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Sequestrato l'impianto di depurazione di Molfetta. Indagate 8 persone, fra cui gli ex dirigenti comunali Altomare e Balducci
24 luglio 2013

MOLFETTA - Questa mattina, in esecuzione di decreto emesso dall’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Trani, su richiesta del Sostituto Procuratore della Repubblica, dottor Antonio SAVASTA, personale militare del Nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto – Guardia costiera di Bari ha sottoposto a sequestro preventivo l’impianto di depurazione della città di Molfetta. Il provvedimento autorizza la facoltà d’uso dell’impianto, esclusivamente ai fini dell’immediata attuazione delle misure minime di esercizio prescritte dall’Acquedotto pugliese.

Complessivamente risultano indagate 8 persone, tra le quali gli ex dirigenti del Comune di Molfetta (gestore e stazione appaltante dell’impianto), ingg. Rocco Altomare (già arrestato nell'operazione "Mani sulla città" per presunti abusi edilizi) ed Enzo Balducci, legali rappresentanti della società Eurodepurazione S.p.A. (affidataria della conduzione dell’impianto), nonché dirigenti della Regione Puglia e dell’Autorità idrica pugliese: ing. Fulvio Attanasio, legale rappresentante dal 26 luglio 2010 della Spa Eurodepurazione Spa in liquidazione; dell'ing. Gennaro Pisano, presidente del consiglio di amministrazione della stessa società; Maria Antonia Iannarelli, dirigente del servizio tutela delle acque della Regione Puglia; Paolo Perrone, presidente dell'autorità idrica pugliese; dell'ing. Vito Colucci, direttore generale e direttore tecnico ad interim dello stesso ente; ing. Cecilia Passeri, funzionario tecnico del medesimo ente, oltre che responsabile di gestione del depuratore di Molfetta.
 
I reati contestati attengono a: 1) gravi illeciti ambientali  quali il danneggiamento aggravato delle acque pubbliche, il getto pericoloso di cose, il deturpamento di bellezze naturali, il superamento dei valori tabellari nello scarico in acque superficiali, il deposito e trattamento – in assenza di autorizzazione - dei fanghi prodotti dall’impianto di depurazione, l’impiego dei predetti fanghi (privi dei requisiti di legge) direttamente su suolo agricolo, l’emissione in atmosfera – in assenza di autorizzazione – di gas prodotti dall’impianto di depurazione; 2) reati contro la pubblica amministrazione, ovvero l’interruzione di un servizio di pubblica necessità, la frode nelle pubbliche forniture e la turbata libertà degli incanti; c) violazioni delle norme in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro (omissione di cautele contro gli infortuni).
 
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trani (Dott. Antonio Savasta), sono state svolte da militari specializzati del Nucleo di polizia giudiziaria della Capitaneria di porto – Guardia costiera di Bari e si sono avvalse delle risultanze tecniche emerse dal lavoro svolto dai consulenti nominati dalla stessa Procura tranese.
 
La corposa ed articolata attività investigativa ha consentito di accertare l’attuale e persistente  stato di degrado ed abbandono dell’impianto di depurazione  di Molfetta che, di fatto,  non riesce a garantire il trattamento delle acque reflue ricevute, sicché vi è una sostanziale identità tra le acque in entrata nel processo depurativo e quelle scaricate in mare. Tale situazione determina un perdurante inquinamento delle acque marine del litorale molfettese.
 
Tutto ciò a fronte del pagamento alla società conduttrice, da parte dell’amministrazione comunale, di un canone annuo di circa 170.000 euro e l’erogazione di ingenti risorse pubbliche (oltre 2 milioni e 700.000 euro) finalizzate alla realizzazione delle necessarie opere di adeguamento ed ammodernamento le quali, tuttavia, non sono mai state portate a termine e non risultano mai essere state collaudate. 
 
Nell’ambito della stessa indagine, su espressa richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trani, nelle scorse settimane gli operatori subacquei della Guardia costiera (1° Nucleo subacquei della Guardia costiera di San Benedetto del Tronto) hanno proceduto ad un’ispezione approfondita dei fondali prospicienti lo scarico di Molfetta, nonché di quelli relativi ad altri impianti depurativi del litorale nord-barese, allo scopo di accertare e documentare gli effetti impattanti di eventuali fonti inquinanti. Le risultanze degli accertamenti, tuttora in fase di elaborazione ed analisi, verranno sottoposte al vaglio dell’Autorità giudiziaria inquirente.
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