MOLFETTA - Un clima d’inciviltà diffusa a Molfetta, culla educativa di molti ragazzi che ne assorbono la mentalità. Un lettore ha segnalato a Quindici atti di vandalismo e bullismo sociale alla stazione di Molfetta, dovuti soprattutto alla certezza dell’impunità. Un allarme sociale, molte volte denunciato da Quindici (in ultimo, la segnalazione per il degrado urbano e sociale di vico Garibaldi), ma spesso sottovalutato da enti e autorità competenti. S’inizia da atti di teppismo, per arrivare alla criminalità. Occorrerebbe una maggiore presenza delle forze dell’ordine per stroncare il fenomeno prima che dilaghi.
Di seguito, la lettera ricevuta da Quindici.
«Egregio signor direttore di Quindici Molfetta,
sono un cittadino di Molfetta che intende segnalarle un fenomeno rappresentativo delle condizioni umane e culturali in cui versano attualmente molti adolescenti molfettesi.
Lunedì 16 luglio, ed i seguenti martedì, mercoledì e giovedì prendo uno degli ultimi due treni regionali serali che da Bari portano a Molfetta. In ognuno di questi giorni a Giovinazzo salgono sul treno nutriti gruppi (forse non sempre gli stessi) di adolescenti molfettesi, in rientro a Molfetta, che sono privi di biglietto, e facendosi forza sul numero non solo non cercano di nascondere la loro situazione illecita, ma addirittura la ostentano in pubblico con orgoglio, come fosse il momento apicale della loro capacità creativa. Molti ragazzini molfettesi conducono da mesi con passione questa invidiabile arte, spostandosi tra Molfetta, Giovinazzo e Bari; dopo una pausa a cavallo tra la primavera e l’inverno scorsi, il fenomeno sembra registrare una certa recrudescenza in questi mesi estivi. Poiché in ogni manifestazione artistica vi è sempre il momento di autentica follia, a volte capita di assistere a singolari ed inaspettati colpi di scena, come un giorno in cui alcuni ragazzi rivolsero addirittura minacce al personale delle ferrovie che li rimproverava per aver azionato la leva di apertura manuale di una porta del treno.
Martedì 17 luglio, sul treno che parte da Bari alle 22.49, la scena più penosa. A bordo del treno c’è un capotreno (mi pare anch’egli di Molfetta) che con dignità e fermezza si oppone alla logica del gruppo, pretendendo di regolarizzare le decine di giovani sprovvisti di biglietto (è una delle poche volte che mi è parso di vedere un capotreno che si ribella). Il capotreno chiede aiuto ad un signore in abiti borghesi, cercandolo con lo sguardo tra i passeggeri del treno. Il signore prontamente accorre e si presenta come carabiniere. Nel frattempo il treno giunge a Molfetta ed alcuni adolescenti riescono a fuggire di corsa imboccando il sottopasso; un folto gruppo viene invece respinto e costretto in una zona del treno dal capotreno e dal carabiniere che cercano di identificarli. Un ragazzo riuscendo a fuggire, cade successivamente per terra in stazione quando il capotreno lo insegue per ottenerne un documento; lo stesso poi riesce a divincolarsi. Nel frattempo il carabiniere continua a tenere bloccati tutti gli altri nel treno. Dopo una consultazione col carabiniere, il capotreno decide di lasciare uscire il gruppo, forse consapevole della giovane età dei componenti e della necessità di non bloccare la circolazione ferroviaria; il treno così riparte. La vicenda avviene tra diversi viaggiatori che a Molfetta aspettano il treno successivo che va al Nord Italia (chissà cosa ne avrà pensato qualcuno non indigeno in attesa del treno a lunga percorrenza).
Come qualunque viaggiatore avrà notato in questi mesi, la condotta illecita in questione è imputabile ad adolescenti quasi sempre di Molfetta, che, bisogna ricordare, crescono tra adulti che spesso non conoscono i propri limiti comportamentali per contribuire ad una pacifica convivenza civile. Dunque ci si chiede perché il fenomeno generalmente riguardi ragazzini di Molfetta e non di altri paesi, e soprattutto quali siano, da un punto di vista antropologico, i nessi più profondi tra questi comportamenti e la mentalità diffusasi a seguito del dilagante modello del sistema di corte che si è perpetrato con l'avvento del piccino regno del Granducato di Molfetta».
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