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Sinistra l'Arcobaleno tramonto di un mito
15 aprile 2008

Le elezioni amministrative hanno restituito una Molfetta cautamente disobbediente di fronte ad una situazione nazionale ormai univoca. Uno scenario che ha inesorabilmente cancellato la presenza di uno schieramento, con la sua storia, le sue battaglie. Una tradizione, quella della sinistra radicale, che ha animato i più audaci confronti politici italiani. Una prospettiva che ha fatto vivere alla Democrazia il valore più alto fra i suoi caratteri, la partecipazione. Attraverso una tendenza che ha portato gli interessi, veri o presunti che fossero, delle classi meno abbienti, ad una rappresentazione necessaria. Perché un sistema rappresentativo non può escludere la posizione di una fetta ingente della popolazione dalla sua emancipazione politica, attraverso i suoi rappresentanti. Eppure è successo. Gli eredi di quelle rivendicazioni popolari, ambientali e sociali che, quasi anomali in un contesto totalmente alienante, cominciarono a diffondere dall' '800, in Italia, una nuova visione del lavoro e del ruolo del proletariato. I continuatori di quella fazione che, sola, si oppose alle guerre ingiustifi cate che attendevano il consumo violento di vite e risorse. Di quel gruppo che, senza alcuna tregua, non cedette alla cappa ideologica assuefacente con cui la demagogia fascista avvolse genti e partiti. E che, dopo la vittoria, portò nella Costituzione la voce del popolo, garantendo a quest'ultimo i diritti e le libertà che gli spettavano. Una posizione sempre critica ma concreta e positiva, che dal confronto ha tratto spunto per giungere gradatamente a nuove conquiste. Una volontà di costruzione che ha trovato la propria continuazione a Molfetta, dove la Sinistra l'Arcobaleno si è proposta come gruppo profondamente opposto all'idea di fare politica, spesso in modo puramente statistico e numerico, delle altre fazioni, senza tralasciare la parte creativa del dibattito. L'Arcobaleno, a Molfetta, ha dunque più che raddoppiato il risultato del partito a livello nazionale, assicurandosi la presenza, seppur esigua, alle consultazioni politiche molfettesi. A quelle che si svolgono nei palazzi del Comune, ovviamente, perché il seguito del gruppo presso la città è indiscusso. Il divario che separa il numero dei consensi dell'Arcobaleno da quello degli altri due schieramenti appare, in ogni caso, esagerato. Sicuramente sproporzionato rispetto alle conclusioni che i confronti, che durante la campagna elettorale si sono susseguiti, facevano dedurre. I risultati sembrano relegare il candidato sindaco Antonello Zaza ad una posizione seguita ma limitata, poco “utile”. Una visuale che non rispecchia la forza delle proposte della lista e del suo leader. Probabilmente, oltre al riferimento della gente alle idee e ai propositi dei tre candidati c'è qualcosa in più. C'è la volontà di trovare le proprie sicurezze in posizioni che il senso comune classifi ca come moderate, più tranquille rispetto alle rivendicazioni dal colore troppo focoso per poter essere accettate. Da un colore che, nonostante la propria imperterrita presenza nelle più grandi conquiste popolari, è stato condannato per la sua stessa defi nizione caratterizzante, la diversità. La distinzione dalle posizioni assunte per vere a priori, secondo una “legge naturale”. Proprio la scelta del gruppo, nella passata legislatura a livello nazionale, di omologarsi in molte scelte a questo ordine precostituito, ne ha sancito la condanna. A Molfetta, invece, la coerenza è stata premiata, almeno da coloro che hanno riconosciuto la forza di certe idee.
Autore: Giacomo Pisani
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