Sciopero generale? Una festa dei diritti
C'è il sole la mattina del 18 ottobre a Forlì. Subito mi viene in mente: “Quanti saranno?”. Mi rendo conto che è tardi e che devo fare tutto di fretta per poter assistere almeno alla parte finale della manifestazione. Caffellatte, giornali (n abbondanza vista la straordinarietà della giornata) e vai in bici fino a cercare il corteo. Mi stupisce subito il fatto che la Repubblica metta la notizia dello sciopero generale in secondo piano rispetto alla crisi irachena. Intanto tra una pedalata ed una sfogliata non trovo il corteo, domando ad un vigile: stanno per arrivare in p.zza Saffi! Così parcheggio la mia bicicletta e mi avvio verso il raduno.
Il corteo aveva attraversato tutto il centro di Forlì per giungere in p.zza Saffi (piazza principale di Forlì) dove si sarebbero svolti i comizi finali. Gli organizzatori annunciano che siamo in 6.000 ma mi sento estraneo alla manifestazione certamente non per motivi ideologici. Sono davvero tante le persone che compongono il corteo che sta confluendo nella piazza. Ci sono gli impiegati della Camera del Lavoro Cgil, i militanti del Partito Marxista-Leninista Italiano, i ragazzi dell'Unione degli Studenti (UDS), i compagni dell'Unione Degli Universitari (UDU), tutta Rifondazione di Forlì, gli attivisti del Social Forum forlivese, Emergency, i Ds, i Comunisti italiani e tanti, tanti altri che non si sentono rappresentati da nessuna bandiera perché forse le rappresentano tutte. Arrivano i vecchi militanti in bicicletta. In mano hanno i “nostri” giornali, come dicono loro: L'Unità, Liberazione, Il manifesto. Arrivano le famiglie con i loro figli che in questa giornata assolata sorridono allo sventolare tante bandiere. Non solo rosse. Arrivano gli operai: arrabbiati con il governo che li sta dissanguando e vicini ai loro colleghi Fiat che si sentono prossimi al licenziamento. Ci sono gli operai della Zanussi di Forlì, del gruppo Marcegaglia e delle altre fabbriche che danno lavoro a tanti forlivesi. Accanto a me una signora che evidentemente è una docente: è evidente perché i docenti hanno un inconfondibile modo di fare. Questa prof è subito raggiunta da un amico che le chiede: “Quanti?”. Lei risponde “nessuno!”. Insomma nessuno nella sua scuola è rimasto in classe, tutti i suoi colleghi hanno scioperato, compresi i tesserati Cisl e Uil.
Inizia la parte conclusiva del comizio. Parlano in tanti, troppi perché il 18 ottobre è la piazza che parla, sono le bandiere, sono le facce che lasciano trapelare rabbia, per ciò che accade a livello nazionale ed internazionale, mista a felicità per la grande affluenza alla manifestazione. Ecco il popolo della romagna, la romagna rossa, di A.Costa e di P.Nenni, la romagna del biennio rosso, la romagna che il 18 ottobre c'è. Anche Forlì risponde; è importante perché a poca distanza ci sono altre manifestazioni: a Cesena, per esempio, la manifestazione vede partecipare 5.000 persone; ma ci sono anche Bologna, Ravenna, Reggio Emilia, ecc…
Interessante il discorso del rappresentante dell'Udu: Forlì è piena di studenti universitari fuori-sede provenienti dal Sud. Lui palermitano, io molfettese, alcuni molisani, altri calabresi, tutti quanti a rappresentare un Sud dimenticato dalle politiche economiche e sociali de governo Berlusconi, un Sud ingiuriato dalla Lega, un Sud pronto alla riscossa. È bello vedere che una parte del Sud manifesta fianco a fianco ai lavoratori romagnoli: è l'Italia che dice no al federalismo classista di Bossi, al suo razzismo ed alla sua politica da quattro soldi tesa a preservare presunti “diritti” economici di un nord dedito solo al lavoro che mantiene un Sud di fannulloni.
“Un giorno venne il sole e disse:'…e così sia! se proprio non mi volete allora me ne vado via! Non vi chiedevo tanto, né croci, né altari, ma nemmeno un mondo in cui non posso respirare…….. Gli offrirono dei soldi ma non ci fu niente da fare il sole fece quattro passi e smise di brillare! Ma l'uomo del miracolo, dalla televisione, entrò in tutte le case stravolto d'emozione:'e ciò già pensato io' disse, ' è una grande occasione, pagate e vi sarà dato… un sole di cartone” (Bandabardò, Lo sciopero del sole).
Ecco, i lavoratori, gli italiani hanno rifiutato il sole di cartone ed hanno fatto ritornare a splendere sull'Italia il vero sole, quello dei diritti, della pace, del lavoro, della democrazia, della partecipazione.
Francesco Davide Ragno