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Studenti del Classico di Molfetta al Festival dell’acqua a Bari con Canfora, Ieranò, Di Benedetto e Mirabella: la sfida dell’uomo e il mare
15 ottobre 2017

BARI - Dalle Ninfe alle Sirene, da Ulisse a Sir Robin Knox Johnston, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” in occasione di uno degli appuntamenti del Festival dell’Acqua, promosso dall’Acquedotto Pugliese, con Giorgio Ieranò, docente di Letteratura greca presso l’Università di Trento, Luciano Canfora, filologo classico, storico e saggista italiano e Alessandro di Benedetto, navigatore che ha realizzato vari record mondiali, dopo un’introduzione a cura del prof. Michele Mirabella, il mare viene considerato sotto ogni suo aspetto: ne viene trattata la stravaganza, la duplicità, l’importanza, ne viene trattato il potere, ma anche il timore.

Al Festival dell’Acqua hanno partecipato anche alcuni studenti del Liceo Classico di Molfetta

Dai vari modi con cui i Greci appellavano il mare, come spiega il prof. Ieranò, emerge che l’approccio delle antiche civiltà con questa realtà non avvenne con una sola modalità: i Greci lo chiamavano Θ?λασσα, lo chiamavano ?λς, lo chiamavano π?ντος. Se dal primo nome, chiaramente di etimologia non greca, si evince il contatto con altre culture, dal secondo traspare che i Greci assaggiarono il mare e dal terzo che i Greci seppero come usarlo a loro vantaggio, facendo del mare un passaggio, un ponte per i loro commerci. Un ponte che, tuttavia, non porta solo dalla terra all’acqua: si tratta di un ponte che può anche portare dalla vita alla morte. Viaggiare per mare è un’avventura, ma viaggiare per mare è anche un pericolo e le creature stesse che vi abitano nella mitologia, come le Nereidi, sono partecipi della mobilità del luogo, così come ognuno di noi è partecipe del carattere delle esperienze che intraprende. È questo il caso di Ulisse, dell’eroe che affronta interminabili peripezie con coraggio, con astuzia, con intelligenza aspirando al ritorno in patria, profetizzatogli dall’indovino Tiresia durante la discesa nell’Ade: ognuno di noi intraprende un viaggio come quello di Ulisse. C’è chi ne intraprende uno interiore, e chi ne intraprende uno marittimo, con le difficoltà e i rischi che ancora oggi caratterizzano queste esperienze.

“L’Odissea è sempre un testo attuale, ripreso anche da Dante, che pur non conoscendo il greco, nel ventiseiesimo canto dell’Inferno dimostra di conoscere la vicenda di Ulisse e di essere affascinato da questa figura. Una figura che dimostra il suo volersi mettere in gioco, ambizione forse ora più difficile visto il trattamento che l’uomo riserva al mare”, afferma Canfora. Il mare rappresenta un pericolo di per sé perché non è la terraferma. La terraferma ha la sua segnaletica, le sue strade, a differenza dell’oceano che può deviare la rotta da un momento all’altro e che può recare dolori di cui non si capisce l’intensità se non li si prova. Se l’ uomo non lo rispetta, lo inquina, lo sporca, come può avventurarvisi? Come può usufruirne? Come può goderne?

Già gli antichi avevano capito che la terraferma non bastava ad affermare la propria egemonia: per essere veramente forti, per rappresentare davvero una grande potenza, bisognava puntare al mare, alle colonie, alla flotta: si pensi alla guerra tra Sparta e Atene,  e successivamente allo scontro tra Roma e Cartagine, durante il quale i Romani, pur di non perdere la supremazia, si convertirono in una potenza navale capace di affrontare il nemico, già munito di una flotta ben organizzata.

E si pensi alle capitali di oggi, tutte in posizioni strategiche, non lontane dall’oceano, da quella grande risorsa che l’uomo, ignaro delle conseguenze, ogni giorno di più rende inaccessibile. Ma per fortuna non inaccessibile a chi, come Alessandro di Benedetto, che detiene il record del giro del mondo con una barca di 6,50 metri sulla rotta del Vendlèe Globe, non si perde d’animo ma ascolta il consiglio che Ulisse diede ai suoi compagni ‘Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza’ e  si lancia nella sfida delle acque. Una sfida che, come dimostrano i filmati che il navigatore condivide con il pubblico, lascia tanto perplessi e titubanti quanto appagati.

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