Recupero Password
Riordino province, il decreto in anteprima su Quindici. Molfetta, Città metropolitana di Bari: deciderà il Parlamento Riforma applicata sic et simpliciter dal Governo, con piccole variazioni. Si attende la conversione del decreto in legge: Molfetta-Foggia, conclusione improbabile. Previsto “effetto a catena” di emendamenti in Parlamento. Probabili ricorsi
03 novembre 2012

MOLFETTA - È un caso davvero problematico quello del Comune di Molfetta. Secondo la bozza del nuovo Decreto-Legge per il riordino delle Province , approvato dal Governo Monti lo scorso mercoledì 31 ottobre, Molfetta sarà inclusa ex ufficio nella Città metropolitana di Bari, come già Quindici aveva ipotizzato nelle scorse settimane (il nuovo assetto regionale sarà costituito dalle Province Foggia-Bat, Brindisi-Taranto con Taranto capoluogo e Lecce).
In sostanza, la legge di riforma è stata applica sic et simpliciter dal Governo Monti, anche se la bozza del Decreto-Legge (di cui Quindici vi propone alcuni estratti significativi) riporta piccole variazioni per alcuni Comuni pugliesi: il Comune di Fasano è passato dalla Provincia di Brindisi alla Città metropolitana di Bari, i Comuni di Cellino San Marco, Erchie, Mesagne, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Torre Santa Susanna sono stati trasferiti dalla Provincia di Brindisi a quella di Lecce e il Comune di Avetrana è stato inserito nella provincia di Lecce da quella di Taranto.
Il decreto sarà poi discusso in Parlamento nei prossimi 60 giorni per vararne la legge di conversione: solo allora, come spiega la relazione illustrativa, «si terrà conto di ulteriori iniziative assunte da altri comuni ai sensi dell’articolo 133, primo comma, della Costituzione, sentite le Regioni interessate». Nel caso in cui il Parlamento dovesse considerare in toto e sine exceptione la volontà espressa dai Comuni potrebbe essere condita per il Comune di Molfetta un’amara insalata, quella foggiana, preparata dal dimissionario sindaco di Molfetta, senatore Pdl Antonio Azzollini. Ma questa è una conclusione improbabile.
Infatti, i Comuni di Fasano, Cellino San Marco, Erchie, Mesagne, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Torre Santa Susanna e Avetrana avevano dichiarato nel deliberato consiliare di voler aderire a un’altra circoscrizione provinciale, attivando il meccanismo dell’art. 133 della Costituzione (come accaduto per altri Comuni italiani). Di contro, il Comune di Molfetta ha scelto di non aderite alla Città metropolitana e di attivarsi per promuovere un decreto correttivo per il riordino istituzionale tra i Comuni della BAT e i Comuni baresi non aderenti alla Città Metropolitana, senza però citare Foggia o scegliere di aderire alla Provincia di Foggia.
Tra l’altro, a Molfetta il sindaco Azzollini ha preferito evitare la consultazione dei cittadini attraverso un referendum o un dibattito pubblico, come accaduto altrove, imponendo la sua posizione assolutistica che, già proiettata all’imminente campagna elettorale, ha saputo toccare in un primo momento la “pancia” dei molfettesi non solo rigettavano con forza la Provincia di Foggia, ma erano restii a essere definiti cittadini “metropolitani”. Per ora quella soluzione si è rivelata solo un vacuo bluff elettorale di fronte all’applicazione della Legge n.135/12, che aveva convertito il Decreto-Legge n.95/12 (già illustrate da Quindici sul numero di ottobre) da parte del Governo Monti.
Allo stesso tempo, se si considereranno le iniziative dei Comuni sia per proporre nuove Province sia per modificare i confini provinciali, non si esclude in Parlamento un possibile “effetto catena” di emendamenti.
Secondo indiscrezioni, se il Comune di Bisceglie, pur destinato alla Provincia di Foggia, decidesse di trasferirsi nella Città metropolitana di Bari perché Comune di confine (imitando Fasano e secondo quanto previsto dalla legge di riforma con l’art. 133 della Costituzione), si potrebbe determinare proprio un “effetto catena” per i Comuni di Trani, Barletta, Andria e così via.
In questo modo, i Comuni della BAT rientrerebbero nella loro sede storica, creando seri problemi alla costituzione della Città metropolitana di Bari, a quel punto costituita da Comuni con diverse realtà socio-economiche molto distanti tra loro. Si tratta, però, di una possibilità di fronte a una situazione complessa e molto intricata.
 
Sul prossimo numero cartaceo di Quindici, in edicola il 15 novembre, un ampio approfondimento sulla riforma governativa di riordino delle Province, in particola sulla Città metropolitana di Bari, sulle sue caratteristiche e sul futuro del Comune di Molfetta.
 
© Riproduzione riservata
 
 
Autore: Marcello la Forgia
Nominativo
Email
Messaggio
Non verranno pubblicati commenti che:
  • Contengono offese di qualunque tipo
  • Sono contrari alle norme imperative dell’ordine pubblico e del buon costume
  • Contengono affermazioni non provate e/o non provabili e pertanto inattendibili
  • Contengono messaggi non pertinenti all’articolo al quale si riferiscono
  • Contengono messaggi pubblicitari
""
Dal nord al sud, otto Regioni - Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, Molise e Sardegna - hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Salva Italia del 4 dicembre scorso che, all'articolo 23, ha introdotto una serie di norme che hanno 'svuotato' di fatto le competenze delle Province, e ha modificato il sistema elettorale delle Province stesse. PRIMA UDIENZA IL 6 NOVEMBRE. Il nuovo sistema elettorale ha stabilito, infatti, che il Consiglio provinciale sia composto da non più di dieci componenti eletti dagli organi elettivi dei Comuni ricadenti nel territorio della Provincia e che il presidente della Provincia sia eletto dai consiglieri comunali tra i sindaci e i consiglieri Comunali stessi. Contro l'articolo 23 del decreto Salva Italia hanno dunque fatto ricorso, per vizio di incostituzionalità, 8 Regioni per varie motivazioni. Per martedì 6 novembre è attesa la prima udienza presso la Corte Costituzionale. «NORMA INCOSTITUZIONALE». I ricorsi presentati alla Corte sottolineano innanzitutto che la norma sarebbe incostituzionale perché il testo degli artt. 5, 114 e 118 della Costituzione non consentirebbe al legislatore ordinario di modificare la natura degli enti costitutivi della Repubblica, quali enti del governo territoriale rappresentativi delle rispettive comunità e tra essi equiparati quanto a natura e struttura. Secondo i ricorrenti, insomma, il Governo Monti ha scelto di intervenire sulla Costituzione con norme ordinamentali che non possono essere inserite in un decreto legge che ha l'obiettivo di salvaguardare le finanze pubbliche. In effetti, con le norme decise dal Governo, la Provincia uscirebbe completamente trasformata diventando così un ente di secondo grado adibito a funzioni di coordinamento delle attività proprie dei Comuni. Fonte: Lettera 43

FROSINONE - Il trasferimento a Latina del capoluogo della nuova provincia del basso Lazio, come previsto dal Decreto di Riordino delle Province approvato mercoledì, si tramuterà per Frosinone nella perdita di centinaia di posti di lavoro, a seguito della conseguente ubicazione nella città pontina degli uffici di rappresentanza del Governo e di altri enti. La stima la stanno calcolando in questi giorni gli uffici del Comune e i numeri sono spaventosi tanto che il sindaco Nicola Ottaviani è arrivato a parlare di «esodo». «Solo per i dipendenti pubblici si stima una perdita di posti compresa tra 500 e mille», ha detto. A questi vanno affiancati i lavoratori dell'indotto privato che attorno agli uffici pubblici si muove e che, giocoforza, prenderebbe inevitabilmente la via del mare. «Il Governo ha fatto un Decreto senza prima calcolare se c'è il risparmio e a quanto ammonta - così Ottaviani -. Oggi sappiamo solo quello che perdiamo, Patroni Griffi dovrebbe farci sapere nel giro di qualche settimana quale dovrebbe essere il beneficio all'indomani della desertificazione. Certo, per uno che guadagna 500.000 euro l'anno come lui, con retribuzioni pubbliche, poco importa. Vorrà dire che porteremo sotto Palazzo Chigi le famiglie che grazie a lui non arriveranno più neppure a 500 euro al mese». Dunque - in attesa della sentenza della Corte Costituzionale del 6 novembre che potrebbe aprire nuovi scenari e in attesa anche delle sentenze del Tar (21 novembre) sui ricorsi di Comune e Provincia di Frosinone - la mobilitazione è partita. Troppo tardi visto che la riforma è in essere da mesi? Forse. Ma tutti ora - rappresentanti delle istituzioni e cittadini - si dicono pronti a «marciare su Roma», anche arrivando ad occupare, simbolicamente ma neanche tanto, palazzo Chigi per cercare di far cambiare idea al Governo. Fonte: Il Messaggero.it





Ho appena riletto la relazione dell'ass. Dentamaro, presentata al consiglio regionale. C'è un passaggio significativo che in questo caso calza benissimo e descrive la situazione in atto: "Un riordino razionale, in grado di corrispondere alle situazioni e alle esigenze vere dei territori, non può essere dettato da criteri, come quelli imposti, di ordine esclusivamente quantitativo: storia, tradizione, cultura, relazioni, vocazioni, sono tutti elementi che concorrono a identificare un territorio almeno quanto l'estensione territoriale e la dimensione demografica. Questo vale per tutte le province sopprimende e, a maggior ragione, per quei territori che hanno fortemente voluto, attraverso una lunga e costante azione di impulso, la realizzazione di un progetto comune nel quale riconoscersi e identificarsi, culminato con la legge n. 148/2004, istitutiva della provincia di Barletta-Andria-Trani. Per di più quest'ultima, confinando soltanto con la provincia di Foggia e con l'istituenda Città metropolitana, in base al dettato legislativo non può che essere accorpata alla prima, dando luogo all'istituzione di una nuova provincia, assolutamente disomogenea e di enorme estensione (8483,08 kmq), tale quindi da determinare un complessivo squilibrio territoriale e istituzionale all'esito della nuova obbligata delimitazione dei confini. Si verifica, dunque, una situazione del tutto peculiare e anomala, nel senso che non sussiste il benché minimo spazio per la formulazione di una proposta da parte della Regione, poiché le disposizioni statali sul riordino conducono a un esito obbligato che, anche per questa ragione, oltre che per quelle di merito fin qui illustrate, non può che essere stigmatizzato". Inviterei chi di dovere a rifettere su queste parole...
L'ultima frase è azzeccata (questo redattore le anticipa tutte, le studia tutte e le legge tutte). Confermo che sono già prontii primi ricorsi. Secondo l'UPI qualcuno mira a far fallire la Riforma. Ecco le dichiarazioni di Saitta, Vice Presidente Vicario dell'Upi: "Ci confermano, con il decreto, che ci verranno tolte le funzioni amministrative assegnate alle Province dalle Regioni, cancellano le giunte elettive e ci impongono, pena il commissariamento, di approvare il bilancio entro il 31 maggio. Ma come possiamo farlo, con il taglio di 1,2 miliardi imposto dalla spending review? E' chiaro che nel Governo ci sono due linee contrapposte: una punta a riordinare le Province, l'altra a mandarle in default, facendo cosi fallire la riforma. Per questo, insieme al Presidente del Consiglio Direttivo dell'Upi, Fabio Melilli, abbiamo convocato a Roma per l'8 novembre prossimo una assemblea dei Presidenti di Provincia e di Consiglio iniseme al Consiglio Direttivo Upi. Discuteremo dei pesantissimi e iniqui tagli ai bilanci delle Province imposti dal Governo, che sono prioritari rispetto a qualunque ipotesi di riordino del sistema. Nell'incontro insieme ribadiremo la nostra assoluta indisponibilita' a valutare qualunque ipotesi di riordino se prima non si interverra' a limitare il carico dei tagli sui bilanci delle Province. Quanto al Decreto Legge sul riordino varato dal Consiglio dei Ministri, nell'incontro si discutera' dei temi piu' critici, a partire da alcuni accorpamenti del tutto impossibili, dallo svuotamento delle funzioni confermato nel decreto secondo lo schema previsto dal Salva Italia, dall'inaccettabile azzeramento delle giunte a tutta la normativa controversa rispetto ai commissariamenti".



Quindici OnLine - Tutti i diritti riservati. Copyright © 1997 - 2024
Editore Associazione Culturale "Via Piazza" - Viale Pio XI, 11/A5 - 70056 Molfetta (BA) - P.IVA 04710470727 - ISSN 2612-758X
powered by PC Planet