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San Nicola o babbo Natale? Il senso di una ricorrenza
15 dicembre 2009

Babbo Natale non esiste. San Nicola sì. O meglio, Babbo Natale come lo conosciamo noi è la contestualizzazione del Santo nella nuova società consumistica del nostro millennio. Per molti sarà traumatizzante, per altri risaputo, ma il caro vecchio dalla lunga barba bianca dispensatore di doni è una figura dettata da leggi economiche che si poggia su ragioni storiche. Nativo di Patara, in Licia (Asia Minore), San Nicola, vescovo di Mira, sarebbe vissuto tra il III e il IV secolo. Le sue spoglie furono trafugate nel 1087 da 62 marinai italiani dal santuario di Mira e traslate a Bari, dove fu eretta la preclara Basilica in suo nome. Per via della sua leggenda più nota, ovvero quella dove salva tre povere ragazze dalla prostituzione avvolgendo in un panno del denaro gettandolo in tre notti consecutive nella loro casa, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre, giorno a lui dedicato, il Santo diventa latore di doni per i bimbi. Patrono della Russia e di numerose confraternite e corporazioni mercantili in Inghilterra, Germania, Svezia, Olanda e Francia, con l’arrivo della Riforma S. Nicola come altri santi caddero in disgrazia e i protestanti trasformarono Niklaus in una specie di mago benefico e, spostando la consegna dei doni al 25 dicembre, ne fecero quello che negli USA chiamano Santa Claus e che dai noi è noto come Babbo Natale. Il suo aspetto ha origini in mitologiche figure nordiche e prende la sua definitiva forma con un poema del pastore protestante Clement J. Mooree nei disegni di Thomas Nast. Di pubblico dominio diventa il personaggio di Babbo Natale quando la Coca Cola ha la geniale idea di adottarlo come sponsor e grazie all’influenza americana, specie tramite film e mass media in genere, si è dato avvio a un affare economico di portata mondiale. Nella nostra società del consumismo quale migliore scusa di Natale per scambiarsi doni. Ma dove è finito San Nicola? Il vescovo è un emblema che sta a testimoniare il sacrificio, come il “comportarsi bene” e il lavorare, che viene ricompensato con un presente. Quella che è l’occasione di concedersi un regalo in realtà è una lezione morale: come San Nicola donò le doti, così ognuno di noi deve donarsi al prossimo, sacrificarsi per il loro bene, comportarsi in maniera giusta e civile non solo per ricevere qualcosa in cambio, perché concretamente l’unico compenso è il far parte attiva della società e vedere un sorriso sul volto di un bisognoso. Niente a che vedere con lo scambio di regali che avviene nella vigilia di Natale, ormai sentito come obbligo di costume e pretesa da parte dei bambini di realizzare ogni loro desiderio. Ma d’altra parte quale genitore può negare questa gioia che a lui è stata negata nella sua infanzia? Il problema non nasce allora dalla figura di questo uomo dallo scarlatto costume, ma dalla messa in seconda luce del vero significato del Natale, della nascita di Cristo che, ponendo da parte la personale e libera fede, è momento per ricordare quei valori dimenticati dalla nostra frettolosa società dove “Cristiano” lo si è forse solo di nome. Fermarci un attimo e osservare ciò che si è, ciò che si è fatto, è ciò che bisogna fare, per poter mettere in atto il Natale ogni giorno e non solo il 25 dicembre per fare bella figura coi parenti. Mettere da parte i rancori, avere di meno per dare un po’ di più a tutti coloro che sono in difficoltà, non essendo egoisti e non facendo i propri conti a discapito degli altri. Ogni giorno è la Natività, cioè è vita, per la nostra cittadina grazie alle associazioni di volontariato nelle quali i cittadini come te donano il proprio operato senza fini di lucro. Appoggiarli secondo le proprie possibilità è il primo regalo che dobbiamo farci e fare agli altri in questa collettività dove i valori sono solo apparenze facilmente giostrate a proprio favore. Il secondo dono consiste nel rispettare il lavoro proprio e altrui ed incrementare questi beni, ovvero diventare cittadini responsabili e non vandali che devastano le strade, scippano e truffano a discapito del Comune, sia partecipare alla vita sociale, prendendo la parola quando qualcosa non va nel verso giusto e non subendo le angherie di qualche potente. Questo è lo spirito di San Nicola o di Papà Natale che dir si voglia, il quale in punta di piedi entrerà nelle nostre case e donerà quel calore al nostro cuore di cui noi tutti abbiamo bisogno. Buon Natale.

Autore: Saverio Tavella
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