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Rottami del sinistrismo barricadiero, inizia il riciclo differenziato sull'onda dello spread grillino
15 giugno 2012

Il trasformismo trova nella politica il suo terreno più fertile. E i trasformisti, pronti a salire sul carro dei vincitori, potrebbero nascondersi anche a Molfetta. Veri e propri rottami del sinistrismo barricadiero locale che si vorrebbero proporre come il «nuovo che avanza». Vecchie cariatidi, pronte a rifarsi la verginità perduta pur di guadagnare un seggio come consigliere comunale alle amministrative 2013 (o anche in Parlamento), approfittando del vento favorevole. Rifondazione Comunista è stata l’ultima vittima dell’egocentrico highlander, pronto a imporre le proprie solite smanie antipolitiche, indisponibile al confronto e al dialogo, specializzato nella distruzione totale dell’innovazione, pur pontificando proposte alternative e di rinnovamento per Molfetta. Il cantiere del centrosinistra, picconato da questo personaggio, si è smembrato pezzo dopo pezzo. A quanto pare, proprio su dictat di Rifondazione e del Partito Democratico, questo «bubbone del paleolitico», nonostante i sui disastrosi precedenti, avrebbe infestato riunioni e possibili tentativi di strutturazione di un programma attuabile e credibile da proporre ai molfettesi. Doveva essere il primo passo per offrire a Molfetta, prim’ancora che un’alternativa di sinistra (in questa fase straordinaria non sarebbe più opportuno parlare di destra o sinistra), una svolta democratica e civile, dopo i guasti dell’azzollinismo: un sistema di potere in agonia irreversibile, colpito dalle indagini dalla Magistratura più che dall’azione politica di un’opposizione inesistente, ammaliata ancora da inciuci di potere con vecchi boiardi incastonati nella macchina amministrativa comunale e nelle aziende municipalizzate. Il Prc, sedotto (e abbandonato) dallo (s)fascista, arroccato sulla difesa dell’asse di ferro con il leader di questa lista minoritaria, ha prima spezzato le fila del cantiere e ha poi patito la naturale decomposizione del matrimonio oltranzistico, non appena lo spread del Movimento 5 Stelle ha iniziato a salire vertiginosamente su scala nazionale. L’attacco all’Udc era, dunque, solo una scusa per distruggere? Sarebbe terrificante se la miopia e l’inerzia delle altre forze politiche del centrosinistra lasciassero ulteriori spazi di manovra a questo highlander che dissemina rancore e utilizza la delazione come strumento principale di azione politica. Molfetta potrebbe essere ridotta a «campo di concentramento»? Potrebbe, non tanto e non solo per quelli che hanno governato fino a oggi («amici di merenda»), ma soprattutto per chi si è opposto seriamente (e non velleitariamente) all’azzollinismo anche nella società civile. Ma i partiti (più o meno) alternativi all’azzollinismo, ridotto in macerie, si torcono in bizantinismi e candidature improponibili di chi in passato ha pattuito «affari» con il massimo esponente del potere politico, amministrativo e finanziario locale. Una mossa probabilmente perdente che sta spianando la strada al Movimento Cinque Stelle (non un partito, ma una libera associazione di cittadini), salito in maniera vertiginosa nei consensi degli italiani (oltre il 20% dagli ultimi sondaggi). Dopo la conquista di Parma e di altri Comuni del nord, Molfetta potrebbe essere la prossima tappa del M5S, visti i disastri analoghi a quelli parmensi. E di fronte alla caduta dei vecchi partiti, l’obiettivo «seconda forza politica» sembra più che probabile. Ragionevole prevedere un’infornata di consiglieri alle prossime amministrative. Tutti nuovi e giovani? Nessun trasformista? Si dipana il pericolo che i nuovi-vecchi «mostri» si riaffaccino. La manovra del riciclo è in atto. Sarebbe un peccato se le legittime aspirazioni di molti giovani e sani politici fossero a Molfetta inquinate dall’intrusione furbesca di certe vecchie «macedonie» che, dopo aver attraversato e sconquassato molte alleanze politiche, hanno la pretesa di rappresentare l’innovazione, pur non disdegnando l’amicizia con esponenti della casta locale. Molte le idee contrastanti sul movimento di Grillo (qualcuno lo paragona al primo Berlusconi e altri a Bossi), ma è innegabile che le sue liste stiano lanciando una generazione nuova, moderna e giovanile (non solo all’anagrafe) nella politica. Sarebbe, perciò, un passo indietro se il Movimento Cinque Stelle di Molfetta avesse accolto o accogliesse vecchie cariatidi del sinistrismo guerrafondaio locale che non solo si riciclano come i rifiuti della raccolta differenziata, ma saltellano da parecchi anni da uno schieramento all’altro, come cavallette, spacciando per interesse collettivo quella che in sostanza è solo personale bramosia di potere.

Autore: Nicola Squeo
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