Scegliemmo il borgo antico per amore, ma ora la vita è impossibile
Egregio Direttore Felice de Sanctis, Le scrive una famiglia residente nel centro antico da alcuni anni: residente per amore delle vecchie pietre, del silenzio delle stradine tortuose, del mare, della storia di mille e mille vite che si sono dipanate in quelle strade e tra quelle mura. Pensavamo, insieme ai molti altri che poi hanno fatto la nostra scelta, sotto certi aspetti onerosa, di dare una mano alla riqualifi cazione del centro antico e quindi, indirettamente, a quella della città. Pensavamo che la rinascita di un centro antico volesse gente che abita, che fa la spesa, che va al lavoro, che passeggia, restituendo agli spazi la loro funzione naturale e convogliando in essi forme di vita sociale adeguate alle loro caratteristiche. Per un po' di tempo ci siamo sentiti accompagnati dalla città: strade pulite, operai al lavoro, piccoli esercizi commerciali e botteghe artigiane che spuntano strizzando l'occhio al turista straniero (che però è in giro solo dalle 13 alle 16) il tranquillo movimento di un quartiere in cui chiunque può sperimentare un argine alla bruttura imperante e respirare una boccata d'aria fresca”. Poi, gradatamente, una progressiva sciatteria si è impadronita di questi spazi, presumiamo esportata da altri quartieri in cui da tempo regna sovrana: strade invase dalle auto parcheggiate senza alcuna regolamentazione (ma non è lo stesso nella zona Villa comunale, Porto e qualunque strada su cui si affacci un bar?); chiusure imprevedibili di Piazza Municipio, con orari fantasia, per cui ritirarsi signifi ca porsi la domanda: potrò andare di là o dovrò passare di qua? e se passo di qua troverò una strada sbarrata o una piazza occupata da quel concertino per pochi intimi che, sicuramente fa bene al pub vicino, ma rende la serata un inferno ai poveretti che abitano in zona? E stasera le auto parcheggiate selvaggiamente e senza pass in Piazza Municipio saranno in duplice, triplice o quadruplice fi la? (D'altra parte la movida ha le sue necessità). E i tavolini dei bar che si estendono ad occludere portoni e passaggi (come del resto in tutta la città) avranno chiesto un'autorizzazione o sono liberi di fare ciò che vogliono?. I Tir che frequentano Piazza Municipio per caricare e scaricare palchi e attrezzature che, sì forse fanno sentire qualcuno come se fossimo a Spoleto, non romperanno le basole della piazza rifatta dieci anni orsono? Forse esiste uno spoil system che opera anche sull'arredo urbano: illuminazione pavimentale ormai in disuso e fi oriere che fungono da gestini gettacarte (in alcuni casi eliminati poiché qualcuno aveva la pessima abitudine di utilizzarli) sono segni di passate amministrazioni. Finalmente si raggiunge l'agognata dimora per potersi affacciare sulla nuova skyline del Centro Antico: meravigliosi condizionatori che si stagliano contro il cielo a fare da contraltare ai campanili secenteschi davanti alle fi nestre degli uffi ci comunali, comignoli tecnologici e via dicendo. E che dire della raccolta dei rifi uti che ormai determina atmosfere anni '50 con i sacchetti lasciati davanti ai portoni? Domande a cui si aggiungono domande, domande che si scambiano tra vicini a sostegno reciproco... Intanto prevale una concezione del Centro Antico da fondale teatrale sul quale mimare quello che si vorrebbe far passare come lo sviluppo turistico della città, attraverso l'allestimento di una Disneyland estiva piena di occasioni che producono chiasso e sporco e nient'altro, veicolando l'idea, specie nelle nuove generazioni, che lo sviluppo economico di una città si possa fondare sull'incremento delle consumazioni al bar (vedi manifesti che orgogliosamente informano che ne abbiamo ben 230! ). Intanto il resto della città con i suoi spazi, certamente più adeguati a certe manifestazioni giace in abbandono e silenzio (beati loro!). Che possiamo dire di più? Che ci piacerebbe vivere in una città capace di ricavare dalla modernità gli aspetti migliori, in cui lo sviluppo si possa coniugare con la certezza delle regole, la loro applicazione ed il rispetto reciproco ed in cui fare cultura non signifi chi feste e manifestazioni ma la promozione di una migliore qualità della vita per tutti.