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Rifondazione: la farsa delle elezioni della Città metropolitana il prossimo 6 ottobre
15 settembre 2019

I consiglieri comunali di Rifondazione comunista di Molfetta Gianni Porta e Paola de Candia e il segretario Beppe Zanna, hanno definito elezioni farsa quelle della Città metropolitana. «E quindi abbiamo appreso che il sindaco De Caro ha indetto per il prossimo 6 ottobre le elezioni del nuovo consiglio metropolitano della Città metropolitana di Bari – dicono in un comunicato -. Si tratta dell›assemblea che ha preso il posto del consiglio provinciale cinque anni fa, il tutto grazie alla antidemocratica Legge Del Rio, voluta dal governo delle larghe intese centrosinistra-centrodestra insieme, senza che nulla sia stato cambiato dal recente defunto governo del «cambiamento » targato Lega-Movimento 5 Stelle. Una legge che ha tolto sovranità ai cittadini della ex Provincia di Bari che prima potevano eleggere i propri rappresentanti, mentre dal 2014 non hanno più questo diritto. Si tratta, infatti, di elezioni a cui possono partecipare solo i sindaci e i consiglieri comunali dei 41 Comuni della Città metropolitana. Una legge che ha equiparato Bari ad altre aree metropolitane propriamente dette quali ad esempio Roma, Milano o Napoli e ha significato in questi anni la marginalità per gli enti locali lontani dal capoluogo, sia geograficamente che politicamente. Una legge fatta per assicurare alle grandi città il vantaggio di intercettare cospicui finanziamenti provenienti dall’Unione europea, nel contesto di continui tagli ai trasferimenti statali per gli enti locali, che allarga il divario tra città metropolitane e province, aree metropolitane e piccoli comuni, stracciando il principio costituzionale dell’uguaglianza sostanziale tra le zone del Paese. Una legge annunciata cinque anni fa con l’obiettivo di grandi risparmi e grandi innovazioni amministrative ma che a parte i risibili costi dei consigli provinciali, ha lasciato in piedi strutture, servizi e personale delle vecchie province, senza risolvere tra l’altro problemi strutturali legati al trasporto pubblico, ai rifiuti, all’edilizia scolastica o alla gestione del patrimonio culturale (vedi ad esempio il Pulo di Molfetta, aperto quando c’era la Provincia e ancora chiuso da quando c’è la Città metropolitana). Una legge che ha aumentato il grado di trasversalismo e confusione politica poiché dà luogo a strane e silenziose campagne elettorali in cui nessuno parla di programmi ma tutti si impegnano a tessere reti lobbistiche e alleanze trasversali dove la destra e la sinistra, i programmi politici e la coerenza contano zero. Insomma, una legge la cui prima vittima è stata la democrazia rappresentativa. Da sempre solo noi di Rifondazione comunista abbiamo avversato questa idea di riordino istituzionale in tutti i livelli in cui eravamo presenti. Abbiamo denunciato da subito questa legge bipartisan e altrettanto subito avevamo proposto nel 2014 una misura di riduzione del danno. Ovvero la Legge Del Rio poteva prevedere l’elezione diretta del sindaco e del consiglio metropolitano nello statuto definitivo, ma ovviamente il sindaco metropolitano De Caro, il vicesindaco metropolitano Abbaticchio e gli altri consiglieri metropolitani in questi cinque anni passati si sono ben guardati dal restituire il potere di voto e il diritto di scegliere i propri rappresentanti ai cittadini. Ovviamente lo statuto definitivo ha confermato l’elezione riservata solo ai consiglieri comunali e ai sindaci. Su questo nessuna opposizione in questi anni né dal centrodestra, né dalla Lega, né dal Movimento 5 Stelle. Solo la nostra voce isolata. Come cinque anni fa, anche il prossimo 6 ottobre, non parteciperemo a queste elezioni farsa in cui gli accordi, le liste e gli esiti sono prestabiliti perché non vogliamo legittimare questo meccanismo che ha contribuito ancora di più alla crisi della democrazia nel nostro Paese».

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