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Sicurezza a rischio: droga e furti Dopo l’uscita dal carcere di molti imputati della “Reset” e della “Primavera”
15 febbraio 2001

di Giulio Calvani Non è ancora il caso di parlarne in termini allarmistici, ma senza ombra di dubbio la questione sicurezza nella nostra città comincia a destare qualche fondata preoccupazione, in particolar modo a seguito delle due discusse sentenze di Appello dei processi “Primavera” e “Reset” che hanno ridotto sensibilmente le pene (concedendo anche in molti casi i benefici previsti dalla legge quali gli arresti domiciliari e la libertà vigilata) di quasi tutti gli affiliati a quella vera e propria organizzazione criminale, sgominata con le due clamorose operazioni del ’94 e del ’96, che ha gestito per anni il traffico di droga a Molfetta. Due sentenze che, è inutile negarlo, hanno destato un qualche allarmismo nella nostra cittadinanza perché ancora troppo recente è il ricordo di quella realtà che aveva reso Molfetta nota in tutta la provincia come “capitale dello spaccio”, come centro di smistamento di sostanze stupefacenti, come “supermarket della droga” dal quale venivano a rifornirsi quotidianamente decine di persone, anche forestiere, in un triste pellegrinaggio di morte. Ed ancora non ci si è scordati di quel clima da “Bronx” e di quella sorta di “coprifuoco” che ad una certa ora calava in determinate zone della nostra città, sottratte alla legalità e alla praticabilità da parte di tutti, per divenire teatro dei più loschi affari. Una situazione drammatica che era stata debellata grazie al lodevole impegno di una magistratura coraggiosa e alla dedizione, alla determinazione e alla pazienza profuse dagli agenti delle forze dell’ordine di Molfetta che a seguito di lunghe e perigliose indagini ottennero risultati mirabili, conclusisi con le due eclatanti operazioni che restituirono una consistente parte di città alla vivibilità. E da allora la nostra comunità cittadina non ha più dovuto fare i conti con problemi relativi alla sicurezza di una tale rilevanza, da allora Molfetta ha vissuto circa quattro anni tranquilli, certa di non doversi più trovare a fare i conti con quei fenomeni di narcotraffico. Queste due sentenze invece danno oggi adito a qualche preoccupazione. Troppi appartenenti a quella organizzazione sono tornati liberi di agire, ed il timore è quello che possano riprendere le loro attività, solo temporaneamente sospese. Non c’è nessun intento persecutorio nelle nostre parole, sia chiaro, ma non crediamo che il carcere in questo lasso di tempo così breve abbia potuto svolgere una efficace opera di recupero, così come non vediamo le condizioni per un adeguato reintegro sociale che possa scongiurare ogni timore. Torna l’incubo dello spaccio di droga E segnali inquietanti che vanno in questa direzione ve ne sono parecchi: in primo luogo l’aumento repentino, negli ultimi mesi, della vendita delle siringhe da parte delle farmacie, un termometro estremamente credibile questo per testimoniare un aumento del consumo di droghe; e che dire delle macchine poste all’inizio di determinati vicoli, al fine di rendervi impossibile l’accesso, ma posizionate in tal modo per “coprire” traffici illeciti? Senza poi dimenticare anche gli otto arresti compiuti dagli agenti della locale Stazione dei Carabinieri nell’ultimo periodo, e l’aumento dei fenomeni di microcriminalità. Una situazione generale che comunque, a scanso di equivoci, è ancora del tutto sotto controllo e costantemente monitorata dalle forze dell’ordine ma che comunque presenta dei segnali da valutare con attenzione. E non si può non pensare che vi sia un qualche legame tra questi fenomeni e quelle due sentenze che hanno rimesso praticamente in libertà decine di condannati in primo grado a pene decisamente pesanti: basti considerare che a seguito dei processi d’Appello “Reset” e “Primavera”, a Molfetta ben 35 persone vivono agli arresti domiciliari, un numero che neanche grossi capoluoghi spesso arrivano ad eguagliare, e che determina le ovvie difficoltà che ognuno può ben comprendere nella sorveglianza da parte delle forze dell’ordine. Senza contare che l’assiduo controllo (con ripetuti “passaggi” a diverse ore della giornata) sottrae risorse e uomini da impiegare nella normale attività di pattugliamento. Ed è opportuno anche rammendare che Molfetta stava vivendo un periodo assolutamente tranquillo per quanto concerneva l’ordine e la sicurezza pubblica, con un generalizzato calo, nell’anno 2000, dei reati tutti, in particolar modo scippi e rapine, e una pressochè assenza di fenomeni relativi allo spaccio di droga. E, come detto, è in particolare questo l’aspetto che preoccupa maggiormente: i segnali di un riorganizzarsi di quella stessa realtà del narcotraffico vi sono tutti (anche perché, è inutile negarselo, il carcere non consente di “troncare” tutti i contatti) e nel lungo periodo si teme che questo fenomeno possa tornare un incubo per la nostra città, specie se non si attiveranno celermente progetti volti al recupero sociale dei condannati. L’assenza dell’amministrazione comunale fa crescere il rischio criminalità E qui occorre sottolineare un altro aspetto che consideriamo di fondamentale importanza: l’assenza di una Amministrazione stabile e “politica”, che abbia avuto la legittimazione popolare per governare, è un ulteriore grave problema che impedisce una programmazione pianificata e ampiamente organizzata sui temi della sicurezza pubblica, dal momento che manca un interlocutore istituzionale stabile col quale le forze dell’ordine possano relazionarsi e collaborare anche in una prospettiva futura. Questo è l’ennesimo pesante dazio che la città sta pagando alla miopia e all’avventurismo di qualche ambizioso carrierista che ha dimostrato di voler inopinatamente calpestare la nostra città pur di raggiungere i suoi obiettivi politici. Non vogliamo, con questo, certo dire che il commissario prefettizio sia insensibile a questi temi, sia chiaro, ma essendo la sua carica destinata a terminare tra qualche mese, non costituisce di per sè un interlocutore istituzionale di lungo respiro. Comunque per fronteggiare questa situazione sarà indubbiamente necessaria una più assidua presenza di forze dell’ordine sul territorio (che, francamente, è già possibile riscontrare, nei limiti del possibile), anche perché questa costituisce in egual misura un deterrente importante contro la criminalità ma anche una garanzia per i cittadini che, nel vedere passare più spesso qualche volante, si sentono maggiormente tutelati. Indubbiamente questo solo non può bastare: occorrerà anche una vigile attenzione non solo da parte della magistratura inquirente, ma anche di tutto il tessuto sociale di questa città perché quei fenomeni malavitosi rimangano solo un brutto ricordo. Aumento vertiginoso dei furti Altro aspetto molto preoccupante, sempre relativo alla criminalità ma che pare non sia direttamente riconducibile ai problemi di cui abbiamo parlato in precedenza, è l’aumento notevolissimo dei furti in appartamento nell’ultimo quadrimestre. Una vera e propria impennata di questo genere di reato che desta qualche preoccupazione tra i cittadini. Occorre però dire che questo fenomeno interessa anche molte città limitrofe (Bitonto, Giovinazzo, S. Spirito) e che quindi evidentemente ci si trova dinnanzi ad una vera e propria banda organizzata che agisce su tutto il territorio (con metodi anche piuttosto “bruschi”) e contro la quale occorrerà adoperarsi celermente, onde evitare che possa continuare a perpetrare un reato considerato da tutti, a giusta ragione, tra i più sgradevoli e umilianti. In conclusione esprimiamo una preoccupazione e cioè che l’espansione economica che questa città sta vivendo comporti anche l’infiltrarsi di nefaste realtà criminali, indubbiamente connesse con la circolazione del denaro. Ci riferiamo a fenomeni quali l’usura, il racket delle estorsioni o il riciclaggio di denaro sporco, che questa città in questi anni praticamente non ha conosciuto ma che potrebbero divenire un serio pericolo per il nostro tessuto economico, dal momento che uno dei fattori che maggiormente hanno contribuito al rifiorire della nostra economia locale è stato senza alcun dubbio la ritrovata sicurezza sociale, condizione indispensabile per garantire investimenti di una certa rilevanza. Ebbene ora occorre che la città tutta (non solo magistrati e forze dell’ordine) non abbassi la guardia anche per scongiurare i rischi che una economia fiorente può comportare.
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