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Satiri, demoni, folletti e malocchio: mostra dei mascheroni del centro storico
15 novembre 2010
Spaventosi, grotteschi, fantasiosi, a volte anche buffi: sono ovunque, eppure non li notiamo, sfuggono completamente alla nostra vista, finché un attento osservatore, magari reduce di qualche lettura o dell’indicazione di qualcun altro, non ce li fa notare: ci accorgiamo così che sono sempre stati lì, nei luoghi che ci sembra di conoscere a menadito. Sono i mascheroni di pietra di cui è costellato il nostro centro storico, ma che a volte sono anche nascosti tra le altre sculture delle facciate delle Chiese, oppure ci guardano da vecchi portoni. L’occasione per farceli scoprire è paradossalmente proprio una festa straniera Halloween: in un clima di paura e superstizione che sa di falso perché importato più che altro come un fenomeno commerciale senza radici, l’Asso Arte, in collaborazione con il Comune, ha organizzato una mostra proprio per farci scoprire la nostra tradizione apotropaica: “Satiri, demoni, folletti e malocchio”. Visitabile tra il 31 ottobre e il 1 novembre, essa è consistita nell’esposizione di una serie di fotografie artistiche ad opera di Michele Losito e di riproduzioni scultoree realizzate da Salvatore Magarelli, Andrea Messina e Franco Valente, tutte aventi come soggetto i mascheroni della nostra terra. Inoltre, l’iniziativa ha permesso di promuovere anche il libro fotografico in due volumi di Massimo Iannone, “Smorfie di pietra”, che è nato da una approfondita ricerca del grottesco in terra barese e non esenta dal mostrare il ricco repertorio della nostra città. Infatti la necessità di rappresentare il mostruoso, il brutto, la deformazione nasce dall’esigenza di esorcizzare il male e la sventura e attraversa di conseguenza quasi tutte le epoche fino a inizio Novecento, riempiendo così architetture di periodi anche differenti e dunque colonizzando ampie fasce. Passeggiando con un po’ di attenzione nel centro storico, si noterà immancabilmente il piccolo mostriciattolo ad angolo che dà nome a via Mammone, o la maschera sbigottita che osserva i visitatori sul retro del Duomo. O ancora il grottesco mascherone di via Amente. Per coronare questo tuffo nel passato popolaresco della nostra terra, l’Asso Arte ha organizzato anche una spettacolo musicale-teatrale: un’allegra pizzica coinvolgente ci riporta in un passato perduto e siamo portati ad accompagnarla con il battito dalle mani, che però nasconde il desiderio di alzarsi e ballare insieme agli artisti del palco, in un’atmosfera magica e divertente di festa di paese. Questi momenti musicali sono però intervallati da dialoghi in vernacolo che non fanno altro che riproporre quei detti che ci è capitato di sentire o anche di usare ma che comunque percepiamo come appartenenti a un’altra generazione, quella dei “vecchi antichi”, per tradurre alla lettera un’espressione dialettale sempre del nostro passato. Gli artisti che abbiamo avuto modo di ammirare in questa esecuzione sono Felice Altomare e Pietro Capurso nelle parti recitate, i ballerini Vincenzo De Pinto, Manola Nobile, l’ensamble musicale formata da Nino Giacò, Davide Torrente, Vito Gasparro e Cosimo Capurso. Anche la scelta dei luoghi non è stata casuale: sono stati utilizzati due locali di Via Piazza, proprio allo scopo di valorizzare gli spazi del nostro centro storico che, anche se piccoli, nella loro suggestiva intimità possono comunque diventare teatro di interessanti iniziative culturali.
Autore:
Giulia Maggio
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