche i cittadini richiedano una risposta chiara e inequivocabile. E presto.
Autore: Felice de Sanctis
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