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Rotary, Agorà e Fondazione Valente presentano a Molfetta il libro di Pino Aprile “Giù al Sud”
07 dicembre 2011

MOLFETTA - Un viaggio al Sud per raccontare quello che nessuno dice, quello che nessuno conosce di una realtà in movimento, dove sta nascendo l’Italia di domani. Quell’Italia di terroni, capace di far crescere tutto il Paese, anche nella Calabria conosciuta più per la criminalità che per le sue bellezze e nemmeno per il coraggio di rimettersi in gioco con giovani protagonisti.

Parliamo di un libro dedicato a chi resta, perché sceglie di restare (e non è facile) e a chi torna perché sceglie di tornare (e non è scontato): “Giù al Sud”, il volume di Pino Aprile (edizioni Piemme) è dedicato soprattutto a chi guarda casa sua con la meraviglia del forestiero che scopre una terra meravigliosa, capace sempre di stupire che crede che l’Italia sia divisa in due per una distorsione culturale (e mentale). Gli stranieri vogliono venire al Sud perché è bello, noi non riusciamo a vedere questa bellezza reale anche se ci viviamo dentro.
Ecco in estrema sintesi il contenuto del libro di Pino Aprile, giornalista e scrittore, già vicedirettore di “Oggi” e direttore di “Gente”, presentato a Molfetta al Bar Duomo su iniziativa del Rotary Club, della Fondazione Valente, di Agorà, della Provincia di Bari, dell’Associazione “Parlando chiaro” e della libreria Chiarito di Monopoli.
Aprile, intervistato dal giornalista Mario Valentino e presentato dai presidenti del Rotary di Molfetta Domenico Aiello e della Fondazione Valente Pietro Centrone, è reduce dal grande successo del suo precedente volume “Terroni” che ha toccato le 250mila copie di vendita ed è stato tradotto in inglese e presentato nel giorni scorsi a New York e in Canada (nella foto: Domenico Aiello, Pietro Centrone e Pino Aprile)
Lo scrittore pugliese ha ricordato che nel paese a due velocità, lo squilibrio finisce sempre per danneggiare qualcuno e per avvantaggiare altri, soprattutto coloro che la cosiddetta “questione meridionale” non la vogliono risolvere, magari sostenendo che è impossibile. Ma non è così e a dimostrarlo sta la Germania che dal novembre del 1989, è stata capace di riunificare non solo sulla carta, ma soprattutto sul piano economico, infrastrutturale e sociale la sua parte Est, rimasta sino al crollo del Muro di Berlino  nell’area comunista dipendente da Mosca.
Ma quello che i tedeschi hanno fatto in 20 anni con ritmi sostenuti, gli italiani, con i tempi del Belpaese, potrebbero farlo in 500 anni. Amara considerazione dovuta al fatto che nessuno al Nord sarebbe disposto a fare qualche sacrificio, a guadagnare qualcosa in meno come è avvenuto in Germania, per riunificare l’Italia sul piano economico.
Eppure un cambiamento è possibile, secondo Pino Aprile, se si guarda ai giovani di oggi che considerano l’Europa un’entità geografica lontana e complessa, ma come casa loro, e Parigi, Berlino o Amsterdam non vengono viste come città diverse e quindi distanti, bensì come angoli di casa propria.
E la mobilità dei giovani, favorita dalla moneta unica e dalla libertà di spostarsi senza passaporto, è stata un fattore di unificazione culturale. Nasce di qui quella scelta di restare nella propria terra o addirittura di tornarvi dopo essere emigrati all’estero in cerca di lavoro anche qualificato e ben retribuito al Nord o in una capitale europea.
“Il poco che hai a casa tua, può valere più del tanto che puoi trovare altrove”, a questa filosofia si ispirano molti giovani. E in questo Sud che cambia silenziosamente ma inesorabilmente, crede Pino Aprile e nel suo viaggio coglie questa mutazione antropologica del rientro dei giovani nella loro terra, scegliendo anche di rinunciare (come lo scrittore dimostra con alcuni episodi reali raccolti sul territorio) a vantaggi economici e professionali, per costruire il proprio futuro al Sud.
Ed è questo che spiega perché i terroni salveranno l’Italia.
 
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